“Mio padre mi diceva: ‘Ma tu non vai all’Università?’ Sì, rispondevo, ma mi laureerò da vecchio”

IL REGISTA BERNARDO BERTOLUCCI RICEVE DALL'UNIVERSITA' LA LAUREA HONORIS CAUSA TRA GLI APPLAUSI DEL TEATRO REGIO

DSC_0468Attilio: “Bernardo ma non va mai all’Università?”
Bernardo: “Papà ci vado tutte le sere ma mi laureerò quando sarò vecchio…”

Con un sorriso che nasconde la commozione, Bernardo Bertolucci racconta di questa conversazione avuta con suo padre quando da giovane disertava le aule ma la sera andava a sentire cosa si dicevano al ristorante grandi come Alberto Moravia, Elsa Morante e Pierpaolo Pasolini: erano queste le sue imperdibili lezioni.
Il tempo ha dato ragione a Bertolucci, che mercoledì è effettivamente diventato dottore.
Una laurea honoris causa sui generis perché, oltre all’abbraccio accademico, è stata tutta la città di Parma ad abbracciare affettuosamente il suo più grande regista in un evento davvero speciale.
Il Teatro Regio è stata la cornice scintillante di una cerimonia solenne e calorosa. Per la prima volta, infatti, l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Parma ha costituito una vera e propria festa per la città. Questa era infatti l’intenzione del rettore Loris Borghi che ha voluto che la cerimonia si svolgesse in un luogo esterno alle mura dell’Ateneo come gesto per stringere un rapporto di conoscenza e scambio reciproco tra accademia e città. Come spiega infatti: “Bernardo stasera ci ha aiutato a far capire a Parma quale sia lo spirito del nuovo Ateneo che vogliamo creare”. Per questo l’Università si è fatta promotrice di ‘Parma per Bertolucci’, un contenitore che ha dato vita a due mesi di eventi dedicati a Bernardo ed alla famiglia Bertolucci. Tra le varie iniziative in programma la rassegna gratuita di 11 film al cinema D’Azeglio (“Bertolucci, il respiro del cinema“) e la mostra fotografica esposta in alcuni luoghi simbolo della città e dedicata ai set dei film ‘Prima della rivoluzione‘ , ‘Novecentoe ‘Io e te‘ (Bertolucci a portata di tutti: in mostra i manifesti dei suoi film più belli“).
L’attesa è così cresciuta in questi mesi che il teatro era al completo: a riempirlo non solo autorità, professori e giornalisti, ma soprattutto tanti studenti e cittadini che forse per la prima volta hanno avuto occasione di assistere ad una cerimonia con un rituale antico e solenne, con tanto di mazza cerimoniale e corteo accademico. Davvero di effetto l’immagine del palco del Teatro Regio invasa dal rosso delle toghe di diverse decine di professori e delle tuniche dei membri del Coro dell’Università ‘Ildebrando Pizzetti’ che ha aperto la cerimonia.

 

IL CONFERIMENTO DELLA LAUREA – Tutti gli spettatori in piedi ad applaudire per più di un minuto l’ingresso di Bertolucci; un’accoglienza non formale ma sinceramente affettuosa. Questi i primi momenti dell’illustre conferimento che cade nel cinquantesimo anno dall’uscita del primo capolavoro del maestro, ‘Prima della rivoluzione, interamente girato a Parma. La ricorrenza ha dato infatti l’idea al professor Luigi Allegri, direttore del Dipartimento Lass, di proporre per Bertolucci la laurea honoris causa: “La proposta è venuta da me e dal Ministro dell’Istruzione con grande piacere ed ha costituito il pretesto per coinvolgere tutta la città in una festa di bentornato per Bernardo”. Il maestro infatti mancava da Parma da almeno dieci anni ma non per questo è stato dimenticato. Infatti, come diceva Attilio Bertolucci: “Assenza, più acuta presenza”. L’iniziativa dell’Ateneo ha suscitato anche l’interesse del Presidente della Repubblica che ha conferito la sua medaglia di rappresentanza e ha raccolto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Parlamento europeo, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Regione Emilia-Romagna, del Comune e della Provincia di Parma e della rappresentanza in Italia della Commissione Europea che, tramite Fabrizio Spada, ha portato i suoi saluti e ha ricordato che la metà dei film europei è prodotto con i fondi della Commissione. Diverse aziende del territorio poi, nonché il Comune di Parma e la Commissione Europea, hanno dato il loro supporto economico.

