Il Teatro Regio ride, è passata Virginia Raffaele
TRA LE TAPPE DEL TOUR "SAMUSA'", RAFFAELE PORTA IN SCENA LA SUA VITA DA GIOSTRAIA
L’infanzia al lunapark è diventata il pretesto per mettere in scena la comicità di Virginia Raffaele. L’attrice romana è in tour per i teatri d’Italia con il suo Samusà, spettacolo realizzato con la regia di Federico Tiezzi. Il 10 e 11 febbraio è passata dal Teatro Regio di Parma: un doppio appuntamento con scrosci di applausi risonanti.
Quello dei giostrai è un mondo a sé, fatto di codici incomprensibili dai più, ma ricco e variegato. Crescere dietro il bancone di un Cinzano, essere cullati fra gli spari di tappi di gomma e le luci del parco è quanto contraddistingue l’infanzia della Raffaele – nata in una famiglia di circensi – fino all’avvento della contemporaneità: i centri commerciali sono diventati il nuovo luogo di attrazione, i grandi parchi divertimento tematici la nuova evasione e il mondo digitale ha portato il luna park dentro casa. LunEur – così si chiama il luna park nel quartiere di Roma Eur – ha chiuso quindi i battenti e con esso si è spenta la piccola comunità di cui la Raffaele e la sua famiglia facevano parte.
VOCE E CORPO, FORZA ASSOLUTA DELL’ATTRICE – La potenza dell’attrice è tale da ricreare l’ambientazione del parco giostre unicamente con il proprio corpo: la Raffaele utilizza volto, voce e arti insieme, con l’aiuto di costumi di scena che completano la trasformazione dell’artista in un oggetto umanizzato con il plus della comicità. Virginia danza come un disco volante, si fa autoscontro e poi dondolo, si trasforma continuamente sul palco passando da un gioco a un altro e da un personaggio a un altro. In una delle prime sequenze, avanza ‘lemme lemme’ nelle vesti di un bruco farfalla che assume le fattezze un po’ oniriche di Patty Pravo: superlativa nelle imitazioni che mettono a nudo i personaggi puntati provocando l’ilarità del pubblico che non si annoia mai. In Samusà non ci si riprende un attimo, se non per ascoltare i ragionamenti farlocchi del personaggio complottista-no vax, che poi finisce inevitabilmente vittima di se stesso. Si fa spazio dunque anche la satira come ingrediente saliente dello spettacolo: di mira qualche personaggio politico e soprattutto certi stereotipi della nostra società a cui l’attrice presta una voce, sempre diversa, sempre esatta, passando dall’una all’altra e rivendicando al contempo la propria.
UN LUNAPARK VIVENTE – Così si arriva all’epilogo dello show, riprendendo il pretesto iniziale di un luna park di Roma dove le giornate iniziano tardi e la notte prende vita; dove si incontra gente di ogni tipo e dove, svuotandosi, cala il silenzio, a pochi passi dalla natura; dove si zittiscono le voci aggressive dei passanti e si odono solo le cicale. Proprio come deve essere nella testa di Virginia che mentre cerca di ringraziare il pubblico viene impossessata da Ornella Vanoni prima, Patty Pravo, Sabrina Ferilli a rincarare la dose e Belen Rodriguez che vuole il suo spazio. Tutte lì ad accavallarsi, a prevalere sulla giostraia dell’Eur che ammette di non aver mai accettato che la sua infanzia finisse di colpo, lasciandola priva delle sue radici. Un fastidio che evidentemente non è mai andato via, spiegando perché oggi Virginia è la Virginia che il pubblico conosce e ama. Quel pretesto adesso è diventato un testo teatrale, perché: “Le radici sono lunghissime a volte e non le puoi estirpare” – recita in chiusura. E infatti quel luna park esiste ancora: vive dentro di lei – letteralmente nel caso della Raffaele – e viene fuori ogni volta che sale sul palco e lo riempie del suo spirito ameno e buffo, mai banale. Il pubblico immette il gettone e la giostra si muove.
di Sofia D’Arrigo
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