Cos’è l’impeachment e perché ha coinvolto la presidenza Trump

APERTA LA PROCEDURA DI IMPEACHMENT CONTRO TRUMP. COSA E' SUCCESSO? COSA COMPORTA L'IMPEACHMENT NEGLI USA?

Trump Getty Images

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Infiamma l’agenda politica americana l’avvio della procedura di impeachment contro Donald Trump, il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti. Avviata e annunciata lo scorso 24 settembre da Nancy Pelosi, speaker della Camera dei Rappresentanti nonché capogruppo dei Democratici, questa procedura potrebbe mettere a rischio la presidenza Trump.

COME FUNZIONA L’IMPEACHMENT NEGLI USA?-  Si tratta di  un meccanismo legislativo affidato alla Camera dei Rappresentanti per vigilare sull’operato del potere esecutivo e giudiziario: presidente, vicepresidente, giudici della Corte Suprema, giudici federali e funzionari di Stato. L’impeachment è previsto in caso di: tradimento (treason), corruzione (bribery) e gravi crimini e misfatti (high crimes and misdemeanours). Quest’ultima categoria è poco chiara e spesso oggetto di dispute. Se al termine della procedura, l’imputato è giudicato colpevole, viene esautorato della sua carica e bandito a vita da qualsiasi altra  funzione pubblica.

La prima parte dell’operazione di impeachment è di tipo investigativo e riguarda la Camera dei Rappresentanti che, tramite sei commissioni appositamente create, affida alla Committe on the Judiciary, la commissione permanente di giustizia della Camera, il compito di approvare e formalizzare le accuse. Queste, una volta approvate e formalizzate, vengono sottoposte alla votazione della House che decide, tramite maggioranza semplice,  se passare alla fase successiva: quella del vero e proprio processo. Al dibattimento presiedono in veste di giudici i 100 membri del Senato che ascoltano la versione dei fatti delle due parti in causa: l’accusa, in questo caso la Camera dei Rappresentanti, e la difesa: il Presidente e i suoi avvocati. Per sancire la colpevolezza dell’imputato c’è bisogno del voto favorevole dei due terzi dei giudici (67 senatori su 100) su ogni punto dell’accusa formalizzata.

QUALI SONO LE ACCUSE  CONTRO TRUMP?– L’avvio della procedura fa pensare che i Democratici abbiano questa volta qualcosa di ‘importante’ tra le mani. Già nel 2017, infatti, Trump rischiò un altro impeachment quando fu accusato, tramite le indagini del  procuratore speciale Robert Mueller, di essere complice dell’interferimento russo nelle elezioni presidenziali del 2016 e di averne ostacolato le indagini. Il rapporto finale di Mueller, tuttavia, non dimostrò la sua colpevolezza ma neanche la escluse e, in quel caso, l’impeachment fu soltanto paventato. Adesso, le cose stanno andando diversamente.

Le attuali accuse nascono lo scorso luglio, quando un membro dell’intelligence statunitense – ancora anonimo- riferì al Congresso di una telefonata avvenuta il 25 luglio 2019 tra Trump e il neo-eletto presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il Tycoon avrebbe richiesto a Zelensky di indagare sul figlio di Joe Biden, Hunter, ex membro di una società ucraina di gas su cui aleggiano accuse di corruzione. In cambio, da quanto sembrerebbe emergere da un’altra telefonata, il presidente USA avrebbe promesso di sbloccare alcuni aiuti militari destinati all’Ucraina. Donald Trump sarebbe dunque colpevole di aver tentato di approfittare dell’influenza di una potenza straniera per ricavarne un vantaggio politico personale. Un vantaggio a scapito di Joe Biden, il favorito alle primarie dei democratici e dunque suo possibile avversario nelle prossime elezioni presidenziali del 2020. La replica di Trump su Twitter non è tardata ad arrivare e ha bollato così l’avvio della procedura di impeachment:

I CONTENUTI DELLA TELEFONATA –  Il 25 settembre, sotto indicazione dello stesso presidente, la Casa Bianca ha diffuso una sintesi della trascrizione della telefonata con Zelensky che, più che scagionarlo, solleva diversi dubbi. Nella trascrizione si legge che Trump chiede a Zelensky un favore non ben precisato, riguardo una vicenda chiamata Crowdstrike: “I would like you to do us a favor though because our country has been through a lot and Ukraine knows a lot about it. I would like you to find out what happened with this whole situation with Ukraine, they say Crowdstrike” (Mi piacerebbe però che tu ci facessi un favore perché il nostro paese ne ha passate tante e l’Ucraina lo sa bene. Mi piacerebbe che scoprissi cosa è successo con quella situazione con l’Ucraina che loro chiamano Crowdstrike).

Continuando, Trump nomina il figlio di Biden, che avrebbe fermato le indagini di un ex-procuratore ucraino, considerato molto bravo; parla anche dell’ex ambasciatrice americana in Ucraina, Marie Yovanovitch, una donna considerata come “bad news” e licenziata dal presidente lo scorso maggio. “There’s a lot of talk about Biden’s son, that Biden stopped the prosecution and a lot of people want to find out about that so whatever you can do with the Attorney General would be great. Biden went around bragging that he stopped the prosecution so if you can look into it … It sounds horrible to me” (Si parla molto del figlio di Biden che avrebbe fermato l’indagine e molte persone vogliono scoprirne il perché, qualsiasi cosa tu possa fare con il nostro procuratore generale sarebbe grandiosa. Biden andava appunto in giro vantandosi di aver fermato le indagini e quindi, se puoi indagare… Mi sembra una cosa orribile).

