Il tesoro di Pietro Barilla in mostra alla Pinacoteca Stuard
UN'OPERA AL MESE PER UN ANNO PER FAR SCOPRIRE A TUTTI IL VALORE DELL'ARTE NELL'ECCELLENZA BARILLA
“L’anno della cultura è stato l’occasione per coronare un sogno e realizzare una doppia opportunità: mostrare alla comunità opere preziose ma anche attrarre verso la pinacoteca” spiega il sindaco Federico Pizzarotti all’inaugurazione, presso la Pinacoteca Stuard, del progetto artistico “I Quadri di Pietro. Capolavori dalla Collezione Barilla d’Arte Moderna”.
Il fine è quello di mostrare alla comunità, in occasione di Parma 2020, parte del patrimonio artistico dell’imprenditore parmigiano: quadri di Alberto Savinio, Atanasio Soldati, Chaim Soutine, Max Ernst, Giorgio Morandi, Fernand Leger, Ennio Morlotti, Renato Guttuso, Jean Dubuffet, Lucio Fontana e Pablo Picasso saranno esposti a cadenza mensile fino a dicembre 2020.
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Un progetto esemplare per uno degli obiettivi di Parma 2020, ovvero la cultura inclusiva, che sia accessibile e fruibile al più ampio numero di persone possibile. La mostra è infatti ad accesso gratuito: “E’ stata una scelta per fare godere della bellezza, per farsi accerchiare dalla cultura anche nella quotidianità e nelle pause dagli impegni della vita. La cultura non è solo il grande evento, ma è la nostra storia, la nostra tradizione, quello di cui possiamo circondarci ogni giorno”, conclude il sindaco.
“Questo è lo spirito con cui i Barilla vogliono essere vicini alla città e al suo programma di capitale della cultura” dichiara Andrea Belli portavoce della famiglia Barilla all’inaugurazione. La famiglia, infatti, ha incrementato il ricco programma con la mostra della Fondazione Barilla “Noi il cibo il nostro pianeta”, visite gratuite al pastificio di pedrignano, corsi di cucina, incontri con chef e approfondimenti tematici organizzati dall’Accademia Barilla e una partnership con Google con cui si potrà visitare in maniera digitale e iperattiva il loro archivio storico.
“Credo sia un’occasione per riflettere su cosa ha significato Pietro Barilla per la nostra città, è stata una figura che ha lasciato e restituito tanto perchè ha avuto una funzione culturale che non dobbiamo dimenticare” afferma l’assessore alla cultura Michele Guerra.
PIETRO IL MECENATE –“La cultura è la cosa più trascurata dagli imprenditori e dai politici perchè sembra lontana dalla realtà, dall’impresa e dai soldi. Ma è una risorsa decisiva se la sai utilizzare, mettere a frutto, se sai fare con lei un’alleanza”, così si pronunciò Pietro Barilla in una delle sue tante interviste che vengono riportate da Giancarlo Golizzi, curatore della mostra.
Il primo incontro con l’arte per l’imprenditore è stato da giovane, quando frequentava il collegio a Firenze, vedendo la Primavera di Botticelli. Poi la voglia di lavorare, la sua istruzione economica e la gestione nell’impresa di famiglia l’hanno sempre un po’ tenuto lontano da questo mondo. Nonostante ciò nel 1957 sostiene economicamente la rivista Palatina di Bertolucci e Tassi: una rivista che si propone l’obiettivo di affiancare pittura e poesia e che porta firme prestigiose come quella di Gadda, Pasolini e Fellini. “Non era certo una rivista provinciale, Parma era al centro del dibattito culturale di quegli anni. E nonostante Pietro stesse in disparte, l’essere circondato da importanti personalità scatena in lui qualcosa. L’arte diventa un’occasione d’incontro” racconta Golizzi. Infatti la prima opera acquistata, che darà il via ad un’importante e ricca collezione, è un paesaggio di Giorgio Morandi – che sarà esposto tra qualche mese – che Pietro aveva visto proprio sulla rivista.
Barilla, seppur pagasse le opere, riteneva che l’opera d’arte fosse comunque rapita dall’anima dell’artista e che ciò andasse ripagato con un altro dono: “Li ringraziava mandando pacchi di pasta, salumi, funghi porcini. – racconta il curatore della mostra – Lui, che ha sempre amato la propria terra, riteneva che il regalo migliore fosse il frutto del lavoro delle persone che vivevano quella terra con lui”.
Pietro pensava che l’occhio del pittore riuscisse a catturare qualcosa a cui gli altri non erano ancora giunti, per questo sentiva che doveva condividere la sua fortuna con la comunità e diffondere il messaggio dell’arte con tutti, non solo con i propri collaboratori ma con tutta la comunità. Molte le opere che, grazie a questo mecenatismo, hanno impreziosito la città: le vetrate di Mattioli per la Chiesa di Sant’Andrea, il restauro dello studio di Toscanini al conservatorio, il restauro della scalinata della Prefettura, il dono della sede didattica di ingegneria e la stessa scultura di Pomodoro al suo ingresso, la mostra per i suoi 80 anni alla Fondazione Magnani Rocca e il monumento alla via Emilia.
L’OPERA E LA MOSTRA – Non a caso è stata scelta come collocazione la Pinacoteca Stuard. Questa è nata da Giuseppe Stuard, collezionista privato, che dona la sua raccolta al Comune. Da lì il suo patrimonio si arricchisce grazie alle donazioni di cittadini privati che, come Barilla, volevano rendere pubblici i tesori di cui si erano circondati.
Le opere saranno esposte in ordine di creazione per dare un piccolo tracciato della storia dell’arte. La prima opera del ciclo ad essere esposta è Conquillages et draperie bleue di James Ensor del 1903. Il dipinto rappresenta conchiglie e vasi posizionati come fossero una natura morta. Il pittore vive uno stato di inquietudine che si contrappone al positivismo nei confronti dell’uomo e della tecnologia che dilagava in quel periodo, ma che poi viene giustificata con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Inquietudine che viene rappresentata nell’opera poichè tutto è in luce, la mancanza di ombra elimina la prospettiva e l’occhio del pubblico continua a muoversi incessantemente irrequieto come l’artista.
“L’opera d’arte conserva in sè il tempo e condivide un’emozione per sempre. Proprio per questo la mostra è coerente con il motto ‘la cultura batte il tempo’. E bisogna che torniamo tutte e dodici le volte per vivere ogni singola emozione di questa esperienza – conclude Golizzi – L’arte è in grado di cambiare la nostra vita, di mettere in discussione la nostra visione della realtà, di spalancare nuove prospettive.”
di Laura Storchi
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