Il futuro economico post Covid 19 vedrà la Cina egemone?
QUALI SCENARI ECONOMICI SI PROSPETTANO NEL FUTURO POST COVID 19? NON SOLO L'ITALIA SARÀ COLPITA, MA ANCHE EUROPA E USA. INTANTO LA CINA INIZIA UNA LENTA RIPRESA.
“Tutto cambierà”. È quello che ci sentiamo dire da un mese a questa parte. Ma cosa succederà realmente all’economia come la conosciamo noi oggi, quando l’emergenza Covid-19 verrà finalmente debellata? Per comprendere gli scenari economici futuri che investiranno l’Italia, ma più in grande il commercio internazionale, abbiamo chiesto il parere degli esperti.
PROSPETTIVE ECONOMICHE: LA RIPRESA È POSSIBILE? – La crisi che stiamo affrontando e continueremo a fronteggiare è diversa da quelle a cui siamo abituati. “Per una volta non è una crisi finanziaria, ma generata dal crollo della domanda interna e internazionale”, afferma il professore di storia economica Gian Luca Podestà dell’Università di Parma. A breve termine si avrà sicuramente una recessione, la cui intensità farà registrare nel 2020 un calo stimato del 6% del Pil. Lo afferma il Centro Studi di Confindustria, secondo cui questa recessione colpirà soprattutto i settori dell’intrattenimento, del turismo e della ristorazione. Ovviamente è ancora presto per avere linee definite perchè bisognerà vedere la reazione e la capacità di risposta di ciascuno Stato. Però alcuni settori indubbiamente potrebbero trarre vantaggio dalla situazione venutasi a creare, come quelli legati alla medicina, alla farmacia e alla chimica, con tutte le loro filiere collegate.
Ma quale potrebbe essere una via d’uscita a questa situazione? In Cina, a metà marzo, con l’inizio delle prime riaperture, si è venuto a creare il fenomeno del ‘revenge spending’ ovvero una sorta di spesa vendicativa nei confronti del Coronavirus che ha convinto molte persone a mettersi in fila davanti a negozi di brand di lusso. Ciò si spiegherebbe perchè, dopo mesi di acquisti legati soprattutto alle necessità personali, la gente avrebbe bisogno di acquisti ‘futili’ per riprendersi. E le attività economiche devono sfruttare questo sentimento per ripartire, con pubblicità positive e accattivanti; con offerte che diano fiducia. Tutto ciò si potrebbe verificare anche in Italia? “Sì è possibile. Spendere potrebbe avere una funzione psicologicamente liberatoria, al termine del periodo di cattività forzata. Dipende anche dalla capacità dei governi di iniettare liquidità nel sistema per sostenere la domanda”, risponde il professor Gian Luca Podestà.
New favorite phase of 2020: “we hope to see #revengespending when people go back out” #COVID19
— Robr (@sweepthatleg) March 25, 2020
Ma quindi cambierà davvero qualcosa? E’ davvero la fine del neoliberismo per come lo conosciamo? Forse i più ottimisti vedono nel calo di produzione odierna un segnale incoraggiante per una nuova economia, magari più equa e sostenibile. “Non cambierà nulla. Soltanto uno sforzo comune per regolare la finanza internazionale – limitando i movimenti di capitale e l’intensità della speculazione per prevenire le crisi finanziarie – potrebbe mutare lo scenario”, afferma Podestà, ricordando come oggi, paesi quali Stati Uniti, Regno Unito e le nazioni europee, si siano arricchiti enormemente grazie alla speculazione: un’attività finanziaria redditizia, a cui nessuno vorrebbe rinunciare.
CHE FUTURO HA LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE? – In poche settimane, il virus è stato dichiarato ‘Pandemia’ dall’OMS, arrivando a colpire 180 Stati. In un contesto interconnesso come il nostro, il problema si dovrebbe risolvere in maniera globale e tanto la solidarietà, quanto la buona informazione dovrebbero viaggiare alla stessa velocità del virus. Ma quel che sta accadendo mostra piuttosto la fotografia di un mondo ancora troppo poco unito. Inizialmente, ogni Paese ha infatti trattato la questione con scarsa attenzione, come se non lo riguardasse direttamente e una volta presa coscienza dell’emergenza ha reagito preoccupandosi esclusivamente dei propri interessi.
