Giacomo Cossio, ritratto d’artista che aspira alla leggerezza

"FARE IL PITTORE VUOL DIRE STARE SPESSO SOLO. PER ME NON E' SEMPLICE"

Giacomo.Cossio.art “Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?”
Così si interroga Giacomo Cossio, citando la frase dello scrittore Joseph Conrad. Entrambi sono convinti che il tempo del lavoro coincida con il tempo stesso della vita, e proprio lui che non ama definirsi “artista” lo sa bene. Nato a Parma, di origine friulana da parte di padre e romagnola da parte di madre, si laurea in Architettura all’Università di Ferrara e dal 1993 inizia a mettere in pratica la sua passione.

 

 IL PERIODO FORMATIVO – “La mia passione nasce da piccolo – spiega Cossio – quindi immagino che dipingere sia stato quello che volevo fare da sempre”. Nel suo periodo formativo, soprattutto inizialmente, i tre fratelli Basaldella (Dino, Mirko, Afro, ndr) sono stati il suo grande punto di riferimento; a questo si è unita la fortuna di avere un padre insegnante di Storia dell’arte: “A otto anni mi faceva vedere ‘La via lattea’ di Bunuel e avevo una biblioteca immensa da cui attingere continuamente informazioni”.

Tra passione e curiosità inizia quindi il suo percorso, anche se la carriera si avvia con maggiore incisività a partire dal 2003/2004, quando si pone come obiettivo principale quello di “rappresentare il mondo”, forse per uno scarso interesse  rispetto a ciò che è subito dietro la finestra per guardare un po’ più in là: “Il mondo emiliano non mi ha mai rapito particolarmente, anche se esistono degli elementi molto interessanti. La mia attrazione è per il mondo nordico, per quello che viene definito un mondo di confine; ho sempre amato quel tipo di cultura, dura, una cultura che ti definisce, quasi tagliandoti con l’accetta. Qui invece, è tutto molto più morbido e anche sensuale, certo”. Quello che però gli fa ‘vibrare’ qualcosa dentro è la concretezza, la materia. “Ho iniziato a dipingere nel garage di mio padre – racconta – e quello che mi ha sempre disturbato delle piccole città è la provincialità che, in qualche modo, uccide”.

 

 cossio1IL MESTIERE DELL’ARTISTA – Una volta concluso il suo periodo formativo si è affacciato a questo mestiere iniziando con l’informale astratto: “Ho poi avuto un momento di cambiamento – racconta – quando mi sono accorto che quel che facevo non graffiava più il reale. Molti anni sono sicuramente stati di prova: addirittura per un anno intero sono stato in una casa in campagna, da solo. Si deve avere la sensazione di aver acchiappato qualcosa. Fare il pittore vuol dire stare il 90% del tempo da solo, e per chi è socievole come me, non è sempre semplice”.

Ma quella solitudine serve per staccarsi da ciò che è materiale: “E’ come se, indipendentemente dalla ‘pesantezza’ del mio corpo, cercassi di aspirare a qualcosa di sempre più leggero; ecco, l’obiettivo è avvicinarmi il più possibile a quella piuma”.

 

 cossio2.artMACCHINA E COLORE – Ammirando alcune delle sue opere si può notare come la macchina sia una costante nel suo panorama artistico: “Le macchine sono in fondo dei collage per me; si tratta semplicemente di pezzi di lamiera assemblati tra di loro. Sono come dei giocattoli, che fanno parte del paesaggio che ci circonda”. Le sue opere possono essere considerate come collage oggettuali che spaziano da paesaggi artificiali e rivisitazioni del tema della natura morta, alla ricostruzione di macchine, ruspe e scavatrici, le quali vengono scomposte e riassemblate.“Mi ero stufato della bidimensionalità ed avevo il desiderio di iniziare un lavoro reale sulla materia. La questione principale è appunto l’oggetto, la materia, la stratificazione: la somma della cose che ricreano il mondo, è questo che cerco di costruire.”

Altro elemento caratterizzante delle sue opere è il colore: “Mi definisco un onnivoro, mi interesso di tutto: dai vasi alla fotografia, dalle macchine ai pianoforti. Nella vita bisogna stare sempre in agguato e ciò che per me rimane costantemente molto importante è il colore, è quella cosa che mi esalta le viscere. Sicuramente è lo stupore che vorrei suscitare nel mio pubblico”.

 

 PROGETTI FUTURI – Ma cosa balena nella mente di Giacomo Cossio per il futuro? “Mi piacerebbe fare un ritratto di ciascun membro della mia famiglia, ed appenderlo. Per me è sempre stato complicato liberarmi dalla mitizzazione delle cose. Tutti lo sappiamo, la nostra famiglia in qualche modo ci definisce. ‘Appenderla’ sarebbe una forma di liberazione, in senso positivo”.

La vita di un artista non è sicuramente quella che ci viene mostrata nelle grandi pellicole cinematografiche, e, chiedendogli un qualche consiglio per un giovane che vorrebbe fare l’artista risponde in questo modo: “In questo lavoro puoi perdere e puoi anche perderti. Il mio consiglio è quello di essere sempre se stessi, onesti e sinceri. E’ una chance aperta a tutti”.

di Paola Basanisi, Martina Pacini, Erica Salidu

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*