Laurea a Bernardo Bertolucci, tracce di cinema e impronte di poesia sul declinare dell’anno

UNA RICONCILIAZIONE PER RISVEGLIARE LA MEMORIA DELLA CITTA'

Bernardo Bertoluccidi Loris Borghi, rettore dell’Università degli Studi di Parma 

“Prima di cambiare il mondo devi capire che ne fai parte anche tu.
Non puoi restare ai margini e guardarci dentro”.
(dal film “The Dreamers. I sognatori” di Bernardo Bertolucci).

Se mi si chiedesse di descrivere me stesso direi che sono un sognatore con i piedi per terra, uno con la “concreta utopia” di migliorare l’ambiente e il contesto in cui opera quotidianamente. E se mi si chiedesse il “come” direi sicuramente attraverso il senso di appartenenza e la valorizzazione delle persone e dei territori.
Il lettore starà pensando: “Professore sta andando fuori tema: che cosa c’entra tutto questo con la laurea ad honorem a Bernardo Bertolucci?”
Caro lettore, c’entra, eccome se c’entra. Proverò a spiegarmi.
Quando divenni Rettore, poco più di un anno fa, trovai un Ateneo prezioso, antico ma un poco appannato, scollegato dalla sua città e dal suo territorio. In poche parole Parma era semplicemente una “Città con l’Università” e non una vera “Città universitaria”. Molti steccati dividevano l’Ateneo dalla sua città: nessuna condivisione di obiettivi, nessun interlocutore, nessun progetto comune, scarsa interlocuzione persino nel campo artistico-culturale. Mi aveva impressionato come Parma non avesse nemmeno celebrato nel 2011 il centenario della nascita di Attilio Bertolucci, uno dei massimi poeti del Novecento.
Pertanto, quando il Dipartimento di Lettere, Arti, Storia e Società, mi comunicò, prima della scorsa estate, che aveva intenzione di deliberare e chiedere al Ministero il conferimento della laurea honoris causa in “Storia e Critica delle Arti e dello Spettacolo” a Bernardo Bertolucci, approvai con entusiasmo. Questo è uno degli atti più alti che l’Università può celebrare: la laurea ad honorem non è un semplice atto formale ma è un momento ufficiale, con pieno valore legale, in cui l’intero corpo accademico accoglie tra i propri dottori una figura illustre per meriti particolari nel campo della ricerca, della cultura, delle professioni, del lavoro e dell’impegno sociale. E nel caso di Bernardo Bertolucci a tutto questo si aggiungevano un forte legame con Parma ed il suo territorio, una coincidenza curiosa e felice di anniversari e un messaggio secondo me straordinario per tutti i nostri studenti. Infatti Bertolucci girò i suoi primi film, quelli che gli diedero l’iniziale notorietà, proprio nel nostro territorio padano; uno di questi , “Prima della rivoluzione” , uscì il 15 ottobre 1964, esattamente cinquant’anni fa, e in quel film la città di Parma non era una semplice ambientazione ma, quasi, “un’attrice protagonista”. Inoltre anche il padre Attilio ricevette una laurea ad honorem dal nostro Ateneo nel 1984. Infine, il giovane Bertolucci di quegli anni, poco meno che venticinquenne, era allora come potrebbe essere un nostro studente oggi: entusiasmo, voglia di scoprire, passione politica, sperimentazione, sana tendenza allo spirito critico e, talora, cinica reinterpretazione delle tradizioni popolari e famigliari.
Per tutti questi elementi ho fortemente voluto che l’omaggio a Bertolucci non si esaurisse con il semplice conferimento della laurea da parte dell’Ateneo ma si amplificasse, coinvolgendo tutta la Città, diventando cioè “Parma per Bernardo Bertolucci”.
E infatti l’adesione della città è stata corale, con tantissime istituzioni, enti e soggetti pubblici e privati che hanno concretamente contribuito alla realizzazione del turbinio di eventi degli ultimi due mesi. La “regia” dell’Università ha permesso approfondimenti di studio e di ricerca che sono stati momenti inediti e preziosi per i nostri studenti che hanno potuto vivere in prima persona la trasversalità del cinema, respirare la poesia, studiare i luoghi, entrare nei backstage, soffermarsi su quel limite dove la finzione diventa realtà e viceversa.
E per Bernardo Bertolucci questa laurea che cosa ha significato? Lui, il regista dei kolossal, degli Oscar, dei Golden Globe, dei David, di Cannes, di Venezia, del Peace Summit Award, aveva bisogno di questo riconoscimento? Evidentemente non posso rispondere io per lui, ma la sorpresa, quasi la commozione con cui ha accolto la nostra proposta mi fanno di certo affermare che gli ha fatto molto piacere. Lui, in passato tanto legato a Parma da venirci spesso per girare anche una piccola sequenza di molti suoi film, era molto tempo che non tornava, quasi sentendosi “straniero”. Per questo mi piace pensare che il vero significato di questa laurea sia stato una sorta di “riconcilazione”. Riconciliazione di una Città che riaccoglie un suo illustre figlio per il tramite della sua antica e gloriosa Università e al contempo riscopre e celebra l’intera genìa dei Bertolucci, l’impegno politico e artistico di Giuseppe e la poliedrica ed ermetica poesia di Attilio.
Il 16 dicembre, al Teatro Regio, è stata una grande festa pensata e rivolta soprattutto ai nostri studenti, perché laureare un cineasta è onorare il cinema che è prima di tutto immaginazione, gioco di luci ed ombre, pensiero e musica…E queste, non sono forse le caratteristiche di un giovane studente?
Questo, dunque, è in estrema sintesi ciò che ha significato per me conferire la laurea ad honorem a Bernardo Bertolucci: risvegliare la memoria di una città, riconoscere i suoi valori e stimolare i giovani a quella vivacità, onestà, generosità ed entusiasmo intellettuali che sono la vera speranza del nostro futuro.

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