Bertolucci è uno dei maggiori e riconosciuti cineasti del mondo”, ha sottolineato Luigi Allegri durante la lettura delle motivazioni ufficiali del conferimento aggiungendo che il regista ha rappresentato il maggior esponente del nuovo cinema italiano negli anni ’60, unico italiano negli anni ’70 a imporsi a livello mondiale e che ancora negli ultimi anni ha saputo soffermarsi con efficacia su storie di intima profondità.
Michele Guerra, docente di storia del cinema, ha voluto cominciare la laudatio con la proiezione dei saluti in omaggio a Bertolucci dedicati  da grandi del mondo del cinema tra cui Wim Wenders, che ha riconosciuto in Bertolucci un fratello maggiore e lo ha abbracciato simbolicamente attraverso la telecamera; Francesco Casetti dell’Università di Yale; Ermanno Olmi, che sorridendo lo ha chiamato “vecchia volpe”; Gabriele Salvatores; Marco Tullio Giordana; Marco Bellocchio ed infine Roberto Benigni: “Altro che laurea, a Bernardo dovrebbero consegnarli subito tutta l’Università! Era dai tempi di Maria Luigia e di Stendhal – aggiunge Benigni – che Parma non era così famosa! Bernardo è ossessionato dalla bellezza e ha insegnato agli spettatori a guardare”.
“Il mondo di Bertolucci è una grande riflessione sul tema del tempo e sulla forza coercitiva degli spazi”: così Guerra sintetizza poi l’opera di Bertolucci, che “gira i film alla ricerca del mistero accompagnato sempre da un’oscurità che lo porta a girare scene che non saprà come utilizzerà”. La sua peculiarità è quella di trasfigurare il reale, deformando spazio e tempo tramite continue carrellate e una macchina da presa mai ferma, come invece è stata quella di Pasolini.

 

