Uomo, cibo, clima e migrazioni: parla il diplomatico Mastrojeni

AL FESTIVAL DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE DELL'UNIVERSITA' DI PARMA SI PARLA DI CAMBIAMENTI CLIMATICI: SERVE UN'INVERSIONE DI ROTTA PRIMA DEL 2030

 

Harrison Moore / Unsplash

Il nostro pianeta sta male, questa non è una novità. Ma quanto siamo responsabili noi e in che modo possiamo rimediare? Questo è stato il tema principale dell’incontro tenuto venerdì 24 maggio, nella suggestiva Biblioteca Monumentale di S. Giovanni, in occasione del Festival dello Sviluppo Sostenibile. Il professor Alessio Malcevschi dell’Università di Parma ha presentato e introdotto il discorso di Grammenos Mastrojeni, diplomatico italiano della Direzione Generale per la cooperazione allo Sviluppo del ministero degli Affari esteri.

IL DEGRADO AMBIENTALE– Secondo Mastrojeni, oggi, è particolarmente rilevante la “percezione” del problema cambiamento climatico da parte dei cittadini ma anche dalle autorità. “Molti al giorno d’oggi pensano che il cambiamento climatico sia legato all’energia, e quindi sono i paesi sviluppati a causarlo -spiega il diplomatico Mastrojeni- ma in realtà al centro del problema c’è il sacrosanto diritto dell’uomo a poter mangiare e bere“. Il cibo, infatti, è un’elemento fondamentale del cambiamento climatico. A tal proposito, Mastrojeni riporta l’esempio della Rivoluzione Francese, svelando che in realtà, 5 anni prima, le eruzioni di alcuni vulcani islandesi raffreddarono notevolmente il clima, causando le ben note carestie in Europa che provocarono le rivolte. “Cose simili avvengono anche oggi” spiega il diplomatico, basti pensare al 2011, quando gli impatti del cambiamento climatico sono stati concause delle Primavere Arabe.

Quando si è cercato di rimediare al problema dell’inquinamento, con l’introduzione dei biocombustibili, la situazione è addirittura peggiorata: alcune delle terre furono sottratte all’agricoltura per ricavarne materiale combustibile, con il risultato di aggravare l’emergenza povertà. Tutto ciò può essere risolto, secondo il diplomatico, ponendo al centro il rispetto per l’uomo, raggiungendo e mantenendo l’equilibrio, dell’individuo e, di conseguenza, della natura. Mastrojeni è dell’idea che “non diamo valore all’equilibrio perché ne siamo inondati, ma ce n’è bisogno per pianificare e organizzare la vita“. Per capire meglio l’importanza dell’equilibrio e della prevedibilità, il diplomatico riporta l’esempio della fine dell’ultima glaciazione, che comportò la prima rivoluzione agricola. Tutto ciò portò alla prevedibilità del clima e al raggiungimento di stili di vita soddisfacenti. L’alterazione di questo equilibrio e, insieme, della prevedibilità, distruggerebbe tutto. Mastrojeni avvisa che l’equilibrio è globale, non locale o settoriale e che “tutto interagisce con tutto“.

COME SARA’ IL FUTURO?– Durante l’incontro, Mastrojeni ha mostrato l’immagine di un cratere in Siberia originatosi dall’esplosione di metano sotterraneo. Questa ha fatto che si che i gas si spargessero nell’atmosfera, portando ad un aumento delle temperature fino a +8° sull’artico. Gli effetti a lungo termine di questo fenomeno sono a dir poco spaventosi e porteranno alla graduale estinzione di molte specie animali,  con effetti irreversibili anche sull’uomo. Una situazione analoga è quella che stanno vivendo le popolazioni dell’Himalaya che subiscono il progressivo scioglimento dei ghiacciai, costringendoli ad un esodo di massa per sopravvivere. Qui si apre un altro grande problema: quello delle migrazioni. Per prima cosa Mastrojeni avvisa che non ci sono migranti climatici: “la definizione è sbagliata- spiega- perché un migrante è colui che può scegliere di spostarsi per avere condizioni di vita migliori. I cambiamenti climatici invece obbligano moltissime persone a spostarsi per fame“. Questo è, purtroppo, un tema estremamente attuale anche in Italia. Basti pensare a chi sul fenomeno migrazioni ha costruito la sua carriera politica. Non ne parlano degli effetti del cambiamento climatico proprio perché “è un discorso troppo complesso e non ne possono fare uno slogan“, dichiara Mastrojeni abbattuto.

“DEVE PARTIRE DA OGNUNO DI NOI”– E’ il grido con cui Mastrojeni incita tutti a prendere in mano la situazione e ad agire, spronando a non considerare gli esempi sopra riportati come estranei solo perché geograficamente lontani da noi. Incoraggia ad invertire la rotta perché “se non parte da ognuno di noi, questi scenari li vedremo tutti nel 2030“. Il diplomatico fa anche riferimento alla sua generazione e a quella precedente, incolpandosi (e incolpandoli) di aver abusato del benessere e di aver contribuito a complicare la situazione attuale. “Il cambiamento è nella cultura“, sostiene Mastrojeni, e riporta l’esempio dei paesi del Nord Europa, dove il consumismo è diventato quasi “obsoleto” e la cultura del rispetto ambientale è, invece, di “gran moda”.

È ai giovani che Mastrojeni lancia un appello, salutando tutti con una frase: “Siamo gocce in un oceano, ma che innescano uno tsunami di cambiamento!“.

di Eleonora Di Vincenzo

 

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