“Granelli di sabbia”, le lotte femministe in Iran

In una parte del mondo accademico vi è la tendenza a equiparare superficialmente la condizione femminile in Occidente e quella nei paesi islamici e nel Terzo Mondo. Tuttavia, se si scava a fondo nella questione, i due contesti non sono minimamente paragonabili, poiché in molti paesi africani e asiatici le donne che vogliono essere libere sessualmente ancor oggi rischiano la morte.

Granelli di sabbia cerca invece di approfondire in maniera accurata questo argomento. Il libro è scritto dalla giornalista e sociologa torinese Loredana Biffo e pubblicato da Celid nel 2019. La Biffo si occupa in particolare dei diritti delle donne in Iran, paese di cui si occupa da 12 anni attraverso ricerche e articoli pubblicati in particolare sulla rivista online Caratteri Liberi, che lei stessa dirige.

Loredana Biffo

Nella prima parte del libro, vi è un riepilogo generale della storia iraniana dal 1906, quando fu redatta la prima costituzione, al 1979, quando Mohammad Reza, ultimo Shah (ossia sovrano) dell’Iran dovette fuggire a causa delle rivolte popolari che permisero all’Ayatollah Khomeini di instaurare un sistema teocratico. Prosegue spiegando le divisioni millenarie tra musulmani sunniti e sciiti, che ancor oggi è alla base di diversi conflitti in Medio Oriente: l’Iran infatti è il principale paese sciita, mentre la maggioranza dei paesi arabi sono sunniti. Viene poi spiegato come è cambiata la condizione delle donne nel paese, che rispetto ai tempi dello Shah ha subito un’involuzione profonda sul piano dei diritti.

Vi è poi un’approfondimento storico sul concetto di patriarcato anche in Occidente: partendo dalla preistoria fino agli antichi greci e ai romani, arrivando poi al Medioevo, appare chiaro come lo sfruttamento delle donne in quei periodi non fosse minimamente paragonabile alla situazione odierna. Le donne venivano vendute o rapite per diventare mogli e madri, e non avevano alcun sistema per opporsi a un destino ineluttabile; il matrimonio per amore non esisteva nelle società primitive, e anche in seguito fu sempre una rarità. L’obiettivo della Biffo, in queste pagine, è quello di sfatare il mito del buon selvaggio ribadendo che l’uguaglianza sociale tra i sessi è figlia della modernità.

L’autrice si concentra infine sulla situazione odierna, e in particolare sul partito di opposizione noto come PMOI, di cui molti membri, compresa la leader Marjam Rajavi, sono donne che vogliono rovesciare l’attuale sistema di governo per riportare la laicità e la parità di diritti. Viene raccontato come, nel corso degli anni, l’intelligence iraniana ha più volte mandato agenti in Europa per monitorare e, in alcuni casi, cercare di uccidere i membri del PMOI rifugiatisi all’estero. A ciò si aggiungono numerose interviste inedite che la Biffo ha condotto a diverse donne che militano nel PMOI e ad attiviste femministe provenienti dal mondo arabo.

Marjam Rajavi

Quello di cui l’autrice si fa portavoce è un femminismo “politicamente scorretto”, nel senso che il libro critica non solo il sessismo presente in Medio Oriente, ma anche e soprattutto quella che secondo lei è l’ipocrisia delle femministe nei paesi occidentali, che a suo parere non offrono alle loro controparti nei paesi islamici il sostegno che meritano. La sua tesi è che oggi sono le donne come Marjam Rajavi le vere eredi dei movimenti femministi del ’68. Il testo è consigliato soprattutto a chi vuole comprendere questo contesto da una prospettiva insolita, non filtrata da preconcetti ideologici.

 

di Nathan Greppi

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