Chirurgia plastica: un’inversione trendy al naturale

INVERSIONE DI ROTTA NEL MONDO DELLA CHIRURGIA PLASTICA. IL RITORNO AL PASSATO CHE FA RIFLETTERE

Foto ivanlarusca.it

Un ‘throwback’ – per i più social semplicemente #tb – all’aspetto naturale o semplicemente una presa di coscienza? Questa è la questione che, da un paio d’anni, aleggia tra gli studi e le sale dei chirurghi estetici. Ebbene sì, dopo il boom delle chirurgia plastica – anni ’90 e 2000 – la tendenza sembrerebbe aver preso una piega del tutto inaspettata.

Il ‘pentimento’, tra i vip e le persone comuni, sembra aver scalzato dal piedistallo il narcisismo estetico. Il ritorno all’aspetto originario, grazie alla ‘undo-plasty’ (demolizione delle plastiche precedenti), sembra essere la nuova moda. Un’inversione di rotta che 15 anni fa sembrava non contemplata.

LIFE IN PLASTIC? IT’S FANTASTIC – Eppure sembra ieri quando, nel 1997, gli Aqua con la loro Barbie Girl spopolavano a livello mondiale influenzando gli adolescenti del tempo. Su quella scia, pochi anni dopo, la tv iniziò ad interessarsi alla chirurgia estetica ideando programmi ad hoc. Come dimenticare – per quanto riguarda il Bel Paese – Bisturi! Nessuno è perfetto versione moderna e rivisitata ‘sotto i ferri’ del Brutto anatroccolo, programma trasmesso dal 1998 al 2000 condotto da Marco Balestri e Amanda Lear. Se la prima versione aiutava le persone grazie ai soli interventi di parrucchieri e truccatori, il remake utilizzava l’aiuto di chirurghi estetici e plastici per modificare l’aspetto delle persone.

Molte critiche e polemiche piovvero sul programma condotto da Irene Pivetti – ex Presidente della Camera nel 1994 – e Platinette, tanto che il Codacons e il Moige chiesero più volte la sua chiusura. Così non avvenne. La società non chiedeva altro a quel tempo. Nonostante tutto, il pubblico amava la trasmissione: “Su Italia 1, ancora un successo per Bisturi, il programma è stato seguito da 3.680.000 telespettatori, con uno share del 14.86%” recitava il comunicato di Mediaset.it il 3 febbraio 2004. Sotto sotto chiunque bramava di poter sottoporsi ad un piccolo intervento per sentirsi ‘accettato’ dalla società.

ERRARE È UMANO, PERSEVERARE È DIABOLICO – Cavalcando l’onda del gusto popolare nel 2009, in prima serata Mediaset – nello specifico ItaliaUno – presentò lo spin-off  Celebrity bisturi (condotto da Elisabetta Gregoraci) dove veniva raccontato il percorso intrapreso da Brigitte Nielsen – ex moglie di Silvester Stallone – attraverso quattro interventi di chirurgia plastica ed estetica. Un vero e proprio docu-reality tra sale operatorie, degenze, bisturi e ferri al solo motto di: “Giovane è meglio!”.

Ma sarà davvero così? Non tutti sono d’accordo: “La mentalità che si vuol far passare è che l’unico modo per poter accettare i difetti e l’età del proprio corpo sia farsi un lifting”. Così sentenzia Gianni Foresti autore per ilsussidiario.net: “Bisogna invece insegnare che il nostro corpo non è come la conchiglia di un mollusco, che può essere cambiata a piacere o buttata via quando non va più bene, il corpo dato dalla Natura porta impressa tutta la storia di un persona“. Il messaggio non sembra essere stato recepito dalle generazioni attuali. Tra gli under 25 – non solo americani, anche italiani – la tendenza al ritocchino è inesorabilmente in aumento, complice la spinta dei social che porterebbe i giovani ad emulare esteticamente le numerose star. Ne da conferma il professor Paolo Giovanni Morselli – docente di Chirurgia plastica a Bologna –  in un intervento al quotidiano.net: «Riceviamo spesso richieste di adolescenti che mostrano fotografie dei modelli ai quali vorrebbero assomigliare . Lo specialista coscienzioso deve studiare il caso e capire quando dire no alle richieste prive di fondamento».

