‘Bertolucci, il respiro del cinema’: al d’Azeglio i film memorabili
IN ATTESA DELLA LAUREA HONORIS CAUSA, DUE MESI DI RASSEGNE, MOSTRE E INCONTRI
A cinquant’anni dall’uscita del suo primo successo cinematografico, Prima della rivoluzione, il regista parmigiano Bernardo Bertolucci torna a casa per celebrare la sua quarta laurea honoris causa, questa volta in Storia e critica delle arti e dello spettacolo.
In attesa dell’evento, che si terrà il 16 dicembre al Teatro Regio, al Cinema d’Azeglio ha preso il via ‘Bernardo Bertolucci, il respiro del cinema’, rassegna organizzata dall’Università degli Studi di Parma, dal Circolo Cinematografico e dalla Società Cooperativa d’Azeglio, con il patrocinio del Comune di Parma e la collaborazione di Acec Emilia Romagna, Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia ed Europa Cinemas, e realizzata con il sostegno di Chiesi. L’iniziativa è dedicata ai film che hanno reso il regista e la sua città un punto di riferimento culturale a livello nazionale e internazionale, nonché uno dei principali esponenti del nuovo cinema italiano e vincitore di numerosi premi. Basti ricordare il Leone d’oro alla carriera alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2007 e la Palma d’oro onoraria al Festival di Cannes ricevuta quattro anni dopo.
REALISMO E GIOVANI – Il cinema di Bertolucci si inserisce nel filone del realismo italiano alla Luchino Visconti, in particolare per la raffinatezza e il taglio cinematografico, nonostante il primo risulti più borghese rispetto al secondo, più aristocratico. D’altra parte, proprio quando il regista parmigiano comincia a girare i suoi film all’inizio degli anni ’60, si trovano sia il cinema irriverente di Pierpaolo Pasolini sia l’ondata francese della Nouvelle Vague, che rompe gli schemi del realismo tradizionale.
Da sempre il regista si è confrontato con tematiche tutt’altro che superate: l’aspetto psicoanalitico è ad esempio centrale e ricorrente nei suoi film, che si soffermano più di una volta sul rapporto col padre e con la madre, ma anche sul rapporto sessuale tra i protagonisti delle sue storie. La realtà della città di Parma è molto importante per il regista, che vi ha trascorso la sua infanzia e prima adolescenza, tant’è che vi farà ritorno durante le riprese del film Novecento (1976) e L’ultimo imperatore (1987). Dagli anni ’90 in poi, invece, Bertolucci decide di spostare la sua attenzione verso luoghi lontani, come il Marocco di Tè nel deserto (1990), l’India del Piccolo Buddha (1993) e la Cina de L’ultimo imperatore, come a voler esprimere un desiderio di allontanamento dall’ambiente italiano. Le storie di Bertolucci, in particolare in film come Il Conformista (1970) e Tè nel deserto, si distinguono per un certo gusto d’immagine, per la pittura e la letteratura, ereditato dal padre Attilio Bertolucci, noto poeta e intellettuale parmigiano.
Anche i giovani rivestono uno spazio importante nelle sue rappresentazioni cinematografiche, sia per quanto riguarda quelli della sua generazione, come si racconta in The Dreamers (2003), sia per le nuove generazioni, come nell’ultimo film Io e te (2012), analizzando a fondo le aspettative, le debolezze e le contraddizioni che il regista riesce a cogliere e raccontare.
ENFANT PRODIGE – Il regista parmigiano, come racconta Roberto Campari, professore di Storia e critica del cinema all’Università di Parma, è stato una sorpresa per la città, che vedeva Bertolucci quasi come un enfant prodige: prima con le collaborazioni con Pierpaolo Pasolini, poi alla regia del suo primo film La commare secca (1962), presentato al Cinema Centrale di Parma dallo stesso Pasolini e dalla scrittrice Elsa Morante come “un ragazzo pieno di talento”, e in seguito col primo successo cinematografico Prima della rivoluzione. Dopodiché il regista ha saputo legarsi agli ambienti del cinema francese e americano, scegliendo per i suoi film grandi attori di Hollywood come Burt Lancaster e Sterling Hayden, ma anche giovani talenti come Gérard Depardieu e Robert De Niro, all’epoca considerati due star rising e in seguito lanciati in una carriera gloriosa.