C’è la possibilità che almeno in futuro vinca la cooperazione: la via più efficace? Il professore spiega che è molto improbabile che si prenda la strada giusta: le Organizzazioni Internazionali – come ONU e OMS – hanno poco potere e gli interessi europei e statunitensi divergono. “La cooperazione è scoraggiata dalla crescita degli egoismi nazionali, esattamente come negli anni Trenta del ‘900. L’insicurezza economica e sociale rafforza i populismi e le forze politiche tradizionali non hanno il coraggio di adottare politiche coraggiose perché hanno paura di perdere voti a favore degli estremisti. Servirebbe un nemico comune, ma la pandemia evidentemente non è concepita come tale“, afferma il professore.
E L’EUROPA? – La stessa Europa è messa fortemente in discussione in questi giorni, paralizzata dal dibattito Eurobond. ” E’ un gigante economico, ma un nano politico. Non ha potenza militare, che è quella che assicura il primato nella geopolitica mondiale. Visti gli avvenimenti di questi giorni sarei ancora più pessimista. La scelta è se mantenere questa forma di ‘mercato comune’ (ma la moneta comune ne amplia le diseguaglianze tra le varie aree) o divenire un vero stato federale. La cooperazione europea è stata determinata dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla minaccia sovietica. Oggi il ricordo della guerra è lontanissimo e nemici esterni non se ne vedono (nonostante gli sforzi americani di usare la NATO in funzione anti-russa)” dichiara l’intervistato. Il problema sarebbe la Germania: troppo grande per l’Europa ma troppo piccola e poco ambiziosa per il mondo. Il suo surplus nei confronti degli altri Paesi europei potrebbe e dovrebbe essere investito nei capitali dei Paesi in deficit ma il suo rigorismo non glielo permette. “Paradosso dei paradossi, le dico che preferirei un’Europa tedesca a questo stallo”, asserisce Gian Luca Podestà.
CINA CAPOLISTA NELLA RIPRESA POST COVID 19 – La crisi dell’epidemia è arrivata e passata prima in Cina che ora sta provando a rilanciare la sua politica e la sua economia. Questo è possibile essendo, il paese, un colosso economico. Ma non bisogna dimenticare anche il suo potere autoritario con cui può imporre una ripresa accelerata dell’economia, oltre che colmare con la propaganda, il malcontento popolare per la disinformazione. Quanti sostenevano una ‘deglobalizzazione’ ora devono dunque ripensarci. Con l’Europa in grave emergenza sanitaria e gli USA in piena epidemia – e che pertanto hanno perso quel ruolo ‘guida’ nell’arena interazione – solo la Cina per il momento riuscirà a soddisfare la domanda mondiale di beni. Ma è davvero possibile che la Cina sorpassi gli storici States? “Fino a quando gli USA mantengono il primato militare e finanziario, No – afferma Podestà – Inoltre la Cina storicamente non è mai stata una potenza imperialista e aggressiva e ha anche tutta una serie di contraddizioni interne. Fino a quando potranno coesistere la crescita economica e sociale della popolazione con il mantenimento di un rigido sistema politico totalitario?”.
L’ipotesi della Cina che ricopre una posizione egemone – e un eventuale ‘Piano Marshall’ cinese – è quindi ancora lontana. Tuttavia, come conclude il professore: “L’Italia ha una sola chance nel contesto europeo per vedere accolte le proprie richieste di rivedere regole e trattati: quella di giocarsi spregiudicatamente una relazione ‘particolare’ proprio con la Cina“. Questo perchè la Cina e la Germania sono i Paesi più mercantilistici – spiega il professore – ovvero quelli il cui export supera l’import. Berlino non può però rischiare di perdere il mercato italiano, a seguito di una ‘Italexit‘. Un’ipotesi che il professore giudica “non più così remota”, data l’impopolarità crescente dell’UE causata dalla confusione sulle misure da prendere. “Certo modificare i trattati e introdurre il principio della condivisione dei rischi e dell’omogeneizzazione dei sistemi finanziari e fiscali comporterebbe il progressivo avvio di una autentica unione politica. Francamente, però, gli attuali politici europei mi sembrano impari rispetto all’evento”.
di Laura Storchi
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