NeuroUpper: un trattamento contro ansia, disturbi dell’umore e molto altro

Un innovativo dispositivo per il trattamento di disturbi psicologici è allo studio della professoressa Olimpia Pino e del suo team presso l'Università di Parma

Il dispositivo NeuroUpper durante una seduta nel Laboratorio di Psicologia cognitiva

Un moderno e promettente dispositivo elettronico che consente il trattamento di disturbi psicologici è allo studio presso l’Università di Parma. Si chiama NeuroUpper, ed è nato da un’intuizione della professoressa Olimpia Pino e dei suoicollaboratori. Si trova presso il laboratorio di Psicologia Cognitiva dell’Unipr.

Questo dispositivo opera attraverso la fotobiomodulazione e la sincronizzazione musicale per modificare i pattern, cioè gli schemi di attività, disregolati dell’attività elettroencefalica.

Da diversi anni ormai il team è al lavoro per rendere il dispositivo sempre più facile ed efficace nel trattamento dei disturbi dell’umore (depressione maggiore, vari tipi di ansia, disturbi ossessivo-compulsivi) e dei disturbi del sonno (insonnia o risvegli precoci).

Considerati i principi di funzionamento di NeuroUpper, inoltre, è verosimile che esso possa contribuire a migliorare molti domini cognitivi quali la memoria, l’attenzione, l’apprendimento e il ragionamento astratto, aiutando a contrastare le manifestazioni disfunzionali e/o patologiche tipiche dei soggetti affetti da disturbi come la Sindrome di Asperger (disturbo dello spettro autistico) o il deterioramento cognitivo (MCI) negli anziani.

La psicologia cognitiva

“Il laboratorio universitario di Parma – spiega la professoressa Pino – si occupa soprattutto dei processi cognitivi dell’apprendimento, dello sviluppo e della memoria. Ma sin dai primi anni di ricerca si è sempre lavorato con discipline affini e correlate: come la fisiologia, le biotecnologie e la filosofia verso un nuovo modo di intendere la psicologia e la neuropsicologia, avvalendoci inoltre dei pazienti denominati ‘casi classici’ per studiare i loro danni e deficit cognitivo-comportamentali e sviluppare le relative linee di ricerca ad essi collegate”.

“La Psicologia Clinica e quella Cognitiva trovano un punto di sintesi nell’attività di ricerca del mio laboratorio, – continua la Pino – ad esempio per lo studio del Danno Cognitivo Lieve, che rappresenta una finestra di studio molto ampia. Questo deficit neurospicologico per durata ed estensione risulta essere molto debilitante nel benessere e nella qualità della vita del paziente, per questo sia a livello sperimentale che clinico sta gradualmente ottenendo l’interesse scientifico di cui merita”.

Cos’è il progetto NeuroUpper 

Il dispositivo, spiega la professoressa Pino, è nato grazie all’incontro e la collaborazione con l’amico Francesco La Ragione, laureato in Ingegneria al MIT di Boston ed esperto di progettazione e realizzazione dei Brain Computer Interface (BCI), che sta attualmente lavorando con il laboratorio alla progettazione e alla gestione degli aspetti tecnico elettronici del dispositivo NeuroUpper. 

“Sempre per quanto riguarda il trattamento al Danno Cognitivo Lieve, abbiamo messo a punto un software che misura i punteggi di alcuni test di memoria prospettica, ovvero la capacità di ricordarsi intenzioni o azioni nel futuro, che si sono dimostrati essere buoni marker cognitivi” spiega la Pino.

NeuroUpper è quindi un neuro-stimolatore per i meccanismi cerebrali che stimola e mette in funzione il cervello, ma anche un neuro-riabilitatore. L’intento è quello di trovare uno strumento adeguato di modulazione delle onde cerebrali che induca delle modificazioni neurofisiologiche e comportamentali, proseguendo il precedente studio della Pino e colleghi sull’influenza degli ioni positivi sul tono dell’umore. Le valutazioni neuropsicologiche che si fanno in fase iniziale permettono di individuare soggetti con disturbi psichiatrici gravi e con multiple comorbidità e quindi molto resistenti al trattamento.

Attualmente il team della professoressa Pino sta reclutando soggetti non sottoposti a terapia farmacologica (per omogeneizzare i risultati) ma soprattutto è alla ricerca di adeguati finanziamenti per realizzare il Secondo Prototipo di NU- del quale si dispone già del progetto. Il laboratorio auspica che questo nuovo dispositivo, dopo esser stato brevettato, possa essere commercializzato e utilizzato in centri di riabilitazione e di cura.

I test condotti

La ricerca è iniziata nel 2014 e, nei primi studi condotti, il team ha dovuto tener conto anche della reazione dei soggetti partecipanti e in particolare la loro motivazione alla compliance (aderenza) nei confronti di una terapia nuova e insolita per i loro standard. L’attuale protocollo per le sedute è stato introdotto a partire dal 2015 e prevede che delle sedute dalla durata di circa 30 minuti composte da sequenze di stimoli audio-visivi.

Come funziona quindi? Il soggetto entra in una stanza oscurata e si siede su una comoda poltrona. A qualche metro da lui si trova un effettore visivo con 8 lampade che hanno il compito di segnalare, con un apposito tono di colore, la presenza di una particolare onda di attività cerebrale. Il soggetto poi indossa una cuffia EEG e una cuffia audio nella quale è riprodotta una playlist di musica rilassante, durante la seduta viene prodotto tracciato dal poligrafo che evidenzia le eventuali irregolarità nell’attività elettro-encefalica.

