Giornate Fai d’Autunno: la rinascita di Palazzo Tarasconi

DOPO ANNI DI RESTAURO, APRE AL PUBBLICO IL PALAZZO RINASCIMENTALE DI STRADA FARINI

 

Sabato 12 e domenica 13 ottobre 2019 hanno avuto luogo in ben 260 città Italiane le giornate Fai d’autunno, giunte quest’anno alla loro ottava edizione. I dati ufficiali parlano di 330.000 visitatori totali, distribuiti sui circa 700 luoghi di rilevanza culturale coinvolti quest’anno, tutti normalmente chiusi al pubblico ed aperti in via eccezionale per l’occasione. Una grande affluenza di pubblico che restituisce ancora una volta l’immagine di una cittadinanza interessata al destino di quei luoghi culturalidimenticati“, di cui il nostro Paese è così ricco, nella speranza di un loro recupero e di una rinnovata valorizzazione.

È il caso, tra i numerosi altri, di Palazzo Tarasconi: splendido edificio d’architettura rinascimentale situato in Strada Farini, chiuso al pubblico ormai da anni e oggetto dal 2015 di un importante lavoro di restauro, che comincerà già dal 2020 a dare i suoi frutti, in vista anche di nuovi progetti pensati per garantirne una parziale riapertura. Grazie alla disponibilità di Corrado Galloni, proprietario dell’immobile, e all’attento lavoro svolto in collaborazione con i volontari del Gruppo Fai Giovani di Parma, Palazzo Tarasconi è tornato a splendere per i visitatori soci della fondazione che hanno avuto la possibilità di visitarlo in anteprima: oltre 900 nella sola giornata di domenica. Seppur ancora allo stato di cantiere, il complesso architettonico non ha certo lasciato indifferenti coloro che si sono avventurati al suo interno: impalcature e attrezzi da lavoro non hanno potuto nascondere la bellezza del luogo, che si appresta ad essere ulteriormente valorizzato una volta conclusi i lavori di restauro, attivi tanto sul piano architettonico quanto su quello artistico-pittorico all’interno delle numerose sale dipinte.

PALAZZO TARASCONI, UN PO’ DI STORIA – “L’edificazione di Palazzo Tarasconi risale ad un periodo compreso tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600“, spiega nel corso di una delle visite Eleonora Caggiati, guida volontaria nonchè responsabile del gruppo giovani della delegazione parmigiana del Fai. “In realtà abbiamo anche una data di riferimento – continua – ovvero quella del 1604. A quell’anno risalgono infatti due documenti: un atto notarile e una supplica scritta dai due fratelli Scipione ed Alessandro Tarasconi al Duca Ranuccio I Farnese, in cui veniva chiesto di costruire un palazzo su un progetto dell’architetto Giovanni Francesco Testa, con il permesso di demolire dei fabbricati preesistenti“. La data del 1604 torna inoltre, scolpita in caratteri romani, sullo stemma della Famiglia Tarasconi, elemento decorativo e caratteristico dei pilastri angolari del loggiato esterno, caratterizzato da linee geometriche pulite e da una forte simmetria tra gli elementi.

LA PROPRIETÀ E IL PROGETTO DI RESTAURO – Anche dal punto di vista dei passaggi di proprietà, la storia del Palazzo sembra essere tanto lineare quanto le forme che ne costituiscono lo schema compositivo. Rimasto in mano alla famiglia Tarasconi fino al 1858, l’immobile è passato in seguito, per mancanza di eredi diretti, ai Marchesi Meli Lupi. Questo almeno fino al 2014, anno in cui il complesso viene comprato dall’attuale proprietario, l’imprenditore Corrado Galloni,  fin da subito fiducioso nella buona riuscita del suo progetto di restauro: “Credo che si tratti di un progetto strepitoso, di quelli che capitano una volta nella vita“. “Quando ho deciso di comprare non era un periodo facile dal punto di vista imprenditoriale – continua – Il settore immobiliare era devastato e in pochi avevano la volontà di ricominciare ad investire in quell’ambito. Ho preso contatti con la famiglia Meli Lupi, che sapevo essere intenzionata a vendere il sottotetto, oggi secondo piano. Ho deciso di provare a chiedere che mi venisse venduto tutto. Ci vogliono entusiasmo e concretezza nei progetti che si decide di proporre, oltre che una certa storicità ed esperienza nel settore. Da questo punto di partenza si riescono poi ad ottenere i finanziamenti neccesari”.

