Tabucchi, l’intellettuale di cui avremmo ancora bisogno

IL RICORDO DELLO SCRITTORE MORTO 7 ANNI FA: UNA VITA DEDITA ALLA LETTERATURA E ALLA POLITICA

Più che una penna, un bulino. Più che scrivere, incidere. O meglio, incidere scrivendo. Questo faceva Antonio Tabucchi, tanto profonde erano le sue riflessioni, tanto affilati i suoi attacchi. Sono sette anni dalla sua morte, il 25 marzo. Sette anni da quando l’autore italiano si è spento nella ‘sua’ Lisbona. Facendo uno sgambetto al tempo, sarebbe un esercizio prezioso tentare di immaginarlo seduto su una panchina lungo il Tago, con uno dei suoi quaderni con la copertina nera, commentare i nostri giorni. Forse avrebbe sofferto, anzi sicuramente. E da quella sofferenza, da quell’indignazione, avrebbe dato forma a una scrittura tonitruante, pronta a scuotere l’opinione pubblica, come del resto fece in tutta la sua vita.

Lui, l’intellettuale italiano più europeo degli ultimi anni, chissà cosa avrebbe detto del vecchio continente scosso dalla Brexit e dai movimenti nazionalisti. Lui, viaggiatore inquieto, scisso fra due patrie, chissà come avrebbe reagito alla chiusura dei porti, visto che già si era espresso in merito definendo “condizione disumana” il “non avere un luogo della Terra nel quale un documento attesti che quella persona sei tu e hai gli stessi diritti e doveri degli altri”, in quanto “peggiore delle privazioni, perché ti deruba della tua umanità”. Coglieva anche l’occasione per invitare “certe associazioni che si richiamano alla difesa della vita” a riflettere se la vita umana è solo biologia. E forse, avrebbe inorridito ad assistere a una Verona culla del Congresso delle famiglie. Lui che, preoccupato dal momento molto grave, incitava i cittadini a non essere indifferenti né tanto meno equidistanti alla scelta tra fascismo e antifascismo. Scriveva che l’Italia era una delle poche nazioni europee a non aver ancora fatto i conti con il proprio passato, in merito al regime. Non sbagliava, se in un sabato nero si celebrano i cento anni dalla nascita dei Fasci con tanto di manifestazioni inneggianti al duce.

Una certezza fra tutte, però: sicuramente sarebbe stato appellato come un ‘radical chic’. Espressione di cui avrebbe certo sorriso, solito com’era a rifuggire da tutte le etichette, anche da quella di ‘scrittore impegnato’, in quanto preferiva ritenersi un testimone diretto della realtà, un cosmopolita che si occupava del mondo.

Vedeva nell’impegno politico, un dovere morale. Era scrittore militante che si serviva della letteratura e della parola per porre all’attenzione di tutti le violenze e le ingiustizie della Storia. Verso la fine degli anni ’90 sentì l’urgenza di esporsi maggiormente, tanto da intensificare la sua attività di giornalista collaborando con diverse testate italiane e internazionali. Si schierò, allontanando da sé l’idea dell’intellettuale super partes, e se ne assunse tutte le conseguenze: battaglie legali, articoli rifiutati, fino all’auto-esilio in Portogallo.

Tabucchi venne consacrato nel 1994, a seguito della pubblicazione di ‘Sostiene Pereira. Una testimonianza’, che lo fece conoscere e amare dal pubblico di tutto il mondo. Romanzo che è sintesi perfetta fra i suoi temi prediletti: da una parte la ricerca esistenziale, con tutte le inquietudini dell’anima, e dall’altra l’impegno civile. Ecco, attraverso quel giornalista cardiopatico amante delle limonate e delle omelette, l’autore mostra tutta la necessità dell’agire, di entrare a pieno a far parte della Storia. Pereira è solo, abitudinario, indifferente a ciò che gli accade intorno e, per intorno, si intende una Lisbona soffocata dalla dittatura salazarista. Ma è, prima di tutto, il direttore della pagina culturale di un giornale. Questa apatia viene di colpo polverizzata da una serie di incontri che portano il protagonista a rendersi conto della cecità nella quale vive e della necessità di denunciare, servendosi anche della letteratura.

Pereira è l’esempio di come pur essendo vivi si può essere morti, chiamandosi fuori dalle scelte. Pereira insegna che ha senso vivere solo risvegliando la propria coscienza. Pereira è simbolo di come il silenzio sia complice delle peggiori pagine politiche. Tabucchi fa parlare uno dei personaggi omertosi del libro con parole che hanno un suono tanto preoccupante, quanto attuale: “tu credi ancora nell’opinione pubblica?, ebbene, l’opinione pubblica è un trucco che hanno inventato gli anglosassoni, gli inglesi e gli americani; (..) noi abbiamo sempre avuto bisogno di un capo, ancora oggi abbiamo bisogno di un capo”. O di un capitano, verrebbe da aggiungere amaramente. E ancora, “ubbidiamo a chi  grida di più, a chi comanda”. Così, ad accendere la televisione, ad assistere a un comizio, ci si rende conto che non siamo poi così tanto distanti da quei portoghesi del 1938, dipinti nel libro.

Per questo, oggi più che mai avremmo bisogno ancora della voce di un uomo libero come Tabucchi, che sia lì a scuoterci. Uno che usi la letteratura per quella sua funzione sociale che ha sempre avuto; che scriva romanzi per denunciare lo strapotere di certe forze armate, in uno Stato in cui solo uno Stefano Cucchi su cento ha giustizia; che si indigni per certa corruzione e che non tema di scontrarsi con alte cariche della politica che non sono degne di ricoprirle; che difenda il ruolo del giornalista e dell’intellettuale, in un momento in cui questi sono presi di mira e derisi.

Allora, come alcuni certi suoi romanzi ci insegnano, dialogare con i morti è spesso più risolutivo e istruttivo che parlare con i vivi. Perciò, sarebbe bello pensare che in un molo qualsiasi di una Lisbona abbracciata dalla brezza atlantica, Tabucchi possa essere lì a maneggiare le parole, pronto a sferrare un ultimo suo colpo. Ne avrebbe bisogno il dibattito pubblico dormiente, ne avrebbero bisogno i suoi nemici di sempre, ne avrebbe bisogno il panorama letterario.

Ce ne sarebbe bisogno, davvero.

 

di Beatrice Matricardi

1 Commento su Tabucchi, l’intellettuale di cui avremmo ancora bisogno

  1. Giusto!Quanto si sente la sua assenza!Nella presenza così viva della sua letteratura ,la grande mancanza della sua voce si fa sempre più presente.Il gioco del Rovescio…

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