Giovanna Botteri scuote il torpore mentale degli italiani
DERISA SUI SOCIAL PER IL SUO ASPETTO, LA GIORNALISTA RAI INVITA A SCARDINARE MODELLI STUPIDI E ANACRONISTICI. COSì INFRANGE LO SCHEMA DELLA PROFESSIONISTA "PIU' BELLA"
Potrebbe essere sfuggito, nella baraonda generale, ma c’è stato un momento preciso in cui la giornalista Giovanna Botteri ha dato mandato a tutti di dibattere sul ruolo delle giornaliste in TV in rapporto alla loro immagine. “Sarei felice se fosse una scusa per discutere e far discutere su cose importanti per noi, e soprattutto per le generazioni future di donne” scrive, a conclusione di una breve ed elegante missiva che da Pechino è arrivata in Italia, in un Paese affannato dal virus, ma che ha trovato comunque molto tempo e spazio per la querelle generatasi.
Facciamo ordine. La controversia che anima i social ha avuto inizio da una serie di commenti che deridevano la Botteri per via del suo aspetto trascurato e del vestiario, sempre uguale. Almeno secondo gli standard televisivi che, dalla RAI all’ultimo Tg regionale, vogliono le giornaliste presentatrici sempre impeccabili nella mise e trucco. La derisione messa in atto nei commenti è quanto basta per parlare di body shaming, pratica piuttosto diffusa sui social network.
Un servizio di Striscia la notizia andato in onda il 28 aprile, ispirandosi proprio alla valanga di commenti indirizzati alla inviata RAI, ironizza ancora sulla vicenda, alludendo a una messa in piega che finalmente avrebbe dato ‘un tocco’ alla Botteri. Come per la maggior parte dei servizi passati dal Tg satirico, si viene assaliti da una sensazione sgradevole che, come minimo, fa cambiare canale. Ma tant’è, esiste la libertà di fare un certo tipo di televisione, quanto quella che ciascuno ha di non fruirne. Non è passato inosservato, però, che a dare voce al servizio sia stata Michelle Hunziker. A lei fa capo Doppia Difesa Onlus, fondazione che “sensibilizza l’opinione pubblica e aiuta le vittime di discriminazioni, abusi e violenze a dire basta”. Così si legge sul sito web ufficiale.
Apriti cielo! Si ripete il copione. La modalità è identica, cambia il soggetto bersagliato: la presentatrice svizzera viene incalzata continuamente dai tweet che difendono la Botteri – ora divenuta trend topic – e che la ricoprono a loro volta di insulti. Intanto, da Pechino, l’inviata 63enne opera una levata di scudi da manuale. La risposta elegante e competente di Giovanna Botteri viene allegata al comunicato di USIGRAI, il sindacato dei giornalisti RAI, giorno 1 maggio. Parafrasando, la giornalista non vuole se ne faccia una questione personale, ma chiede che si approfitti della vicenda per dare vita a un vero dibattito, cominciando da una “discussione vera, permettimi, anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno o dovrebbero avere secondo non si sa bene chi…” scrive nella missiva.
La giornalista evoca poi la BBC, considerata la migliore teletrasmittente mondiale, dove le professioniste vengono ascoltate per ciò che dicono e non per come appaiono, belle o brutte che siano. “A me piacerebbe che noi tutte spingessimo verso un obiettivo, minimo, come questo- si legge ancora nel comunicato – Per scardinare modelli stupidi, anacronistici, che non hanno più ragione di esistere.
Nella vita o hai testa o hai culo o scegli cosa usare per emergere. #bodyshaming#Botteri pic.twitter.com/sKtV9XvlBl
— La misantropa distratta (@LDistratta) May 3, 2020
Mentre una certa parte di opinione pubblica, che è solita indossare la veste bianca degli immacolati, ha subito sposato la causa della Botteri (si cerchi alla voce Circoli PD e affini), Striscia si difendeva a colpi di comunicati. Fino ad arrivare all’epilogo del 6 maggio: un video messaggio di pace dell’inviata, diffuso da Michelle Hunziker, benedice la satira consacrandola a irrinunciabile espressione di libertà.
Tuttavia, sarebbe un peccato non cogliere l’occasione di una riflessione che la vicenda lascia in consegna, in merito al mondo del giornalismo televisivo italiano. In che rapporto sta il giornalismo con il ruolo delle donne in TV? Se è vero che nel piccolo schermo l’immagine ha la sua importanza per definizione, è vero anche che un personaggio diventa tale spesso per il look che adotta. Ma non ci sono regole a riguardo, eccezion fatta per qualche dictat del network che impone un certo dress code. Ecco perché vanno condannati gli sberleffi alla Botteri: la giornalista è stata giudicata per come appariva, le si imputa come sceglie di portare i capelli e l’attenzione è tutta sull’aspetto, insolito perché distante da quanto siamo abituati a vedere in chi sta di solito in quella posizione.
A scuotere l’intorpidimento mentale degli italiani, sono bastati una chioma bianca e un maglioncino casual. E già che ci siamo, chiediamoci perché stupisce che una professionista, pluripremiata e con un’inarrivabile carriera alle spalle che dice la sua, faccia prima scalpore e poi tanta paura. Perché se una donna che svolge un mestiere considerato da molti di ‘casta’ spinge la voce, le uniche possibili reazioni sono minimizzarla, metterla a tacere – come ha provato a fare l’entourage di Striscia – oppure annettersi al suo appello, con dichiarazioni fin troppo politicamente corrette?
La denuncia, in poche illuminate righe di quella lettera, è al modello vigente in Italia. Ovvero, quello maschilista. Se si prova a digitare “giornaliste TV” su Google, viene fuori una sfilza di articoli che assicurano di aver stilato una graduatoria in base alla categoria della “più bella”. Ancora più eloquente è l’esito legato alla ricerca delle stesse parole chiave per immagini: i dettagli più ricercati nelle giornaliste italiane sembrano essere cosce, piedi, seni e mutande! Perché il criterio che va per la maggiore è ancora quello della donna sessualmente appetibile, prima di tutto.
Come civiltà occidentale abbiamo avuto bisogno di spogliare la donna, di scoprirla e guardarla in tutte le angolazioni del suo corpo, suddividendo lei, il suo corpo e la sua essenza, come un assemblaggio di pezzi. E il risultato? Proviamo così angoscia di fronte all’interezza che le donne possono avere. La Botteri in questo periodo è apparsa più spesso in TV perché sta raccontando il Coronavirus dalla Cina, ma è stata notata dal pubblico per i maglioncini neri e i capelli fuori posto e non piuttosto per quanto potesse avere da dire, ritenuto evidentemente meno interessante.
La scomoda verità di Giovanna Botteri è quella di uno schema infranto in un mondo televisivo in cui è ancora assai raro che le donne, e non fanno eccezione molte professioniste, accettino di comparire non contraffatte, sospinte dal sapere – mai invero messo in discussione – e dalla dignità del loro volto nudo.
Sofia D’Arrigo
Scrivi un commento