“Speak”, un fumetto racconta il dramma dello stupro

LA GRAPHIC NOVEL DI EMILY CARROLL PARLA DI COME UN'ADOLESCENTE RIELABORA UNO STUPRO SUBITO DA UN COMPAGNO DI SCUOLA

Quello della violenza sessuale è un tema sempre più trattato dai media, soprattutto negli ultimi anni. Un tema che ha ispirato anche numerose opere d’arte, comprese delle graphic novel. Una di quelle maggiormente degne di nota è Speak, adattamento a fumetti dell’omonimo romanzo dell’autrice americana Laurie Halse Anderson e disegnato dalla fumettista canadese Emily Carroll, pubblicato in Italia da Il Castoro.

La protagonista è Melinda Sordino, una ragazza di 13 anni che sta per iniziare il primo anno di liceo. E’ una ragazza solitaria, depressa, che si apre a fatica con le altre persone. In molti la odiano perché ha chiamato la polizia durante una festa estiva, rovinando la serata a tutti. Ma nessuno sa che quella sera Melinda è stata vittima di uno stupro da parte di Kyle, un suo compagno di scuola, che continua ad andarle vicino come se nulla fosse. Con il passare dei mesi Melinda, dapprima chiusa in sé stessa, comincerà molto lentamente ad affrontare le sue paure, per trovare il coraggio di denunciare il suo aggressore.

L’opera scava a fondo nella mente della protagonista, rivelando un po’ alla volta i demoni che si porta dentro. Gli unici momenti in cui è più felice è durante le lezioni di arte, dove può sfogarsi maggiormente. Per il resto, le persone che incontra non le sono di grande aiuto: Rachel, che era la sua migliore amica, non vuole più parlarle dopo ciò che fece alla festa, mentre i professori appaiono come persone che fanno solo il proprio lavoro senza comunicare davvero con i ragazzi; mentre Heather, l’unica ragazza che le parla, si finge sua amica quando vuole sfruttarla salvo poi scaricarla per frequentare ragazze più popolari.

La storia narrata si ispira a un episodio reale della vita dell’autrice, che da giovane ha davvero subito uno stupro. Da quando è stato pubblicato, nel 1999, esso ha subito diverse censure negli Stati Uniti, in quanto il tema trattato è stato per molto tempo ritenuto troppo duro per un pubblico di adolescenti, al quale invece si rivolge l’autrice per sensibilizzarli e aiutarli a capire cosa fare se si trovano nella stessa situazione. Infatti, al termine dell’edizione italiana della graphic novel compaiono informazioni su una rete nazionale di centri anti-violenza, il D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza).

Sul piano grafico i disegni rendono molto bene il dolore psicologico di Melinda, grazie alle tinte cupe e a diversi elementi che in molti casi richiamano un’ambientazione horror.

Va detto che, oggettivamente, l’opera non è adatta a persone troppo sensibili, dal momento che Melinda esce molto lentamente dall’abisso di rabbia e tristezza in cui il suo violentatore l’ha fatta precipitare. Ma alla fine ci insegna ad affrontare le nostre paure, incuranti di come ci vede la società.

Di Nathan Greppi

 

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