Il Covid ha sotterrato tutte le altre notizie? No, non tutte

Per non dimenticare alcuni degli avvenimenti caduti vittima dell'irruenza mediatica (e non solo) del Coronavirus.

Il 2020 sta volgendo al termine e ciò che ricorderemo di più quest’anno sarà senz’altro il Coronavirus che più o meno silenziosamente ha trascinato il mondo intero in un’esperienza mai vissuta. Qualsiasi giornale ha titolato per mesi il nome del virus e la nostra attenzione è ricaduta quasi e esclusivamente – a volte in modo inconsapevole – su questo. Le notizie che hanno fatto da contorno alla pandemia sono state, però, numerose: di seguito alcune che forse sono cadute nel dimenticatoio.

Il Sudan dice no all’infibulazione

Una delle notizie che merita di essere citata è quella riguardante l’approvazione della legge che vieta in Sudan le mutilazioni genitali femminili entrata in vigore il 29 aprile. Quella delle mutilazioni genitali è stata in Sudan una vera e propria tradizione da tempo ormai radicata. Riguardava tutto il genere femminile, dalle bambine di cinque anni, alle ragazze di quindici fino alle donne di oltre quarant’anni: la pericolosissima operazione consisteva nell’asportazione della clitoride, delle piccole e grandi labbra con successiva chiusura della vulva attraverso una cucitura dove veniva lasciato aperto soltanto un piccolo foro per permettere la fuoriuscita dell’urina e del mestruo.

Questa tecnica prende il nome di infibulazione e ha un origine che risale a oltre quattromila anni fa. La pratica in Sudan è stata vietata dopo battaglie portate avanti dalle stesse donne e da varie associazioni quali l’Unicef poiché considerata tra tutte le tecniche di asportazione quella più pericolosa, ma è un’operazione che tutt’ora è diffusa in vari altri Paesi come alcuni Stati dell’Africa, dell’Asia e dell’America del Sud.

Il Sudan, fino al giorno dell’entrata in vigore della legge, registrava tra tutti i Paesi il più elevato ricorso all’infibulazione assieme all’Egitto. Stando a quanto riporta lo stesso Unicef si parla di una percentuale piuttosto alta: circa l’80 % di tutte le donne subiva una mutilazione genitale, con una particolare diffusione della tecnica tra le ragazze adolescenti.

Le numerose donne e bambine che venivano sottoposte a questa pratica bruta – spesso per mano di medici a loro volta donne – accusavano un fortissimo dolore durante e dopo l’operazione. In seguito riportavano oltre che danni fisici (come l’insorgenza di cisti, ascessi, infezioni), anche danni psicologici che le portava quasi a non riconoscersi più nel genere femminile. Per non parlare dei diritti di cui venivano private.

Numerose sono state i medici donna che, dopo aver riconosciuto la pericolosità e l’oltraggio al popolo femminile, hanno lasciato la loro professione per diventare portavoce contro la mutilazione genitale. Hido, una donna somala di cinquant’anni, ne è un esempio: ormai da anni ha abbandonato la sua professione e adesso è una volontaria che sensibilizza di casa in casa le donne.

Questa importante legge è da ritenersi una vera e propria vittoria e rappresenta un grande passo avanti verso il raggiungimento dell’uguaglianza di genere.

Verso il plastic free

Dal 21 al 27 settembre ha avuto luogo la Settimana del Pianeta, iniziativa nata sul canale YouTube dei theShow e sostenuta da Plastic Free Onlus, associazione di volontariato nata nel 2019 con lo scopo di  informare e rendere consapevole il maggior numero di persone possibile, anche tra i più giovani, sulla dannosità della plastica, specialmente quella monouso.

Questa associazione poche settimane fa ha conseguito l’obiettivo ‘green’ di raccogliere più rifiuti possibili, il tutto contemporaneamente in più città. Così più di 5000 volontari sono scesi per le strade delle loro città e sono arrivati a raccogliere fino a 31 mila kg di rifiuti in un solo giorno in 40 luoghi, tra Milano, Bologna, Firenze e Genova. Nel capoluogo ligure i theShow hanno partecipato raccogliendo 1000 kg solo in quella zona.