Ad inaugurare la rassegna cinematografica organizzata al D’Azeglio, lo scorso 15 ottobre, è stata la pellicola Prima della rivoluzione, che ha segnato una svolta importante nella carriera del regista. Il film, ispirato al romanzo di Stendhal, La certosa di Parma, fu presentato nelle sale italiane nel 1964, quando ancora non era possibile prevedere ciò che sarebbe accaduto quattro anni dopo: il regista aveva intuito che la borghesia provinciale dei primi anni ’60, di cui il protagonista Fabrizio è l’esponente, si trovava in un momento in cui si percepiva una tentazione rivoluzionaria, in questo caso ispirata al modello ideologico del comunismo. La spinta rivoluzionaria si riflette anche dal punto di vista sessuale, per cui il protagonista è posto di fronte a due possibilità: la trasgressione, nell’incesto con la zia Gina, e il conformismo, suggellato dal matrimonio con la moglie Clelia. La genialità del regista sta nell’aver adattato l’opera di Stendhal all’età contemporanea, anticipandone gli avvenimenti.
FILA AI BOTTEGHINI – Il secondo appuntamento della rassegna cinematografica, il 23 ottobre, ha visto la proiezione del film Strategia del ragno (1970). “Il miglior film di Bertolucci”, lo ha presentato il professore universitario di Storia del cinema americano, Michele Guerra. La sala colma, l’atmosfera trepidante e una rincorsa al posto migliore per il film prodotto dalla Rai e trasmesso in televisione dalla stessa rete, in cui realtà e finzione si rincorrono. La pellicola, “il punto di svolta per il regista” secondo Guerra, è stata sviluppata dal maestro parmigiano dopo un periodo di crisi, alla fine del quale è riuscito, nonostante la giovane età, a diventare indipendente e portatore d’ideali e valori propri. Il film è ispirato al racconto dello scrittore argentino Jorge Luis Borges, Tema del traditore e dell’eroe (1944), e mette in evidenza la distinzione tra verità storica e mito, resa all’interno del film come una fotografia del fascismo italiano attraverso gli occhi della realtà campagnola. Il film si caratterizza anche per la scelta delle musiche e per le tematiche forti: il protagonista Athos Magnani non combatte semplicemente contro i fascisti, ma contro il fascismo nella sua forma divulgativa.
Il conformista (1970), tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, è il terzo titolo proposto per l’appuntamento del 30 ottobre. Il film non smentisce le scelte compiute in precedenza dal regista: restano invariati i temi del fascismo, dell’omosessualità, dei rapporti con l’autorità, e vengono a galla quelli attuali della mediocrità esistenziale e del servilismo al potere. Nell’opera di un allora trentenne Bernardo Bertolucci, edonismo e trasgressione fanno da padroni: attraverso l’abile utilizzo del flashback la pellicola quasi galleggia in un continuum temporale indefinito, il tutto volto alla creazione di un nuovo gusto compositivo. Ricco di immagini e suggestioni della pittura internazionale, da Magritte a De Chirico, ‘Il Conformista’ si rivela un film con uno stile senza tempo. Rivedendo la pellicola a quarant’anni dalla sua uscita sembra che quel tempo non sia passato e che nulla sia realmente cambiato. Ed ecco che il pubblico si ritrova nel bel mezzo di una lotta per la liberazione attraverso la presa di coscienza del proprio istinto e dei propri desideri, in un alternarsi continuo di splendido e lussuoso, piuttosto che di minaccioso ed oppressivo.
A confermare il successo del regista è stata la decisione, presa dal Cinema d’Azeglio, di raddoppiare le proiezioni in programmazione a partire dal 30 ottobre, in seguito alla grande richiesta di pubblico, per cui oltre allo spettacolo di giovedì delle 21 si aggiungerà un nuovo appuntamento alle 17.30.
Oltre alla rassegna cinematografica, che si concluderà il 18 dicembre con la proiezione dell’ultimo film Io e te, tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti, in città di Parma il ritorno di Bertolucci verrà celebrato anche con una mostra di fotografie. L’appuntamento è a partire dal 15 novembre, in luoghi aperti al pubblico (Portici del Grano, i Portici dell’Ospedale Vecchio e l’atrio del Palazzo Centrale dell’ateneo) ed è organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Parma e Solares Fondazione delle Arti. A una settimana esatta, dal 22 novembre all’interno del Parma Film Festival, prenderà, inoltre, il via la mostra di manifesti dei film di Bertolucci, che sarà ospitata nelle Sale Musei della Fondazione Monteparma a Palazzo Sanvitale.
di Paola Basanisi, Gioacchino Di Giorgi, Marilina Leggieri, Francesca Matta, Martina Pacini, Erica Salidu
Bella iniziativa!esaustivo e interessante articolo su Bertolucci bravi tutti!
Ottimo articolo!! bello vedere giovani parlare di un maestro come Bertolucci. Spero ne farete altri.
In alcuni mmtenoi, radiofonicamente simpatica, la Strambini, come una falange lasciata in mezzo quando si chiude la portiera della macchina.Pareva che l’opera’ da promuovere fosse di un altro.
In alcuni montemi, radiofonicamente simpatica, la Strambini, come una falange lasciata in mezzo quando si chiude la portiera della macchina.Pareva che l’opera’ da promuovere fosse di un altro.