NEL CUORE DELLA VISITA – Ancor prima di varcare la soglia del Palazzo, sono numerosi gli elementi che catturano l’attenzione del visitatore, primo fra tutti il monumentale ingresso ad arco dal quale è già possibile intravedere il colonnato del cortile interno. Quest’ultimo è caratterizzato da linee semplici e dalla ripresa di istanze classiche, elemento tipico dello schema architettonico rinascimentale: “Abbiamo un doppio loggiato decorato da capitelli di ordine dorico – spiega Eleonora – caratterizzato anche dalla presenza di pilastri rastremati (ovvero che riducono progressivamente le loro dimensioni dal basso verso l’alto) e da soluzioni di correzione ottica“. Proseguendo il percorso alla scoperta degli interni dell’edifico, non si può fare a meno di notare l’imponente scalinata che conduce al piano superiore, situata nell’angolo est del Palazzo: “Si tratta di uno scalone coperto da una volta lunettata – continua a spiegare la responsabile del gruppo Fai giovani – arricchito inoltre da balaustrini a doppio fuso in marmo e pilastrini decorati da motivi geometrici: cerchi, losanghe e quadrati. È chiaramente uno scalone monumentale importante, scenografico, come se ne troveranno tanti in palazzi successivi in tutto il Seicento”. Dalla parte opposta dell’edificio, è possibile inoltre ammirare un’ulteriore scala, questa volta di forma elicoidale, la cui pianta ellittica richiama quelle disegnate dal Vignola, architetto tra i principali esponenti del manierismo italiano.

Tra i vari elementi che caratterizzano Palazzo Tarasconi poi, determinandone un valore e una qualità artistica così signigificativi, hanno certamente un posto di rilievo anche le numerose sale dipinte che sono state riscoperte durante i lavori di restauro. Valeria Fretta, restauratrice che si sta occupando delle pitture del Palazzo, definisce il processo di recupero dei vari elementi come un’esperienza estremamente entusiasmante. “In questo palazzo si era a conoscenza solo di 3 sale dipinte – racconta la studiosa – Ne sono state però identificate altre 10 in cui è stato possibile rinvenire elementi pittorici anche di grande qualità al di sotto di strati di intonaco e controsoffittature”. Quest’ultime non sono tuttavia ancora visitabili a causa di ragioni legate alla sicurezza del cantiere.

Per quanto concerne l’iconografia di tali ritrovamenti, la signora Fretta racconta come sia possibile identificare elementi ricorrenti: “Decorazioni a grottesche, figure immaginarie, volti femminili, uccelli, sono elementi continui che si ritrovano un po’ in tutte le sale. I colori sono così come li abbiamo trovati al di sotto degli strati sovrannessi, non è stato fatto alcun tipo di integrazione pittorica e con un’adeguata luce sono davvero brillantissimi”. È stato possibile rinvenire tracce di pigmento anche nel cortile esterno, che doveva certamente essere dipinto in origine, con tutta probabilità con soggetti analoghi a quelli descritti precedentmente. La prolungata esposizione delle pareti agli agenti atmosferici ha tuttavia compromesso la possibilità di un recupero significativo del loro stato pittorico originale.

 

IL GRUPPO GIOVANI DEL FAI – Come è facilmente intuibile, organizzare una visita come quella di domenica a Palazzo Tarasconi non è affatto semplice. Non solo è necessario per i volontari del Fai documentarsi sulla parte storica e artistica in vista delle visite guidate, ma bisogna curare anche e sopratutto gli aspetti organizzativi legati ai permessi e ad eventuali altre criticità causate dalla natura stessa dei luoghi selezionati, in genere inaccessibili. Nel caso specifico del Palazzo è stato fondamentale il supporto del proprietario Corrado Galloni all’iniziativa: “Sono molto contento che i fondi raccolti grazie alle visite vadano al Fai – spiega l’imprenditore – Trovo che sia un progetto bellissimo. So che oggi questo Palazzo ha richiamato parecchie persone, molte delle quali hanno fatto la tessera apposta proprio per entrare qui”. Anche Eleonora Caggiati, responsabile del gruppo giovani, insiste sulla bontà dei valori alla base del progetto: “La maggiore soddisfazione è poter vedere e conoscere in prima persona questi beni, per trasmetterne poi il valore artistico, storico e culturale. Siamo convinti che più le persone conoscono l’arte e più possono difenderla, la tutela di questi beni passa prima di tutto attraverso la loro conoscenza“. Un altro aspetto da sottolineare, è poi quello legato al percorso di studi dei volontari. Non è infatti necessario avere esperienze pregresse nell’ambito della storia dell’arte o dei beni culturali per collaborare: le attività di cui è possibile occuparsi sono piuttosto varie, oltre alle visite guidate, c’è spazio per compiti più pratici, legati ad esempio alle attività di organizzazione o di accoglienza dei visitatori.

 

 

di Gabriele Sani e Nathan Greppi
Fotografie di Alice Leporati

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*