Luca Abete: #Noncifermanessuno invade l’università

DA ORMAI 5 ANNI IL GIORNALISTA USA LA SUA ESPERIENZA PER INCORAGGIARE TUTTI I RAGAZZI ITALIANI A NON ARRENDERSI MAI

Il 3 aprile è tornato in università per il quinto anno il tour motivazionale #Noncifermanessuno promosso da Luca Abete con le collaborazioni di Stabilo, Corepla e Penny Market.
L’obbiettivo della campagna sociale – in un mondo dove ci dicono di avere progetti ambiziosi, di ‘volare’, e poi ci si si ritrova faccia a faccia con la realtà della crisi economica e della disoccupazione che ‘spezza le ali’ – è sempre quello di “parlare di sconfitte e difficoltà, perchè sono queste cose che ci rendono migliori e ci fanno arrivare da qualche parte”, come afferma Abete, perchè il pericolo è proprio quello di fermarsi, arrendersi.

Una conferenza spettacolo – con video, gadget, testimonianze – che dal 2014 ha ottenuto sempre più successo tra un pubblico composto di studenti di tutte le età, tanto da arrivare nel 2016 al Vaticano con Papa Francesco e 7000 ragazzi di tutta Italia, da ottenere nel 2018 la medaglia dal Presidente della Repubblica Mattarella e da far conferire a Luca Abete la laurea ad honorem in linguaggio del giornalismo dall’ex rettore Loris Borghi. Infatti anche il rettore Paolo Andrei, in apertura, ha affermato: “La voglia di non fermarsi mai è lo stimolo più importante che dobbiamo avere tutti i giorni nelle cose che facciamo. Non ci può fermare nessuno anche come università, perchè siamo tutti consapevoli delle qualità che abbiamo ma anche dell’impegno che dobbiamo metterci tutti i giorni per mantenere alto il nostro livello. Il pensiero positivo è lo spirito quotidiano dell’università.”

UN PERCORSO ESEMPLARE – E per dimostrare ciò che afferma, Luca ha raccontato come esempio niente poco di meno che la sua esperienza, quella che l’ha portato ad essere il giornalista inviato per la Campania di Striscia la notizia. Il giornalista ha raccontato alla platea di ragazzi che a vent’anni, un po’ come tutti, voleva guadagnare dei soldi e allora ha cominciato a lavorare come animatore per bambini durante i matrimoni e, nonostante la difficoltà e l’umiltà del lavoro, si impegnò: “Facendo le cose per bene diventai il più richiesto e cominciai a guadagnare più degli altri. La meritocrazia esiste ma bisogna meritarla – continua – fare le cose per bene è fondamentale e deve essere uno stile di vita indipendentemente dall’obbiettivo”.

Un’altra regola fondamentale è sperimentarsi, ed è proprio quello che ha fatto Luca quando ha deciso che, per guadagnare di più, sarebbe diventato un clown per le feste per bambini. “Spesso abbiamo paura di uscire dalla nostra area di confort per paura dei giudizi e delle brutte figure – spiega dopo aver raccontato dei suoi primi tentativi che si sono rivelati degli insuccessi – ma non esistono persone negate, solo persone che rinunciano. La vita è democratica e bravi, con l’impegno e lo studio, si diventa.”

Arriva poi il momento della sua vita dove si accorge di volere prendere un percorso diverso da quello dell’università di architettura frequentata: quella del mondo dello spettacolo. Senza avere esperienze o competenze in mano, Luca ha puntato tutto sulla passione: “La laurea deve tornare ad essere uno strumento per il successo non l’obbiettivo: c’è da guardare oltre e guardarsi intorno, seguire le passioni”. Il risultato? Il programma per bambini da lui condotto per tre anni che ha rappresentato – nonostante poi la fortuna a Striscia la notizia – il suo successo, da lui definito come “punto di incontro tra ciò che si è e la gratitudine dell’altro per aver fatto del bene”.

Dal 2005 arriva l’esperienza a Striscia la notizia che si rivela da subito molto più difficile di quello che si crede: poche le chiamate per i tanti inviati, poi tanto lavoro per pochi soldi e poi il mancato riconoscimento per i servizi svolti, spesso affidati ad altri. In quegli anni di sfiducia, la spinta giusta è arrivata proprio dalla rabbia: “Mandare a quel paese è la strada più facile; quella più originale è ripartire se no ci si ritrova a fermarsi e fallire”, dichiara. L’impegno e la perseveranza l’hanno ripagato quando, essendo l’unico ad essere rimasto come inviato in Campania, ha ottenuto di diritto il suo posto da Antonio Ricci. E conclude: “Le sconfitte vanno benedette”.

A TU PER TU CON LUCA ABETE – Come nasce l’idea – e lo slogan – di questo tour motivazionale? “Il cuore di questa campagna nasce indietro negli anni, quando da bambino ti mettevi nei guai e io dicevo ai miei amici ‘tranquilli ragazzi, non ci ferma nessuno, in qualche modo ne usciremo’ – racconta Luca Abete – “è stato un urlo terapeutico, che ho portato in giro fin da quando facevo il vocalist in discoteca e che oggi è diventato il nome del tour”. Luca Abete ha compreso quanto fosse importante per i ragazzi ricevere più che lezioni di vita, delle testimonianze concrete, “esperienze alla quali affidare la propria speranza. Ho capito che la storia di un ragazzo di provincia, che arriva dove neanche immaginava, cadendo cento volte e rialzandosi altrettante, poteva davvero assumere un valore importante” afferma Luca. Nasce, così, questa campagna verso cui i ragazzi manifestano una grande fiducia, partecipando in massa con entusiasmo, tanto da riuscire a coinvolgere anche il mondo accademico. “Parma ha capito fin da subito il valore di questo messaggio, ha sempre sostenuto la campagna sociale, dando  input importanti:  l’ex rettore Loris Borghi aveva constato di persona i vantaggi che ne derivavano”, sottolinea Abete.  Parma è stata, insomma, traguardo e punto di partenza, anche se non sono mancate difficoltà perchè “tutte le cose nuove devono essere comprese”.

Alla domanda: “Hai mai pensato di arrenderti?”, Luca Abete risponde affermativamente: “Ho pensato mille volte di arrendermi, tante volte ho creduto di non avere le carte in regola per sovvertire ciò che avevo davanti, pensando di non farcela, di non avere nè forze, nè le  energie necessarie: è fondamentale, però, guardarsi dall’esterno e capire  che se ce la fanno gli altri, ce la puoi fare anche tu, trovando la strada giusta”. 

Il messaggio che promuove Luca Abete è una sorta di inno alla speranza, tuttavia un giovane che si trova ad affrontare un mondo molto competitivo – dove la motivazione si scontra con lo spettro della disoccupazione – come fa a trovare la forza, la voglia a non arrendersi? Secondo Luca “la chiave per superare il problema è escludere il problema: se quest’ultimo diventa ossessione, ti dimentichi la tua crescita personale. E’ necessario fare le cose bene tutti i giorni, sperimentarsi e mettersi passo dopo passo in prospettiva“. Se queste regole diventano un proprio stile di vita, si può ritrovare nella vita una vera e propria fortuna, anche diversa da quella che ci aspettavamo: “La disoccupazione esiste, ma la puoi sconfiggere facendo del proprio meglio giorno dopo giorno”.

 

Di Laura Storchi e Valentina Perroni

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