Barezzi Festival: una nuova prospettiva sulla musica

LE MODERNE TENDENZE MUSICALI OSPITATE DAI TEATRI STORICI DELLA CITTÀ RENDONO UNICO IL FESTIVAL BAREZZI

Si è conclusa la tredicesima edizione del Barezzi Festival di Parma, evento nato nel 2007 consistente in tre giorni di esibizioni musicali live e tenutosi quest’anno dal 15 al 17 novembre. L’interessante palcoscenico è fin dagli inizi un trampolino di lancio per molti artisti indipendenti italiani ed internazionali e da sempre si propone di conciliare le nuove tendenze musicali con le profonde radici storiche della musica classica e tradizionale. Quest’anno la Fondazione Teatro Regio di Parma ha curato l’organizzazione degli eventi, coronando la sua lunga collaborazione col Barezzi.

LE ORIGINI E I LUOGHI DEL FESTIVAL – Le esibizioni dei vari artisti si svolgono in alcuni dei luoghi ‘sacri’ della musica parmigiana e nazionale come il Teatro Regio, il Verdi di Busseto e il Teatro Girolamo Magnani di Fidenza. Il Barezzi Festival è intitolato al Mecenate di Busseto che per primo finanziò la musica di Giuseppe Verdi, intuendone il talento. Fu proprio Antonio Barezzi ad affidare il primo lavoro al grande compositore, per poi seguirne l’ascesa nel panorama musicale ottocentesco. Fu in un certo senso una prima versione dell’odierno manager.

Il rapporto tra innovazione e classicità è una delle caratteristiche distintive dell’eventoche vanta nel suo palmarès alcuni degli artisti più popolari sulla scena italiana e non solo. Tra i nomi più conosciuti presenti alle precedenti edizioni del Barezzi troviamo Franco Battiato, Vinicio Capossela, The Notwist, The Giornalisti, Gary Lucas, Stefano Bollani e tanti altri. Un’ulteriore particolarità del festival è la sua inclusività, una grande apertura a qualsiasi gusto musicale. La filosofia del Festival è infatti incoraggiare la convivenza dei generi più disparati: dal rock al punk, passando per il cantautorato all’italiana e l’indie, arrivando all’assoluta modernità delle sonorità hip hop ed elettroniche.

Oggi l’enorme quantità di musica prodotta porta spesso a ragionare per categorie. Sulle piattaforme di streaming più popolari, come ad esempio Spotify, la separazione tra le varie correnti musicali può sembrare molto rigida. Diversamente il Festival Barezzi si relaziona alla musica privilegiando artisti spesso molto diversi tra loro, creando un dialogo stimolante tra i vari stili e metodi di intrattenimento, scrittura e melodia. In questo modo, da associazioni artistiche apparentemente azzardate possono nascere esibizioni inconsuete ed eccitanti. Addirittura vengono spesso invitati musicisti ‘crossover’, che cercano cioè di associare più influenze nella propria produzione musicale. Questo approccio favorisce l’originalità e l’unicità dello spettacolo.

GLI ARTISTI – Tra i vari ospiti di questa edizione del Barezzi c’è anche Giuseppe Peveri, in arte ‘Dente’, cantante fidentino che unisce il cantautorato italiano più classico alle sonorità del moderno indie. Nell’incontro pomeridiano dal titolo ‘Prospettive e incursioni‘, gli artisti come Dente si raccontano tra canzoni e scambi di opinione con il pubblico nello spazio gratuito del Tanqueray Bar, messo a disposizione dal Teatro Regio. Per l’occasione il meraviglioso Gran Cafè, situato proprio accanto all’ingresso dell’edificio, è stato utilizzato per ospitare i musicisti e il pubblico in un’atmosfera davvero intima e suggestiva. Oltre a Dente anche Francesco Di Bella, Fil Bo Riva e Renzo Rubino sono parte del team di musicisti italiani ospitati dal Barezzi.

A completare il cast degli artisti nostrani c’è Vasco Brondi,  personaggio celebre nel mondo dell’indie rock con le sue ‘Luci della centrale elettrica’ e protagonista di un concerto/reading sul palco del Ridotto. Cristiano Godano, veterano dell’alternative rock italiano, arricchisce ulteriormente lo scenario del Festival con la delicatezza e la sincerità dei suoi testi. Lo stendardo della classicità è portato infine dal Quartetto Coll’arco, interprete della musica da camera di Gioacchino Rossini. Musica da camera e rock nello stesso Teatro: può sembrare insolito, ma così è il Barezzi.

TRA STORIA E MODERNITÀ- Lo stesso direttore artistico del Festival, Giovanni Sparanotiene a sottolineare che gli spazi di esibizione non si sono limitati alla Sala Grande. “Il Teatro deve essere un luogo di intrattenimento ed aggregazione. Solo così si può creare un canale giovane ed innovativo e spingere gli ospiti del Festival a tornare in futuro. Ovviamente – precisa- il rispetto degli spazi storici e delle strutture è stata una delle nostre priorità. Non bisogna sconvolgere la bellezza del contesto, solo renderla accessibile a più persone possibili”. Avendo iniziato la sua carriera nel ruolo di ‘maschera’, la passione del Direttore per la realtà teatrale è figlia di una conoscenza profonda e concreta degli aspetti che la compongono. Certo è anche necessario per il Teatro stesso, e per la cultura in generale, rinnovarsi e stare al passo coi tempi. Le quasi 5000 presenze di quest’anno sembrano premiare la formula proposta dall’organizzazione.

UN EVENTO INTERNAZIONALE  “Il Festival è cresciuto molto – racconta ancora Sparano – ed è bello constatare che sono spesso gli artisti a cercarci, proponendosi per partecipare ai nostri eventi. Non è sempre stato così in passato”. La grande affluenza di artisti dall’estero dimostra che il Barezzi gode ormai di grande popolarità anche fuori dai confini nazionali. Gli Echo & The Bunnymen, gruppo punk britannico di grande rilevanza storica nel suo ambiente, si sono esibiti sul Main Stage, col già citato Fil Bo Riva in apertura. C’è poi il cantante folk Scott Matthews, anche lui dall’Inghilterra, seguito dalla strabiliante voce di JP Bimeni, soulman di origini burundesi che col suo gruppo Black Belts è uno dei protagonisti della rinascita del soul inglese. Dalla Francia sono presenti al Barezzi i Nouvelle Vague, dall’altra parte dell’oceano il dj Marcellus Pittman, sopravvissuto della black music di Detroit. Il pioniere della musica elettronica berlinese Apparat conclude la lista degli ospiti ed è la tappa conclusiva di un viaggio che porta lo spettatore dal violoncello alle chitarre elettriche, passando per quelle acustiche e fermandosi alla console e ai sinth dei Djs. Il tutto si svolge sotto gli occhi dei grandi compositori del passato, i cui sguardi severi sorvegliano i concerti dai loro ritratti appesi alle pareti del Regio. Chissà cosa penserebbe Verdi del post-punk e dell’hip hop.

Il marchio del Festival nato nel ricordo di Antonio Barezzi continua a svilupparsi, anno dopo anno e di concerto in concertoParma si conferma come una delle piazze più importanti per la musica italiana, e sono proprio eventi moderni e versatili come il Barezzi Festival a renderlo possibile.

 

di Giacomo Checchin

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