Desta inoltre dubbi il fatto che Trump abbia avvisato Zelensky sulla telefonata che avrebbe ricevuto da Rudy Giuliani, l’avvocato personale del presidente che tuttavia non ricopre nessun ruolo alla Casa Bianca. “I will have Mr. Giuliani give you a call” (Ti farò chiamare da Mr. Giuliani).

l’ex ambasciatrice USA in Ucraina, Marie Yovanovitch

LE INDAGINI- Dopo il primo giro di colloqui a porte chiuse, il 13 novembre sono iniziate le audizioni pubbliche alla Camera dei Rappresentanti in cui sono stati ascoltati il funzionario George Kent e l’attuale ambasciatore americano in Ucraina William Taylor. Quest’ultimo ha dichiarato di essere stato indirettamente informato da un suo collaboratore su una telefonata fra Trump e Gordon D. Sondland, l’ambasciatore USA in Europa, nella quale si sarebbe appunto parlato della vicenda riguardante il figlio di Biden. Kent ha invece confermato l’ingerenza di Rudy Giuliani che avrebbe fatto pressioni a Zelensky per indagare su Hunter Biden e che avrebbe anche sostenuto il licenziamento di Marie Yovanovitch, responsabile d’aver ostacolato le pressioni americane per l’ inizio delle indagini ucraine su Biden.

Nella giornata di venerdì 15 novembre è stata ascoltata anche l’ex ambasciatrice, la quale ha confermato che la campagna di diffamazione e di intimidazione mossa contro di lei da Trump e da Rudy Giuliani, sia stata la principale motivazione del suo licenziamento. Alle forti accuse della Yovanovitch sono seguite le repliche compatte di Trump e dei Repubblicani, secondo cui il licenziamento della donna è stato dovuto alle sue scarse competenze professionali.

A un mese di distanza, il 19 dicembre, la Camera ha votato: sì all’impeachment. La parola è passata ora al Senato. A gennaio 2020 inizierà quindi un processo durante il quale verrà deciso se condannare e rimuovere Trump. I due articoli di impeachment approvati alla Camera sono passati con 230 voti favorevoli e 197 contrari nel primo caso e 229 favorevoli e 198 contrari nel secondo. A gennaio, se meno dei due terzi dei senatori voteranno per ritenerlo colpevole, il presidente americano resterà in carica. Ma se il 67% lo condannerà, Trump verrà rimosso dalla presidenza e a prendere il suo posto sarà il vicepresidente Mike Pence.

Nel gennaio 2020 appare tuttavia difficile se non improbabile che si possa arrivare all’esautorazione di Trump. 54 seggi del Senato sono infatti occupati da senatori del Partito Repubblicano e, salvo colpi di scena, il tycoon dovrebbe tranquillamente conservare la sua posizione. Le ripercussioni potrebbe pagarle però in termini di consenso nelle elezioni presidenziali che si svolgeranno tra un anno.

ALTRI CASI DI IMPEACHMENT– Argomento di scottante attualità,  questo strumento giuridico ha comunque radici molto antiche che risalgono al XIV secolo. La prima testimonianza storica di una messa in stato di accusa tramite impeachment è infatti del 1376, sotto il regno di Edoardo III. Quell’anno, il Parlamento rivendicò la funzione di giudicare i ministri del Re considerati colpevoli di gravi reati, sottraendo tale potere alla Curia Regis, il consiglio privato della Corona inglese. Tale principio ispirò i padri costituenti americani che lo fecero proprio e lo inserirono nella Costituzione del 1787. Ad oggi, tra i più di 60 procedimenti di impeachment avviati, solamente due hanno riguardato presidenti in carica, ma mai nessun è stato finora rimosso dall’incarico. Non va contata la presidenza Nixon del 1973 per lo scandalo Watergate, perché l’uomo politico diede le dimissioni prima che iniziasse la fase di investigazione. La prima procedura di impeachment contro un presidente risale al 1868, quando Andrew Johnson venne accusato favorire gli Stati del Sud, da poco usciti sconfitti dalla guerra di secessione. Venne poi assolto dalle accuse per un solo voto. Nel 1999 fu assolto anche Bill Clinton, reo di aver mentito al Congresso sulla sua relazione con la stagista Monica Lewinsky e di aver fatto pressioni su alcuni collaboratori per insabbiare il tutto. Nonostante l’ordinamento giuridico statunitense stabilisca che un presidente non può mai mentire davanti al Congresso, anche su fatti privati, tali vicende non furono però ritenute di carattere politico-nazionale.

Ora, con Donald Trump, siamo arrivati a tre casi di impeachment nei confronti di presidenti in carica. Sarà proprio lui il primo ad essere rimosso dall’incarico? Ma forse per lui sarebbe comunque un primato da sfoggiare con orgoglio.

di Angelo Baldini

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