I Florio: una famiglia da best seller all’inaugurazione di Parma2020

STEFANIA AUCI RACCONTA LA STORIA DELLA FAMIGLIA DI IMPRENDITORI PIU' CELEBRE DELLA SICILIA

Un altro evento di punta della grande inaugurazione di Parma Capitale della Cultura 2020 è stata la presentazione del libro ‘Leoni di Sicilia. La sagra dei Florio’ di Stefania Auci edito da Edizioni Nord, che domenica 12 gennaio ha riempito il Teatro Due.

Il romanzo è stato il più venduto – con ben 300.000 copie – del 2019 in Italia, ma vanta una distribuzione anche negli Stati Uniti e in gran parte dell’Europa. Un successo che non solo ha garantito un sequel del racconto su cui l’Auci sta già lavorando, ma anche che l’ha fatto acclamare come caso editoriale dell’anno appena finito. Michele Guerra, assessore alla cultura e presentatore dell’incontro, e Alessandra Tedesco, giornalista per Radio 24 che ha dialogato durante l’incontro con l’autrice stessa, spiegano subito però che ‘fenomeno editoriale’ – un termine che ultimamente designa una letteratura italiana non proprio di valore – in questo caso è usato per descrivere un’opera ricca e pregevole che meritatamente ha scalato le classifiche.

LA STORIA – Come accennato, il libro narra le vere vicende dei Florio, famiglia imprenditoriale siciliana che tra il 1800 e il 1900 riesce a istituire un impero e entra a far parte della, fino ad allora sconosciuta, ricca borghesia. I fatti sono noti: la prima generazione composta da Paolo Florio, la moglie Giuseppina, il figlio Vincenzo e lo zio Ignazio si trasferiscono dal piccolo borgo peschereccio di Bagnata Calabra a Palermo, dove avevano un magazzino. Prima nel mercato delle spezie, sono i primi a commerciare il chinino come rimedio farmaceutico alla malaria, e poi un successo continuo: entrano nel mercato vitivinicolo con l’industria del Marsala, acquistano l’isola di Favignana e lì sperimentano e sono i primi a commerciare il tonno in scatola, fondano una compagnia navale che collega la Sicilia all’America, istituiscono il quotidiano cittadino L’Ora e diventano popolari – man mano che si susseguono le generazioni – nello scenario politico italiano e internazionale. Tra le famiglie più ricche di Italia, la loro fortuna si esaurì con l’avvento della Prima Guerra Mondiale e caddero in rovina ma, come spiegato dall’autrice, la parabola discendente la troveremo nel secondo volume.

Su questa famiglia è stato scritto molto, in particolar modo saggistica, ma è proprio la creatività della forma del romanzo la chiave di svolta e successo: “Molte persone con il romanzo trovano cose differenti, ciscuno trova una chiave di lettura assolutamente personale: c’è chi si rispecchia nel vissuto dei personaggi, c’è chi apprezza la scrittura, ci sono quelli che lo usano come ripasso della storia. Io ho scritto il romanzo che avrei voluto leggere. Quindi un romanzo in cui ci fosse la presenza forte dell’elemento umano e relazionale ma allo stesso tempo un inquadramento storico importante ma non invasivo” afferma l’autrice Stefania Auci. Il romanzo infatti si può definire storico ma evita tutti i dettagli tecnici tipici del genere per focalizzarsi più sulla narrazione e non far perdere il lettore.

