Voglio il diritto a una vita scollata

UNA GIOVANE STUDENTESSA HA DOVUTO COPRIRE LA SCOLLATURA DEL SUO VESTITO PER POTER ACCEDERE AL MUSEO D'ORSAY DI PARIGI

L’origine du Monde, G. Courbet

Conoscete Gustave Courbet? Pittore francese, grande esponente della corrente realista. Bene, Courbet nel 1866 ha dipinto L’origine du monde , il più concreto e romantico dei modi con cui chiamare una vagina. L’ha messa lì, in primo piano, quasi fotografandola. La modella? Nemmeno ritratta in viso, non era importante chi fosse: doveva solo essere una donna, una qualunque.

L’origine du monde, dopo essere passata nelle mani di alcuni collezionisti privati, approda nel 1995 al Museo d’Orsay per entrare stabilmente a far parte della collezione. Il ritratto di una vagina, capite? Una vulva femminile con pelo – che nero! direbbe Lucio Dalla – è appesa nelle sale di uno dei musei parigini più visitati al mondo. Come è sacrosanto che sia.

Quale sarebbe il casus belli? Si parla di un’opera d’arte e di un museo. Vero. Solo che ultimamente anche ciò che sembra normale diventa tutto a un tratto indecente e quindi è bene mettere qualche puntino sulle i, magari con l’ausilio della storia dell’arte. Ricordatevi del quadro nel mentre.

Partiamo da ciò che sembra normale. Una studentessa di 22 anni va al Museo d’Orsay con un’amica. Compra il biglietto e si presenta alla biglietteria per mostrarlo ed entrare. Qui arriva ciò che improvvisamente, non si sa bene da quando, è diventato indecente: la bigliettaia si sconvolge, chiede aiuto a una collega, comincia ad aleggiare nell’aria la frase “Le regole sono regole”, un addetto alla sicurezza porta manforte e inizia a fissare insistentemente la ragazza impedendogli l’entrata.

Sarà una terrorista? Una ricercata internazionale? È forse armata o cerca di introdurre un cono gelato sgocciolante tra gli impressionisti? No. Indossa un vestito scollato. La biglietteria di uno dei musei più amati di Parigi (e frequentati, si spera, Covid permettendo) viene paralizzata per colpa di un seno. “Le regole sono regole” viene ripetuto: pare che il regolamento interno preveda che gli utenti rispettino una tenuta decente. “Decente”, che concetto relativo.

Sta di fatto che le iper-attenzioni attirate dal suo seno imbarazzano la ragazza che, umiliata, si copre ed entra. Lo sfogo su Twitter, però non si fa attendere.

Ora, le considerazioni sarebbero – neanche a dirlo – un centinaio. E nemmeno tutte educatissime. Confessiamolo però: molte potrebbero essere le cose che minacciano l’ordine e la decenza pubblica. Il seno non è tra queste. Quale minaccia avrebbe messo in pericolo le sale del museo, se una ragazza prosperosa con grazie in evidenza avesse percorso i corridoi dell’arte? Avrebbe forse deconcentrato dalla contemplazione delle opere? Se bastano due tette per distrarre dall’esposizione forse il museo dovrebbe ripensare al catalogo in mostra.

Pare, per altro, che all’interno del museo fossero presenti molte persone ‘scollate’ (uomini in canottiera, ragazze con schiene scoperte, gonne corte). Come è giusto, normale, prevedibile. Perchè il caso della studentessa avrebbe dovuto essere diverso? Forse la vile colpa dell’abbondanza si è abbattuta su di lei. Come se una ragazza formosa potesse alzarsi una mattina e smettere di esserlo, come se potesse scegliere di prendere il suo seno e metterselo in borsa così da evitare eventuali beceri imbarazzi altrui. Sta di fatto che ancora una volta una donna è stata scambiata con un corpo e per questo è stata discriminata. L’accesso all’arte, una delle più democratiche tra le scienze umane, è  stato ostacolato: non certo da un décolleté prosperoso, ma da una buona dose di bigottismo bipartisan – condiviso da colleghI e colleghE.

Il Museo ha poi chiaramente preso le distanze dall’accaduto scaricando la colpa sull’eccessivo zelo dei dipendenti dell’azienda esterna responsabile della biglietteria. Inutile dire che il danno resta e la figuraccia pure. Per non parlare del fatto che un regolamento interno che consiglia la decenza nel vestiario esiste veramente, altrimenti nessuna ditta esterna avrebbe potuto farlo – troppo zelantemente – rispettare.

L’idea che un corpo femminile (sempre femminile, lo notate?) sia portatore di indecenza dovrebbe essere quanto meno anacronistica. E risulta fastidioso l’uso del condizionale, perchè quasi sempre presuppone una situazione che non è affatto come la si era immaginata. Sempre le stesse storie di sessismo, di discriminazione. Anche nei corridoi di un museo carico di femminilità dipinta e scolpita, nuda e vera.

Ve lo ricordate il quadro di Courbet? È considerato un grande capolavoro del realismo e il pittore che lo ha prodotto viene ricordato nei libri di scuola. Ma allora quale meccanismo fa sì che un uomo che celebra le bellezza femminile passi alla storia e quella stessa bellezza femminile sia, al di fuori di un quadro, fonte di imbarazzo e oggetto di censura? A settembre 2020 una ragazza con una bella scollatura non può ammirare una vagina ritratta e incorniciata. Senza scollatura sì. L’origine du monde è un’opera d’arte, l’altra è solo una ragazza. Lo vedete il paradosso?

 

di Bianca Trombelli

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