‘Nuove figure in un interno’: scatti di vita quotidiana
QUANDO IL FOTOGRAFO ENTRAVA IN CASA. LO CSAC RICORDA LA FOTOGRAFIA ANNI 70
Dal 13 al 19 aprile allo CSAC, Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, situato presso l’Abbazia di Valserena a Parma, sarà possibile contemplare gli scatti di Gianni Berengo Gardin, Carla Cerati, Mario Cresci, Luigi Ghirri e altri esponenti di quegli anni in cui la fotografia abbandonava la corsa dietro all’istante decisivo per dedicarsi alla quotidianità. “Negli anni ’70” – spiega Cristina Casero, curatrice della mostra ‘Nuove figure in un interno’ assieme a Paolo Barbaro e Claudia Cavatorta – “la fotografia diventa strumento di indagine e si trasforma in ricerca attenta ad ogni particolare”. ‘Nuove figure in un interno’, che nasce da un progetto di ricerca più ampio sul periodo storico, svela proprio quest’aspetto del reportage anni ’70, quando gli autori entravano nelle case della gente comune, nella dimensione intima degli individui.
CATTURARE IL CAMBIAMENTO – “L’intento della mostra è quello di far vedere il nuovo linguaggio fotografico che sorge in quegli anni”, spiega ancora Cristina Casero. Dopo il boom economico degli anni ’60 si assiste a un mutamento delle condizioni di vita: nel decennio successivo incominciano a emergere determinati problemi sociali, economici e politici che influenzano anche la sfera intima delle persone, mentre non manca una rinnovata creatività, propria degli artisti dell’epoca. Il cambiamento è evidente dalle immagini esposte, che sono rivolte al sociale e denotano un nuovo approccio al racconto dell’ambito personale. In particolare, la mostra è dedicata alle fotografie scattate dentro alle abitazioni. Una considerazione importante è stata data anche alla neonata fotografia femminista degli anni 70.
Insieme al mondo, anche la fotografia cambiava. Cimentandosi in nuovi esperimenti ed esplorando gli ambienti chiusi, i fotografi si dedicavano agli spazi domestici, alle scene quotidiane e a semplici oggetti cercando un modo diverso per comunicare l’essere umano. Guido Guidi e Mario Cresci superavano il neorealismo lanciandosi in una documentazione fotografica improntata sull’estetica e sulla grafica, mentre Gianni Berengo Gardin e Luciano D’Alessandro lo riproponevano in una nuova forma con le indagini ‘Dentro le case’. Luigi Ghirri, con ‘Identikit’, realizzava l’autoritratto attraverso ciò che lo rappresentava: i propri strumenti di lavoro, le immagini e i libri. Carla Cerati e Giovanna Nuvoletti, insieme a Paola Mattioli e Anna Candiani, intanto, indagavano sulla condizione quotidiana delle donne, dando spazio allo sguardo femminile. “Fino ad allora le immagini della donna erano state fatte attraverso uno sguardo esclusivamente maschile”, spiega Cristina Casero “allora il loro proposito era: ‘vediamo come ci raccontiamo noi, come ci percepiamo’. “Il loro non è un ripiegarsi sull’intimo”, aggiunge poi riferendosi a tutti gli autori “ma un modo nuovo di guardare alla realtà partendo dalla quotidianità”.
L’ESPERIENZA DELL’ARCHIVIO – La mostra, allestita nella Sala delle colonne dell’Abbazia di Valserena, permette ai visitatori di sperimentare l’archivio di persona. Alcune fotografie sono esposte, per accedere ad altre bisogna aprire i cassetti distribuiti nella sala a mo di schedari.”Dall’anno scorso abbiamo deciso di proporre l’archivio in quanto archivio”, racconta la curatrice. “L’dea è far trasmettere ciò che lo CSAC fa: ricerca.”
L’archivio dello CSAC, quello vero, è molto ricco. Il Centro Studi, infatti, presta regolarmente il proprio materiale ai musei di tutto il mondo: la Triennale di Milano, il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi, ecc. Il patrimonio che ha raccolto e conservato a partire dai primi decenni del ventesimo secolo conta oggi oltre 12 milioni di pezzi suddivisi nelle varie sezioni: quella di arte, con i dipinti, le sculture e i disegni, quella di fotografia, di media, in cui sono conservati i manifesti cinematografici e varie illustrazioni, infine le sezioni di spettacolo e progetto (schizzi, abiti e riviste di moda, ecc.). Oltre a conservare e promuovere il patrimonio culturale, lo CSAC svolge attività di consulenza scientifica e di supporto alla didattica.
CONOSCERE L’ARTISTA – La mostra, oltre a proporre un nuovo modo di esperire le immagini simulando l’accesso agli archivi e ad esibire lavori anche inediti, come quelli di Giovanni Chiaramonte, offre un’ultima particolarità. Al centro della sala è stato allestito un videoproiettore che riproduce alcuni dialoghi svolti con gli autori proprio in occasione dell’esposizione. “Anche loro, in un certo senso, sono stati catturati nel loro intimo”, commenta Cristina Casero. Le conversazioni infatti sono state fatte tramite Skype e i fotografi sono stati ripresi nelle loro abitazioni. “Se li avessimo convocati qui, quest’idea di riproporre l’essere in intimità non avrebbe funzionato. Sarebbe stato diverso, più ufficiale.”
Questa volta, in qualche modo siamo noi a varcare la soglia.
di Eva Skabar
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