LA LECTIO DOCTORALIS – Un neo laureato visibilmente commosso parla con voce calma e calda, con un chiaro accento parmigiano ben identificabile nonostante i lunghi anni a Roma e i viaggi per il mondo. “Alcune delle cose dette nel video le sento per la prima volta.”
Bertolucci ha voluto che in apertura al suo discorso fosse proiettato ‘Casarola‘, un cortometraggio che testimonia il suo legame con il piccolo paese dell’appennino parmense da dove proviene la sua famiglia. Le immagini della vita quotidiana del paese, alcune girate da un Bertolucci ancora adolescente, le inquadrature della casa e la sequenza del padre Attilio che tiene il tempo di un disco jazz, testimoniano una tenerezza e un attaccamento ai luoghi che il tempo non ha cancellato. “A Casarola non arrivava la strada e noi ci facevamo portare da una slitta trainata da buoi. Avevo anche scritto una poesia per vantarmi con i miei compagni del fatto che io in estate andavo in un paese dove ancora non avevano inventato la ruota, ‘..Casarola che tutti credon fola..’”.
Proprio in quei boschi di castagni, Bertolucci ha girato ‘La teleferica‘, il suo primo e a suo dire più “spontaneo” film poi andato perduto, e ha imparato ad ammirare la semplicità e la forza di quel mondo contadino che si ritroverà poi in ‘Novecento‘. “Quando sono andato a Roma non ho potuto fare a meno di notare che le facce dei figli degli impiegati erano meno epiche di quelle dei contadini di Parma”.
Bertolucci racconta che la passione per il cinema è nata e cresciuta a Parma, centro intellettuale vivacissimo negli anni ’50, dove il cinema era dappertutto. Vivo è il ricordo delle recensioni che il padre dettava telefonicamente ai giornali dalla casa di Baccanelli senza aver scritto nulla né aver preso un appunto. “ In questo contesto mi sembra normale che io abbia voluto fare il regista”.
“Dopo tanti anni mi appare ancora misterioso come possa nascere un film, come parte l’idea, le prime scene che si girano”. Tra i momenti di una vita straordinaria, importante anche l’incontro con un Jean Renoir ottantenne – “il bacio sul suo capo pelato permette di sentire un odore identico a quello del nonno Bernardo” – che gli consiglia “di lasciare sempre aperta una porta sul set, qualcosa potrebbe entrare totalmente inaspettato: è la realtà che viene a fare un regalo”. Godar e Pasolini sono gli altri padri sempre ammirati ma anche superati: “Pasolini disse che io più che imitarlo mi ribellavo, che mi chiedevo come lui avrebbe girato una scena per fare il contrario”, racconta Bertolucci.
Il rapporto con Attilio poi, intenso e produttivo, ha conosciuto anche momenti di conflitto: “Mio padre reagiva alle critiche sui miei film come se fosse lui stesso l’autore”.
Come Bertolucci ha rivelato, il giorno successivo alla laurea in occasione della presentazione del libro di poesie inedite di Attilio ‘Il fuoco e la cenere‘ (edite da Diabasis) suo padre era, citando una propria poesia, “un beato narciso che non ode battito al mondo più forte di quello del suo cuore”. Da qui il progetto di Bernardo di “espugnare un poeta”. “Devo ammettere che l’Università con la laurea di ieri mi ha dato una mano”.
Nella sua lectio Bertolucci ha poi ricordato con tenerezza la figura di sua madre evocandola in una poesia. Attilio e Parma, alla quale il primo era così legato, sono rimasti punti fermi nel cuore del regista che, forse anche per affrancarsene, ha girato il mondo per scoprire però, durante le riprese dell’ ‘Ultimo imperatore’, che “il giallo imperiale è esattamente uguale al giallo Parma”.
Di grande effetto la sequenza di scene tratte dai film di Bertolucci preparate dal regista appositamente per l’occasione che si concludono con una suggestiva scena di ‘Prima della rivoluzione’ interamente girata dentro al Teatro Regio nel ’62.

 