Dal profilo Facebook di Plastic Free

EconomyMag sull’evento: ”I volontari hanno raggiunto le strade e le spiagge maggiormente inquinate, per raccogliere sacchetti, oggetti e rifiuti abbandonati, dando un segnale forte di impegno concreto”. Infatti, con i 150 km di coste battute, l’associazione ha raggiunto la soglia dei 200 mila kg di rifiuti raccolti dalla sua nascita. La salvaguardia delle coste è anche lo scopo dell’organizzazione ambientale Blue Life che sul territorio ligure ha aiutato a ripulire Riomaggiore, Manarola, Portovenere, Lerici, Levanto e altre rinomate località turistiche.

Dal profilo Instagram di Blue Life

Il presidente di Plastic Free Onlus, Luca De Gaetano, soddisfatto dice: “Torneremo a realizzare una data nella primavera del 2021, nel frattempo continueremo a crescere, a sensibilizzare e organizzare nuove raccolte in tutta Italia”. Il prossimo obiettivo sarà di raccogliere 100 mila kg di rifiuti in un giorno.

Anche Flowe, associazione neonata del Gruppo Bancario Mediolanum, ha contribuito alla realizzazione di quest’idea e ha dato vita anche all’evento che MF Fashion ha definito il carbon negative più grande del 2020: Lunghezze d’onda.

L’evento ha avuto luogo domenica 18 ottobre sul canale YouTube di Flowe. Il talk show, condotto da Lodovica Comello, ha visto la partecipazione di Fedez, Canesecco e Cicciogamer89, con esibizione di artisti popolari come Marracash e Madame. Inoltre, grazie all’alto numero di visualizzazioni in poche ore, Flowe ha piantato 7000 alberi in Guatemala per compensare e superare le emissioni di Co2 dovute alla realizzazione dell’evento.

Come ricorda la giornalista Sara Del Dot su ohga! : “Le associazioni ambientaliste svolgono un ruolo fondamentale nel nostro sistema politico, occupandosi delle questioni per cui l’agenda istituzionale non trova tempo né risorse”.

L’arresto di Arnab Goswami

Mercoledì 4 novembre 2020, la rete televisiva indiana Republic Tv trasmette l’arresto del giornalista Arnab Goswami accusato di “Istigazione al suicidio”. L’anchorman indiano è ritenuto responsabile di aver spinto al suicidio il suo creditore, un arredatore di 53 anni deceduto nel 2018. Quest’ ultimo, in una nota scritta prima della morte, ha dichiarato di togliersi la vita a causa del mancato pagamento di un’ingente somma di denaro da parte di  tre persone tra cui proprio Goswami.

Reuters India FB

Il giornalista di stampo conservatore, fervente sostenitore del governo del Primo Ministro Nereda Modi, è  noto in tutto il Paese  per le parole forti usate nei confronti degli oppositori. Proprio questa ragione ha portato molti a pensare che, sotto questo arresto, si celasse  una motivazione strettamente ideologica. La sentenza di fermo è arrivata infatti dal governo dello stato del Mahashtra controllato dal partito oppositore al governo di Modi.

La notizia ha fatto il giro del mondo destando molto scalpore: il New York Times ha definito l’accaduto come un “Generale attacco alla libertà di stampa“, concordando con un tweet del Ministro degli Esteri indiano S. Jaishanka.

Goswami è stato rilasciato l’11 novembre 2020 su cauzione provvisoria ordinata dalla Corte Suprema dell’India. Questo non è l’unico episodio  in cui un giornalista viene attaccato per avere espresso in modo  libero e schietto  le proprie opinioni . L’Agenzia di Informazione scrive che, secondo un rapporto dell’Organizzazione internazionale Articolo 19, nel primo semestre del 2020 in Messico è aumentato il numero di attacchi e omicidi contro giornalisti e media, salito a 406 casi: un aumento del 45% rispetto all’anno precedente.

ll Time già nel 2018 (anno in cui circa 52 giornalisti sono stati assassinati) ha deciso di rendere omaggio alla professione nominando personaggio dell’anno un gruppo di giornalisti. Tra questi spiccano nomi come Jamal Kashoggi, la redazione della Capital Gazette di Annapolis sopravvissuta a una sparatoria in cui hanno perso la vita quattro membri e la giornalista filippina Maria Ressa oppositrice del regime populista di Rodrigo Duterte.

