Emergenza Covid-19: breccia nella sanità americana

DI FRONTE AL PROPAGARSI DEL CORONAVIRUS, NEGLI USA VENGONO FUORI LE CREPE DELLA SANITÀ AMERICANA

Fonte: Flickr

Covid 19 è ormai pandemia. La diffusione del Coronavirus nel mondo è dilagata e tutti gli enti sanitari stanno seguendo la linea stabilita dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Gli USA non fanno eccezione. Le direttive sono: evitare gli assembramenti; lavarsi spesso le mani con anche l’ausilio di disinfettanti a base alcolica; evitare la circolazione se non per motivi strettamente necessari.

In UE dove il sistema sanitario garantisce universalmente il diritto alla salute è relativamente semplice accedere al tampone per il Covid-19. Chi risulta positivo, viene posto in quarantena per circa 2 settimane al fine di evitare il propagarsi del contagio. E’ in oltre altrettanto semplice porsi in auto-quarantena, nel caso si manifestino sintomi sospetti. Non si può affermare lo stesso per gli americani.

IL SISTEMA SANITARIO NEGLI STATES – Il modello sanitario statunitense non si basa sull’idea di sanità sociale, ma è privatizzato, cioè erogato da corporation sottoscrivendo polizze assicurative. Il che significa che chi non ha una copertura sanitaria, è costretto ad affrontare per intero il costo della prestazioni sanitarie.

Il sistema sanitario americano consta essenzialmente di due parti: la medicaid e il medicare. Il primo è un programma federale di assistenza sanitaria riconosciuto ai meno abbienti, per far fronte alle spese di un’assicurazione, elargito in base al reddito dichiarato. Il medicare, invece, è un programma di assicurazione medica amministrato dal Governo e volto a soddisfare la richiesta degli over 65 e dei disabili. Il tutto erogato dietro quota fissa, versata dai cittadini aventi i requisiti necessari e a prescindere dal loro reddito.

Nel 2010, con il decreto noto come Obamacare, l’ex presidente Us aveva, fra le altre cose, ampliato i criteri di accesso al Medicaid, assicurando a nuove fasce di reddito, un sostegno economico in materia sanitaria. Tuttavia, uno dei primi provvedimenti esecutivi del Presidente Trump, una volta insediato alla Casa Bianca, nel gennaio del 2017,  è stato proprio l’abrogazione dell’Obamacare.  Con la riforma (Trumpcare), si dice dunque addio ai sussidi rivolti ai cittadini a basso reddito e a una revisione del medicare, con conseguente divieto all’estensione dei fondi per le prestazioni mediche oltre il 2020, per le fasce meno abbienti . Il tutto era previsto dalla Obamacare.

TRUMPCARE: NON TUTTI CI STANNO – Il Senato degli Stati Uniti, però, non ha ben accolto il provvedimento  del Presidente Trump. Infatti l’abolizione della Obamacare è stata fin da subito osteggiata a gran voce da tre senatrici del Grand Old Party (GOP) che unite in un solo monito protestavano: “Non siamo venute a Washington per danneggiare la gente. Non possiamo votare la Trumpcare, abolendo il provvedimento emanato da Obama, senza un piano che tenga conto anche dei più poveri.”

Infatti, come riporta Euronews, a un anno dall’entrata in vigore della Trumpcare, circa 14 milioni di americani hanno perso l’assistenza medica. Si stima, inoltre, che il numero potrebbe crescere fino a toccare i 24 milioni, nel 2026, danneggiando così i lavoratori del ceto medio-basso. In questo scenario, il Covid-19 ha fatto emergere la disarmonia della macchina sanitaria americana, che di fatto non garantisce, al singolo cittadino, le stesse cure sanitarie.

LA SANITÀ USA RACCONTATA IN ALCUNI DATI – Negli US le aziende non sono tenute a contribuire alla spesa delle polizze mediche dei propri dipendenti. Inoltre il datore di lavoro è quasi sempre restio al congedo retribuito per malattia che di fatto non è riconosciuto, perchè non è parte dei diritti garantiti dallo Stato. Come riporta il Boston Reviewquasi il 30% dei lavoratori impiegati nel settore privato non ha diritto alla retribuzione per malattia. Inoltre, il trend del 2018 dimostra che solo il 16% di questa fascia di lavoratori ha avuto accesso a congedi familiari retribuiti, in base ai dati Axios.  Decisamente una quota di popolazione risicata.

MADE IN ITALY, ANCHE SUI TAMPONI – In USA i tamponi scarseggiano e quelli che ci sono rendono a gran parte della popolazione impossibile l’accesso, dato che un tampone in varie occasioni è arrivato a costare al richiedente anche più di 3000 dollari.

Fonte: Flickr

In questo clima d’incertezza ogni nazione pensa per sé, per garantirsi la vittoria sul virus: tamponi, mascherine, respiratori. Ma la soluzione arriva dall’Italia. Così gli Stati Uniti hanno comprato mezzo milione di kit per effettuare il tampone da un’azienda di Brescia. Li hanno poi trasferiti a Memphis mediante un viaggio cargo militare.

Qui è scoppiata la polemica. La Copan, azienda bresciana leader nella produzione di sistemi di prelievo e conservazione per la microbiologia,  avrebbe venduto 500 mila tamponi agli US proprio durante la situazione d’emergenza a cui è sottoposta la nostra macchina sanitaria? Al polverone alzato risponde Giulio Gallera, assessore al Welfare della Regione Lombardia: “Per i test sul coronavirus posso affermare che non scarseggiano di certo. Ne abbiamo fatti già 60 mila e ne abbiamo ordinati un milione e mezzo circa – ha dichiarato l’assessore ad Agorà  – Poi se un’azienda li vende ben venga”.

Calmate le acque e spiegata la situazione sul fronte italiano, in America si festeggia dunque per l’arrivo del carico di tamponi dall’Italia. Sulla questione si è espresso anche il generale Paul Friedrichs, del Comando Medico Centrale degli States: “Questo è un grande esempio di come le nazioni lavorino insieme per assicurare che venga data risposta alle domande globali“.

Fonte: pagina Facebook Donald Trump

Certo è che ora il Presidente Trump si trova costretto ad affermare la serietà dell’emergenza sanitaria, finora da lui sminuita e sempre appellata ‘pandemia del Virus cinese’. In un suo breve discorso televisivo, Trump ha asserito che i tamponi sono disponibili a tutti e che le compagnie di assicurazioni coprirebbero le ingenti spese. Poco dopo, però, alcuni suoi assistenti hanno chiarito che le compagnie di assicurazione coprirebbero il solo costo dei tamponi ma non delle cure necessarie.

In conclusione, rimangono le incertezze sulle spese che il singolo cittadino americano dovrà affrontare di fronte a questa emergenza sanitaria. “L’America ce la farà!”, ripetono in un unico coro tutti gli Stati, che ora stanno agendo per fronteggiare il contagio.

 

di Mattia Mucci

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