TEMI DI GRANDE ATTUALITA’ – Nonostante sia un romanzo storico che narra le vicende di un’importante famiglia finita poi nel dimenticatoio, i temi trattati sono tutt’altro che di un’altra epoca. In particolar modo quello dell’accettazione sociale: ” Il problema dei Florio – commenta l’autrice – è la loro ambizione di arricchimento con il lavoro in una società, diversa da quelle aperte francesi e inglesi, che aveva cristallizzato il potere attorno all’aristocrazia”; e scrive nella sua opera: “A Palermo non basta lavorare e spaccarsi la schiena, si deve sempre alzare la voce, imporre un potere vero o presunto, combattere chi fa troppo e a sproposito. Conta l’apparenza, la menzogna condivisa, il fondale di cartapesta su cui si muovono tutti in un gioco delle parti. La realtà, la ricchezza vera non te la perdona nessuno”. Palermo è una città multietnica dal medioevo, al suo interno vi sono comunità benestanti da tutto il sud Italia ma anche da Inghilterra e Germania, non è certo infatti la loro ‘estraneità’ a non farli accettare ma appunto una ricchezza che loro derivava dal lavoro, dagli affari azzeccati, dall’assoluta testardaggine con cui avevano cominciato l’impresa – i Florio furono una delle prime famiglie a stipulare un’assicurazione su un carico di merci- e non dal titolo. La nobiltà, pur ricoperta di tessuti pregiati e gioielli, si indebitava sempre di più ma questa apparenza di ricchezza colpisce profondamente la famiglia che prima la critica perchè invidiosa ma poi casca nelle sue trame e per quello cadrà in rovina.

Interessante poi è l’immagine della città e della Sicilia in generale che scaturisce dal racconto. Oggi siamo tanto abituati a sentire e parlare di un’infinita ‘questione meridionale’ che quasi ci stupiamo di vedere un giovane imprenditore che nell’800 viaggia in Inghilterra per studiarne il sistema economico e verificarne l’applicabilità al sud Italia. ” Questo è segno che c’era comunque nel meridione una grande capacità imprenditoriale che poi per una serie di fattori è stata portata all’esaurimento . Ma nell’Ottocento c’erano piccole aree di eccellenza che erano molto attive e vivaci: a Napoli è stata creata la circumvesuviana, si portavano dalle università i maggiori intellettuali ma erano situazioni confinate alle città” dichiara Stefania.

Un altro elemento importante che emerge con forza per la sua attualità sono i personaggi femminili. Siamo ben lontani dagli anni ’70 e dalle lotte femministe: la sudditanza psicologica femminile è quotidiana e assolutamente normale. Nonostante ciò si vedono i primi contrasti generazionali sulla condizione della propria figura; se Giuseppina – appartenente alla prima generazione – era considerata un oggetto senza la minima libertà di decidere chi sposare o se trasferirsi o meno, le sue nipoti – nonostante la loro condizione di figlie nate fuori dal matrimonio – accettano di buon grado di sposare uomini di rango inferiore pur di essere autonome dalla famiglia. Fino ad arrivare alla figura, che sarà meglio trattata nel secondo volume, di Franca che è una donna colta e affascinante e nonostante i tradimenti del marito vuole gestire la sè stessa e l’azienda di famiglia per essere protagonista della sua vita.

E ORA IL SEQUEL – Il romanzo ha riscosso talmente tanto successo che non solo il pubblico chiama a gran voce il secondo volume, ma è stata anche pensata un adattamento in serie tv. Dietro tutto questo però ci sono stati tre anni di studi del luogo, delle persone e dei documenti, di scrittura e revisioni e, a causa della pienezza di eventi che caratterizza il ‘900, sarà altrettanto lungo il processo per il sequel. L’autrice afferma di concentrarsi soprattutto sulla scrittura che “E’ come un tubino nero per una donna: uno strumento fondamentale che va messo a servizio della narrazione per far emergere il lato umano nonostante la potenza del contesto storico“.

Ma cosa è rimasto oggi della celebre famiglia Florio? “Quasi nulla, solo il fascino della loro vita e il nome delle cantine di marsala o della targa. Però nei documenti c’è anche una relazione terribile della Banca d’Italia con l’accusa di aver portato al fallimento non solo le loro imprese ma anche l’economia dell’intera Sicilia” conclude Stefania Auci.

di Laura Storchi

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