MODELLI DA EMULARE PER I PIU’ PICCOLI? – Navigando sul web o semplicemente accedendo allo store del proprio smartphone ci si può imbattere in svariate applicazioni e giochi che rimandano direttamente alla pratica della chirurgia plastica. Ed ecco quindi Face Plastic Surgery con 10.000+ download – dal Google Play Store – ed una descrizione: “Avere la possibilità di diventare un chirurgo plastico e rendere il look delle ragazze giovane e bello”.

Il Nuffield Council on Bioethics – fondazione che esamina ed approfondisce i problemi etici sorti dai recenti avanzamenti nel campo medico e della ricerca – ha lanciato l’allarme. Come riportato dalla giornalista Agnese Ferrara in un articolo di repubblica.it, il Consiglio composto da diverse personalità eminenti – antropologi, chirurghi plastici, medici, giuristi, ricercatori, filosofi – ha dichiarato: “A meno di 18 anni i nostri bambini sono bombardati dai social media e dalla cultura popolare che si concentra sull’immagine del corpo. Il Consiglio esprime preoccupazione perché i ragazzi tendono a conformarsi agli “ideali” dell’aspetto. Queste aspettative sono esacerbate da apps che presentano la chirurgia estetica come un gioco“.

Come si può trovare direttamente sul sito del Senato della Repubblical’art.3 del disegno di legge n.2753 stabilisce che: “Possono essere sottoposti ad interventi di chirurgia estetica tutti coloro che abbiano conseguito la maggiore età, salvo che, per linee guida, ovvero concorde letteratura scientifica, non si tratti di interventi aventi finalità estetica che, per la loro piena riuscita, ovvero per ragioni di sicurezza del paziente, debbano essere effettuati in età precoce”. Senza una normativa ben definita rimane la medicina estetica: “Un sedicenne, con il consenso di entrambi genitori, può fare ad esempio un filler per rimpolpare le labbra o delle iniezioni di botulino” afferma l’Associazione Italiana di Medicina Estetica a Repubblica.

FINE DELLA MAGIA – Se un tempo il ritocchino era l’unico strumento individuato dalle persone per porre freno al naturale invecchiamento, ora tutto questo sembra essere svanito. O quasi. Stando ad un sondaggio condotto dalla British Association of Aesthetic Plastic Surgeons, riportato dal corriere.it, ben il 33% dei chirurghi plastici conferma di aver fatto lavori di riparazione su persone insoddisfatte da precedenti interventi chirurgici. Come testimoniano più di un terzo delle procedure che ha portato a termine il chirurgo Julian Rowe-Jones membro dell’International Federation of Facial Plastic Surgery Societies and of Facial Plastic Surgery (UK).

Non solo gente comune bensì anche star come Katie Price o Courtney Love hanno ricorso alla chirurgia correttiva per fare un passo indietro e riavere l’aspetto originario – riducendo seni o sgonfiando labbra simili a canotti. Sulla stessa scia Melanie Griffith, che dopo innumerevoli ritocchi ha ripreso coscienza di sé ascoltando anche le critiche delle persone che la circondavano: “Non realizzavo quale fosse il problema fino a quando la gente ha iniziato a criticarmi e a rimanere stupita dal mio aspetto. Sono rimasta così ferita che sono andata da un dottore diverso per iniziare a tornare indietro rispetto a quello che il precedente dottore, una donna, mi aveva fatto.  Spero di sembrare più normale, adesso”. Queste le parole della famosa attrice alla rivista Porter, riportate da tvzap.kataweb.it.

La fine di un’illusione durata decenni, quindi, che ha portato milioni di persone a modificare il proprio aspetto fisico alla ricerca di una perfezione che non esiste. Meglio accettarsi e puntare all’effetto ‘nature’ oppure rischiare di snaturare il proprio io per adeguarsi ad una società fondata sull’esteriorità? Agli specchi e alle coscienze l’ardua sentenza.

di Riccardo Cisilino

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