Ad oggi, con NeuroUpper, sono state valutate almeno 150 persone, di cui 60 che hanno concluso l’iter del trattamento.

Gli studi condotti finora hanno permesso di individuare soggetti con disturbi gravi e altri lievi, ad esempio nella prima categoria troviamo pazienti molto difficili con modalità di pensiero chiusa e molto strutturata, fino a paranoide, che poco si adattano al training di neurostimolazione con NeuroUpper. Al contrario, lo stesso trattamento garantisce risultati fortunatamente molto soddisfacenti nei pazienti “lievi” con disturbi dello spettro autistico, ansie e fobie, disturbi del sonno, dell’umore e ossessivi-compulsivi. 

Il team già dopo 3 o 4 mesi di valutazioni in follow up con test WAIS, una tra le più importanti scale di valutazione neuropsicologica, ha potuto avere i primi risultati sulle persone trattate. Le performances delle funzioni cognitive di base risultano migliorate, in particolare la capacità verbale, ma anche le funzioni esecutive come la velocità di elaborazione del pensiero astratto, producendo in media nel gruppo una variazione di circa 20 punti di Q.I., con un picco addirittura di 26 punti. 

Per questo motivo si è deciso di includere anche soggetti senza alcun disturbo cognitivo, cioè quelli non-patologici. Come riporta la Pino in un esempio, un soggetto partecipante non patologico ha riportato miglioramenti non solo nella gestione dell’ansia, ma anche nelle prestazioni lavorative, sportive e sociali già dopo un primo ciclo di sedute.

Altri casi hanno visto pazienti in trattamento a causa di ansia e attacchi di panico. Alcuni dei quali avevano elaborato ormai un’adeguata e spesso personale strategia adattativa, detta di coping, per far fronte agli attacchi di panico, solitamente improvvisi e pervasivi nella loro frequente comparsa. “In alcune sedute con questi pazienti, – spiga la Pino –  si è addirittura riscontrata l’inaspettata rievocazione di ricordi piacevoli, dai connotati vividi e autobiografici. E’ stata ipotizzata l’interazione di particolari frequenze sonore o luminose della stimolazione di NU come probabile fattore di riattivazione delle tracce mnesiche sopite”.

Alcune tecniche cognitive per gestire ansia e stress

Il team dell’Università di Parma ha condotto lo studio in questi mesi, tramite un questionario online, sulla diffusione di ansia e depressione negli adolescenti (di età compresa tra 14 e 17 anni) in relazione al loro utilizzo di Internet e dei mezzi di comunicazione in genere. E nel 2020 – complice il lockdown e il distanziamento imposti dalla gestione emergenziale della pandemia – rispetto all’anno precedente, è stato notato un incremento dei valori medi, un dato preoccupante considerando la fascia d’età molto sensibile.

Mentre in un altro studio condotto su un campione di soccorritori volontari, si è indagato sul costrutto del “significato della vita”. Si è pensato che un volontario sia generalmente mosso internamente da una forte motivazione all’agire in contesti critici. Naturalmente, nell’intimo di una persona possono esserci molti aspetti che la spingono a prestarsi nell’emergenza: soddisfazione personale, senso di trascendenza, empatia o tutte quante insieme. Effettivamente, dallo studio, emerge come il senso della missione e della socialità siano confermati come valori cardine dell’attività di volontariato.

La Pino inoltre, sulla scorta dell’esperienza come docente presso l’Università Popolare, seguendo l’impostazione teorica anglosassone della psicologia positiva delineata dal celebre psicologo statunitense Martin Seligman, sottolinea l’importanza, più attuale che mai, di coltivare le relazioni personali. “Nonostante i tempi – continua Pino – che ci impongono quarantene e distanziamento sociale e tutte le difficoltà quotidiane che ne derivano, ognuno di noi oggi dispone fortunatamente di mezzi di comunicazione che permettono di condividere momenti ed emozioni. Questi dispositivi e queste tecnologie possono rappresentare anche un surrogato alla classiche tecniche di meditazione o mindfullness, le quali spesso risultano per molte persone difficilmente praticabili e apprezzabili”.

La professoressa Pino conclude con un suggerimento rivolto a tutti, cioè quello di cercare di eseguire un tipo di meditazione informale, fatta nelle semplici attività quotidiane come: curare la casa e il proprio ambiente di lavoro, spolverare gli oggetti e cercare di provare allo stesso tempo emozioni positive, elaborando una narrazione autobiografica legata a quell’oggetto particolare e all’impatto che ha avuto nella nostra vita. “In questo modo si ricollega la nostra vita interna al nostro spazio esterno, – spiega Pino – provando un sentimento di gratitudine, intesa come attenzione posta in un momento particolare verso le piccole cose quotidiane. La gratitudine è un atteggiamento positivo e propositivo contrapposto all’attesa o all’aspirazione verso l’irrealizzabile o il mancante, attività che infatti sono spesso causa di ansia e frustrazione quotidiane”.

Aiutano anche i lavori manuali amatoriali: come il cucito, il giardinaggio, il bricolage, qualsiasi attività finalizzata alla realizzazione di un manufatto artistico. Porsi in una misurata e concreta programmazione di obiettivi realistici è un buon atteggiamento per lo svolgimento sereno della nostra quotidianità.

di Riccardo Proni 

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*