Premio Nobel per la Chimica

Il 7 ottobre scorso la Royal Swedish Academy Of Sciences ha insignito le due ricercatrici Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna del premio Nobel per la chimica. Il loro studio sull’editing del genoma aprirà, e già sta aprendo, numerose opportunità nell’ambito della ricerca scientifica. Il Professor Alessio Peracchi ci aiuta a capire cosa prevede questa scoperta e le sue possibili implicazioni: ricercatore e docente di Metodologie Biochimiche e Proteomiche del Corso di Laurea Magistrale in Scienze Biomolecolari, Genomiche e Cellulari all’università di Parma, in passato ha avuto l’onore di conoscere personalmente la dottoressa J. A. Doudna.

Emmanuelle Charpentier (sinistra) e Jennifer A. Doudna

Verso la fine degli anni ’80 uno studio dimostrò come nel genoma del comune batterio Escherichia Coli esistessero alcune sequenze ripetitive che svolgevano un ruolo fondamentale nella difesa dai batteriofagi. Queste sequenze, talvolta palindrome, vennero poi denominate CRISPR (Clustered regularly interspaced short palindromic repeats). “Quando un fago (virus) attacca un batterio – spiega il Prof. Peracchi – alcune sequenze del DNA virale vengono riconosciute ed elaborate dalla CRISPR che riesce a conferire al batterio l’immunità dall’agente patogeno. L’azione di questa struttura risulta essere altamente precisa e selettiva sfruttando l’appaiamento di specifiche sequenze nucleotidiche”.

L’intuizione delle due ricercatrici sta nel fatto di aver adattato questo sistema, naturalmente presente nel batterio, per permettere una precisa individuazione e sostituzione di intere sequenze del codice genetico: delle vere e proprie forbici genetiche chiamate CRISPR-Cas9. Le possibili applicazioni di questa scoperta sono innumerevoli. In campo medico si auspica di trovare una cura ad alcune malattie genetiche e in quello agroalimentare verrà favorita la ricerca riguardo agli organismi geneticamente modificati.

Funzionamento CRISPR-Cas9

Certamente non tramontano i dilemmi etici che invece risultano essere un argomento di discussione sempre più centrale con l’avanzamento del progresso scientifico e tecnologico. Come ci ricorda il Prof. Peracchi “Il sistema CRISPR-Cas9 è sì molto preciso, ma indubbiamente un eventuale errore anche se molto raro potrà facilmente causare danni molto gravi, soprattutto se si opera sugli esseri umani. Non dimentichiamoci infatti che il codice genetico contenuto nel nostro DNA è molto lungo e che allo stesso tempo le basi (unità fondamentali) che lo costituiscono sono sempre e solo 4”.

Un altro importante aspetto da sottolineare è che per la prima volta una coppia di donne riesce ad aggiudicarsi questo ambito premio. Infatti, solo cinque donne finora hanno ricevuto il Nobel in questa disciplina e soltanto due – compresa Marie Curie – lo hanno vinto da sole. Questo dato racconta una realtà fortemente disparitaria, dove la probabile spiegazione risiede nell’aspetto culturale.

Come racconta Peracchi infatti “Nel mondo accademico e della ricerca il carico di lavoro e la pressione che spesso si prova sono certamente molto alti. Una società dove, culturalmente, la figura deputata alla cura dei figli e dell’ambiente domestico è quella femminile, chiaramente sfavorisce la donna nella carriera lavorativa”. Questo fatto impedisce molto spesso alle donne di competere e primeggiare sul lavoro, anche a parità di competenze, rispetto alla controparte maschile. Così come è noto anche il grosso divario salariale tra i due generi che fatica ad assottigliarsi. Le due ricercatrici sono quindi doppiamente vincitrici, dato che oltre alle loro conoscenze e professionalità hanno saputo combattere e vincere una società ancora profondamente maschilista.

di Michael Nova, Lorenzo Barizza, Anna Barbieri e Silvia Giordano

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