2020: Odissea al supermercato

CRONACHE DI UNA SPESA: IL VIAGGIO DELLA SPERANZA AI TEMPI MODERNI, DALLA PORTA DI CASA ALLA CASSA DEL SUPERMERCATO E RITORNO

Da Polycart, flickr.com

Odiata dai più in tempi non sospetti ma rivalutata come unico evento mondano ai tempi della pandemia: la spesa. Fonti non confermate dichiarano che alcuni si levino addirittura il pigiama per recarsi al supermercato, guadagnando in un solo gesto almeno 100 punti sulla scala Dignità e igiene personale in quarantena. Armato di mascherine, guanti e buste, l’esercito – magari fosse silenzioso – di panificatori e pasticceri amatoriali si reca volenteroso al primo supermercato utile.

Ora il buonsenso vorrebbe che in un momento storico dove il tempo libero è davvero l’unica cosa che non manca, le lamentele per le file troppo lunghe fossero quanto meno ridotte all’osso. Perchè,  francamente parlando, avete fretta di tornare a casa a fare che cosa? L’aspirapolvere soffre di sindrome d’abbandono? No perchè se il problema è perdere la puntata di Barbarella nazionale, esistono tutte le repliche possibili e immaginabili su internet. Ma va beh, proteste o meno, il momento della coda (che certo, a volte è lunga e noiosa) è un’occasione di indagine sociologica senza precedenti.

Proprio lì, a un metro e più di distanza gli uni dagli altri, il massimo grado di italianità fermenta e finisce per straripare: sarà la mancanza di contatti umani frequenti, sarà il bisogno terapeutico di lamentele, ma molti soggetti – tipici e facilmente individuabili – si trasformeranno presto in Giuseppe Conte e Angelo Borrelli. O meglio, nella loro versione chiaramente migliorata.

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Come durante i mondiali tutti diventano allenatori della Nazionale, così durante il COVID-19 chi è in coda per la spesa – e magari davvero solo in quell’occasione – diventa detentore di tutti i saperi del mondo. Le soluzioni sono così semplici ai suoi occhi che proprio non si spiega come nessuno ci abbia pensato prima di lui ed ecco che il Governo, qualunque esso sia, diventa un ladro cospiratore contro i poveri cittadini che proprio in quella mattina devono comprare i canonici 8 kg di farina per campare. Tutto liscio no? Fortuna che poi la fila scorre un poco e si può tornare tranquillamente a lamentarsi dell’attesa.

Il personaggio protagonista della coda, tuttavia, è lei: la pluricentenaria nonnina con il carrello. Arcigna, diffidente, arrabbiata perchè lei deve aspettare come tutti gli altri ma acquistare poco (d’altronde è vecchia e sola, perchè mai non la fanno passare per prima?!), la signora quasi certamente avrà un carrellino con sé e senza ombra di dubbio vi guarderà male ad ogni minimo accenno di fare un passo in avanti. Lei ha ridisegnato le distanze di sicurezza e se la Protezione Civile ha decretato che è sufficiente almeno un metro lei no, non ci crede: un paio di chilometri dovrebbero bastare a soddisfarla quindi, se la fila avanza, voi non accennate movimenti, altrimenti incorrerete nei borbottii incessanti scagliati contro la classica nuova generazione maleducata e ingrata.

Finalmente il turno arriva, il grande momento è giunto. Un bel respiro, si entra. E chissà come mai nei 45 minuti di fila questo pensiero non vi ha minimamente sfiorato e solo sulla porta di ingresso vi mina la gioia dell’arrivo: e se non c’è più niente?  La soddisfazione di star entrando viene sfumata dalla sensazione che qualcosa mancherà sicuramente e che le dodici ricette già programmate finiranno come tutti i progetti del 2020: in fumo. Ma tant’è, carrello alla mano, si avanza.

Tra le corsie il timore si quieta, forse non tutti i piani culinari sono perduti. Quasi tutto l’occorrente è a portata di mano – rigorosamente guantata, per carità – e tutto sommato si procede bene. Forse troppo bene. Infatti, quando ormai al reparto latticini ricordi di dover prendere i peperoni e pensi di poter tornare indietro come se niente fosse, lei è lì pronta a bloccarti: la vecchina col carrello sta ancora girando tra gli scaffali perché, nonostante sia sola e debba comprare poco, lei se ne infischia del cartello che suggerisce massimo 15 minuti di permanenza (forse non ci vede e non lo legge?) e resterà dentro quel supermercato almeno per il tempo che servirà per disturbare la tua spesa. Non le interessa che a separare lei dal resto del mondo ci siano metri e metri di vuoto perchè, finchè lei dovrà servirsi dell’ortofrutta, nessun altro dovrà accedere a quel reparto. Non si discute.

La poca pazienza rimasta viene sfoderata e si procede oltre, i peperoni possono aspettare. Carne, pasta, legumi in scatola fino al reparto fantasma, il Molise del supermercato: il settore di farina e lieviti. L’acquirente ingenuo, o forse troppo fiducioso, vi si addentra nella speranza di trovare almeno un piccolo pacchetto di farina 00 sopravvissuta o una manitoba qualsiasi. Illuso. A meno che non sia giorno di rifornimento questo non avverrà mai. Il panettiere amatoriale però ha già la farina a casa, ne ha portato via un bancale durante i primi giorni di chiusura in modo che possano panificare anche i suoi pronipoti nei secoli a venire.

Il vero problema è il lievito: secco, istantaneo, per pizza, per dolci qualsiasi esso sia non esiste più. La pizza però chiama, che fare? La voglia e troppa e la stupidità, che quando si impossessa di te non molla più, ha il sopravvento: nel carrello, non si sa bene come, compare un panetto da mezzo chilo di lievito fresco. Una quantità che porterà la stessa Paneangeli  a chiederne in prestito entro la sera stessa.

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Effettuato anche l’ultimo acquisto, via alle casse. Un sorriso veloce alla cassiera, che passa totalmente inosservato causa mascherine, e si ritorna a casa. Un cammino che in confronto quello di Santiago sembra una passeggiata sul bagnasciuga di Riccione: due borse colme, uno zaino che scoppia e l’immancabile cassa d’acqua. I gradini del palazzo sono l’ultimo sforzo prima di tornare alla reclusione, ma non importa perchè la fatica è troppa e la prospettiva di essere a casa ricorda quella dei giardini dell’Eden. Finalmente in cucina, si iniziano a sistemare gli acquisti ripassando mentalmente le ricette in programma. E proprio quando se ne assapora già il gusto, un flash improvviso: belli, rossi e grandi, i peperoni sono rimasti esattamente dov’erano nel reparto ortofrutta. Maledizione. La peperonata settimana prossima. E un caro pensiero alla vecchina.

 

di Bianca Trombelli

 

 

 

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