Il green per battere la disabilità. Intervista a Edoardo Biagi

IL GOLFISTA CON DISABILITÀ MOTORIA RACCONTA LA SUA STORIA: "NON È FACILE RIPARTIRE DA CAPO"

Questa storia è un inno al coraggio, a non mollare mai, alla volontà di sapersi rialzarsi soprattutto quando la caduta sembra dietro l’angolo. Ce lo insegna Edoardo Biagi che descrive la forza di un uomo che ha saputo affrontare la vita sempre con il sorriso, nonostante abbia dovuto fare i conti con molteplici avversità.  Lui il protagonista di questa storia, sportivo dalla nascita inizia con il karatè all’età di 6 anni. Nel 2008 si affaccia per la prima volta su un campo da golf, ottenendo fin da subito ottimi risultati nei circoli del Lazio. Due anni da golfista talentuoso prima che la vita gli riservi una spiacevole ‘flappa’, come quando con la mazza da golf si impatta il terreno, mandando la zolla più lontano della palla. Nei primi mesi del 2010 scopre infatti di avere un tumore al midollo spinale a livello delle scapole e immediatamente si sottopone a un delicato intervento. Edoardo è completamente bloccato dal petto in giù. La botta è stata forte ma il golfista non si da per vinto, è tornato sul green e oggi ottiene risultati strepitosi, come il recente terzo posto nell’Algarve Open,  ma il suo sogno ha un solo nome: Paralimpiadi.

LA  STORIA DI EDOARDO – Edoardo Biagi pratica karate sino ai 21 anni. Successivamente si dedica al pattinaggio acrobatico e solamente nel 2008 sboccia l’amore per il golf. La sua fortuna è quella di avere un green vicino casa e una buona offerta da sfruttare, come lui stesso ammette: “Ho colto l’occasione, ho fatto quattro lezioni e mi sono innamorato subito di questo gioco”. Il golfista romano ottiene immediatamente ottimi risultati, vincendo gare di circolo a Roma e dintorni. La sua crescita professionale però è presto interrotta da una notizia terribile, Edoardo si vede diagnosticato il tumore. Il primo pensiero inevitabilmente è rivolto alla famiglia: “Il mio primo pensiero è corso subito ai miei figli che erano molto piccoli, la prima diagnosi, prevedeva un anno di vita. Ero abbastanza spaventato. I medici mi avevano detto che al 90% sarei rimasto paraplegico. In quel momento ho pensato meglio paraplegico che non esserci più”. Pochi mesi dopo si sottopone a una delicata operazione, che lo costringe a essere bloccato dal petto in giù.

La botta è stata forte ma Edoardo non ha proprio intenzione di lasciare i campi da golf, anche grazie al supporto di due persone importantissime per lui: “Mia moglie e il mio migliore amico mi hanno aiutato molto. Mia moglie mi ha supportato in tutto, il mio migliore amico (Carlo Crisciotti, ndr), che per altro ho conosciuto sul campo da golf nel 2008, mi prese di peso dalla carrozzina e mi portò sul campo. Non è facile ripartire da capo, non essere più in grado di colpire la palla, non essere proprio più in grado di giocare, tutto quello che avevo fatto era svanito improvvisamente. Non ho incominciato ad allenarmi subito, andavo ogni tanto con Carlo a farmi un giro sui campi. Non avevo ancora l’idea di riprendere a giocare a golf”.

IL RITORNO E I PRIMI SUCCESSI –  Quando Edoardo torna per la prima volta dopo l’operazione su un campo da golf le sensazioni non sono cambiate: “Le mie emozioni sono rimaste invariate rispetto al passato, uno sport e soprattutto un contesto che amo follemente. La differenza è stata proprio questa: tornare a casa felice nonostante non riuscissi a colpire quasi più la pallina. Però ero contento, avevo riassaggiato il campo da golf, quel paesaggio, quel modo di giocare, di scherzare, di ridere e di stare insieme”. Nel giro di qualche mese decide di esercitare il golf in maniera agonistica, sacrificando tutto il suo tempo libero. Nel suo primo Open (il principale torneo golfistico maschile italiano) dopo l’operazione il golfista romano conclude la gara al terzo posto, per lui non è stata una gara come tutte le altre: “Sono arrivato terzo, ho portato questa ‘coppetta’ che per me vuol dire tantissimo, è stato il mio ritorno alla vita. Anche prima dell’Open di Rapallo ho fatto qualche gara con tutti golfisti normodotati e molte volte ho vinto. Quelle erano vittorie eccezionali, aldilà dell’importanza della gara in sé, era molto importante per me partecipare con cinquanta/sessanta persone normodotate e vincere”.

Dal 2018 Edoardo ricopre il ruolo di coordinatore del settore dell’attività paralimpica della federazione, il suo sogno è quello di partecipare alle paralimpiadi del 2024. “È un sogno che non è nel cassetto, ma è sopra il comodino” commenta scherzando il golfista.

QUALSIASI DISABILE PUÒ GIOCARE A GOLF – Edoardo due settimane fa è stato coinvolto dal suo primo maestro di golf, Rolfe Passagrilli, in ‘Golf a scuola’, un’iniziativa molto significativa rivolta ai ragazzi delle scuole superiori, medie ed elementari di 32 istituti scolastici sul territorio nazionale. Inizialmente ha voluto precisare ai giovani di non dare nulla per scontato: “Ho parlato a questi ragazzi spiegando loro quanto sono fortunati, a non dare per scontata la fortuna che hanno nell’affrontare lo sport ‘normalmente’. Noi disabili affrontiamo quotidianamente una battaglia non voluta, perchè nessuno di noi ha voluto essere disabile”. Qui il golfista romano pone l’accento sulle difficoltà oggettive che un disabile riscontra in ogni singola azione quotidiana che porta a termine.

 

“I campi da golf sono dei posti naturali bellissimi e poi lo spirito del gioco si basa sul rispetto dell’avversario e l’onestà. Ad esempio, quando giochiamo a golf qualsiasi giocatore è considerato un nostro avversario, con lui condividiamo quattro/cinque ore sul campo, ma tra noi c’è grande rispetto. Si applaude per un colpo ben fatto, oppure c’è disappunto comune quando la palla per un pelo non entra in buca. Come se nel calcio un tifoso della Lazio si disperasse per un rigore sbagliato da Totti. Questo è unico, non c’è in nessun altro sport”. L’obiettivo di Edoardo Biagi è oggi quello di entrare nei centri riabilitativi per conoscere persone che hanno qualsiasi tipo di disabilità e raccontare la sua storia, convinto che “una persona con qualsiasi disabilità può giocare a golf. Ho visto sui campi da golf persone con disabilità più gravi della mia giocare molto meglio di me. Il golf è inclusivo, potete andare a giocare tranquillamente con persone normodotate”.

“Quello che ci piace del golf a noi disabili è che quando siamo in campo l’unico handicap che abbiamo è quello di gioco, che è l’unico handicap che ci interessa” conclude il Edoardo.

di Giorgio Campisi

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