L’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO, TRA RILANCIO E NOTE DOLENTI – Ad aprire il pomeriggio di festa al Regio è stata però l’inaugurazione dell’anno accademico. Il rettore, introducendo l’appuntamento, ha sottolineato la ferma volontà di dare una svolta alla gestione di un Ateneo trovato “autoreferenziale e appannato, chiuso fra le sue mura lontano dalla città”.
Parma deve diventare una città universitaria, non solo una università con una città”. Si sono così cominciati a piantare semi per i quali occorre tempo ma che già danno i primi frutti: il progetto Mastercampus, la biblioteca dei Paolotti, l’Erasmus and International Home, nuove aule e uffici, la ristrutturazione della corte della sede centrale, gli accordi di partnership con numerosi enti, il potenziamento dello Csac, la realizzazione di eventi come Uniforcity, il Job Day e la mostra Cristalli. Inoltre da gennaio entrerà in vigore la ristrutturazione amministrativa dell’Ateneo all’insegna di deburocratizzazione e informatizzazione. Un passo importante in questo senso è stato l’assunzione al ruolo di professore associato di ben 130 ricercatori che di fatto svolgevano attività didattica senza che venisse riconosciuta.
Borghi arriva poi alla “nota dolente”, il Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università che, oltre ad assottigliarsi ogni anno, viene ufficializzato sempre con grande ritardo e spesso ritoccato, rendendo così difficile una programmazione a lungo termine. La crisi esiste e le difficoltà economiche dello stato sono indubbie ma “un paese che non punta sui giovani fa un investimento sul proprio declino”, commenta il rettore che proprio per questo ha ricordato agli studenti di essere “appassionati, entusiasti, visionari e sfrontati, così non sarete mai fuori mercato”.
L’assessore alla scuola, formazione professionale, università e ricerca, lavoro dell’Emilia-Romagna, Patrizio Bianchi, ha ribadito a proposito l’importanza dell’autonomia delle università, assicurata dai loro statuti, che però soli non bastano senza una copertura economica da parte dello Stato. Le università devono garantire la formazione di una generazione che sappia comprendere il mondo sempre più complesso nel quale viviamo ed anche per questo, come sottolinea Bianchi, che l’Emilia Romagna è attiva per ricevere dallo Stato dei fondi aggiuntivi per garantire l’erogazione della borsa di studio a tutti i 20.000 aventi diritto. L’assessore ha concluso ricordando che fare cultura nel suo etimo significa coltivare ma anche ‘fare culto’culto dovuto ad esempio nei confronti di Bertolucci, che l’Università sta insegnando a considerare un vero maestro d’arte e di cultura.
In sostituzione del ministro Stefania Gianini, impegnata a Roma, è intervenuto il dottor Mario Alì, direttore generale del Ministero per lo Studente e l’Internazionalizzazione della Ricerca, il quale ha ribadito che, nonostante i tagli alla cultura, l‘investimento nel capitale umano è l’unico vero investimento sul futuro nel caso di una economia matura come quella italiana. “E’ stata dimostrata infatti la corrispondenza tra investimento nel capitale umano e crescita dell’occupazione”. Alì ha poi ricordato che la strategia europea ‘Europa 2020’ prevede che se entro il 2020 il 3% del Pil europeo sarà destinato alla ricerca, si otterranno in breve tempo più di 3 milioni di posti di lavoro.

 

I COMMENTI FUORI DAL TEATRO – “E’ difficile che io sia soddisfatto di quello che faccio ma in questa occasione lo sono, l’evento è pienamente riuscito e Bernardo era molto felice”: queste le parole del rettore, sorridente alla chiusura della cerimonia tanto attesa.
“Straordinario poi il finale: le sequenze dei suoi film sono state un regalo fuori programma che ci ha fatto. Quando ho visto la scena finale con un Regio nel Regio ho riconosciuto il grande regista”.
Stessa soddisfazione per Luigi Allegri: “E’ stata una lectio assolutamente non banale e, ancor più significativo, non istituzionale”.
Tra il pubblico i commenti di due studentesse di Architettura appassionate del regista: “Abbiamo molto apprezzato il ricordo della madre e quello dell’ex senatrice Albertina Soliani. Un evento davvero emozionante”.

Una vita e una carriera come quella di Bernardo Bertolucci non possono che destare ammirazione e anche un po’ di invidia tra i giovani che si trovano a vivere in una Parma che sembra essere ben diversa dal quella intellettualmente vivace degli anni ’50.
“Maestro, che cosa si sente di dire agli studenti che si trovano in una Parma che sembra molto lontana da quella che ha conosciuto lei e che ha ricordato come una piccola capitale della cultura?”, gli chiediamo all’indomani della cerimonia.
“Ah, guardate che quello che ho detto è come io ricordo adesso quella Parma; quando ero giovane e ci vivevo non mi sembrava certo così, tutt’altro! Mi pareva ostile e addormentata, probabilmente esattamente come la vedete voi oggi, certe cose si capiscono con il tempo.”
“La Parma di oggi ha avuto il merito di emozionarla veramente, almeno un po’ come quella degli anni passati?”
“Sono veramente sincero, era impossibile non commuoversi l’altra sera al Regio con quella atmosfera, non sono parole di convenienza lo assicuro. Parma mi ha veramente commosso.”

 

 

di Adriano Arganini, Martina Monti

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