“La scuola, un lusso negato a molti”: la scrittrice Pacmogda racconta la sua storia

Nel suo libro 'Basnewende' racconta la vitale importanza dell'istruzione e il suo lungo viaggio dal Burkina Faso al piccolo paese di Borgotaro nel parmense

Basnewende‘ è il romanzo autobiografico di Talatou Clementine Pacmogda, scrittrice originaria del Burkina Faso. Si tratta di un racconto di vita, con il quale la protagonista tenta, e vi riesce, di trasmettere non solo le sue esperienze ma anche i suoi pensieri e i suoi sentimenti più intimi.

Alla prima presentazione del libro hanno preso parte Elisa Camellini, responsabile Politiche per l’immigrazione della CGIL di Parma, Diego Rossi, sindaco di Borgotaro e presidente Provincia di Parma, Elisabetta Zanichelli, referente formazione docenti dell’Ufficio scolastico territoriale di Parma, Fiorella Prodi, della segreteria CGIL Emilia Romagna, Salvatore Barbera, segretario generale FLC CGIL Parma, e Paolo Spagnoli, della segreteria confederale CGIL Parma.

Una vita rivolta alla scuola

Nata nel 1977, in Costa D’Avorio, da genitori immigrati dal Burkina Faso e terza di quattro figli, Talatou Clementine Pacmogda cresce in suolo ivoriano fino a quando i genitori decidono poi di ritornare nella terra di origine. Perde il padre quando era ancora una bambina. Frequenta la scuola primaria e secondaria in Burkina Faso. Dopo la maturità, conseguita nel 2000, prosegue gli studi universitari. Nel 2005 discute la tesi di laurea in linguistica, ma il 2008 sarà il vero anno della svolta, non solo perché consegue la laurea specialistica, ma vince anche una borsa di studio per la Normale di Pisa, dove si occupa di acquisizione della lingua per i bambini. Discute la tesi nel giugno del 2012 e nello stesso anno si sposa con un medico specializzando di Pisa. Dal 2015 vive a Borgo Val di Taro nella provincia di Parma.

“Questo libro ruota intorno allo studio – spiega la scrittrice – come del resto tutta la mia vita. Nel mio caso non bastava solo la volontà di studiare, perché per me hanno influito le condizioni in cui vivevo. E ho cominciato questo racconto perché volevo spiegare le ragioni per le quali sono partita da casa“. All’autrice è stata quasi negata la possibilità di andare a scuola, ma anche durante gli anni scolastici svolti, come dichiara la Pacmogba, ha dovuto affrontare situazioni molto difficili, soprattutto quelle economiche, a causa delle quali é stata più volte vicina a dover rinunciare agli studi: “Qualche volta seguivo le lezioni fuori dalla scuola ed è stato umiliante, soprattutto quando sentivo il maestro chiamarmi per nome, perchè gli altri compagni erano seduti al proprio banco mentre io no”.

Le condizioni economiche l’hanno costretta a rimanere lontana dalla scuola per un anno, durante il quale la ragazza ha lavorato presso una famiglia come domestica. Ma, anche grazie all’intervento di uno zio, riesce a frequentare le scuole medie e continuare così il suo percorso verso l’università e, alla fine, alla tanto auspicata laurea: “Laurearsi, per me, è come salire di un grado che nessuno può immaginare, come se fossi arrivata al culmine di tutto quello che potevo cercare nella vita. Avevo però bisogno della specialistica per il dottorato, così ho lavorato per permettermi di continuare a studiare”.

La scuola non è un sacrificio

“Nella mia vita ho sempre tentato di far capire agli altri che lo studio è un lusso negato a molti. Tutte le volte che sono stata invitata nelle scuole a parlare con gli studenti ho cercato di convincerli del fatto che lo studio non è un sacrificio, anzi è basilare per il nostro futuro. Ci vuole un buon bagaglio culturale per affrontare la vita. Tutte le volte che qualcuno mi dice che la scuola non gli piace e che vuole iniziare a lavorare subito dopo i 18 anni, io gli rispondo che senza scuola l’obiettivo a cui tanto si ambisce con il tempo perderà valore, perché non si può sperare di arrivarci senza cultura”.

Questo il messaggio che la scrittrice ha tentato di infondere anche ai lettori del suo libro. Secondo la Pacmogba, ogni bambino deve fare meglio dei propri genitori, ed è proprio grazie alla scuola che possiamo farlo.

“Ritengo Clementine un valore aggiunto alla nostra comunità – commenta il sindaco di Borgotaro, Diego Rossi – per il suo rapporto diretto con le persone e perché già altre volte è stata capace di far conoscere sia a noi che ai lettori i pregi e i difetti del suo paese. Credo inoltre che con questo libro Clementine diventi a tutti gli effetti un modello di ispirazione. La storia, prima di una ragazza e poi di una donna, compie un lungo percorso di crescita e ci arricchisce leggendola”.

Tema principale di questo libro è, dunque, quello che Clementine chiama ‘scuola rubata’. Sulla questione è intervenuto anche Salvatore Barbera, Segretario generale FLC CGIL Parma, che individua un altro elemento di vitale importanza nel libro: “‘Rubare la scuola’ è un tema anche italiano, perché presente in alcune zone del Paese con problemi socio-economici molto gravi“.

“Ma io vedo anche un’altra cosa importante in questo libro, – continua il segretario Barbera – ovvero il valore della conoscenza. La storia di Clementine ci insegna come la conoscenza può essere un elemento di riscatto dell’umanità”. L’errore di molte persone, secondo Barbera, sta nel vedere la scuola come una sorta di preparazione ad una vita più sterile di quello che dovrebbe essere, quando invece deve essere considerato “il luogo in cui impariamo ad essere cittadini, a rispettare la democrazia e ad essere cosciente del valore degli altri, a rispettare gli altri”.

Dello stesso parere è Paolo Spagnoli che commenta come “oggi in Africa molti bambini studiano con l’aiuto di semplici candele perché manca la luce e perché ci sono multinazionali che invece di investire sull’aspetto istruttivo, sfruttano le loro terre per farne possesso proprio”.

Donne migranti in Italia

Fiorella Prodi, segretaria CGIL Emilia Romagna, pensando alla storia della Pacmogda, analizza il tema dell’immigrazione da una prospettiva di genere, con il quale coglie gli aspetti che si intersecano nelle storie delle donne migranti.

Secondo un ultimo sondaggio di Idos 2020 il numero di donne di cittadinanza straniera arrivata in Italia tra il 2005 e il 2020 ha registrato un incremento del 141% contro il 112 degli uomini, inoltre le donne sono risultate le migliori nel rinnovarsi, trovare risorse e soluzioni. Molte di loro si sono distinte nelle attività domestiche e di cura e la pandemia le ha rese ancora più vulnerabili e, nello stesso tempo, più necessarie perché si sono rivelate molto abili nel creare legami tra tradizione e cambiamento: “L’esperienza come quella di Clementine – continua la segretaria – ci danno importanti informazioni sulla cultura e sul contesto di vita dei paesi da cui provengono”.

 

di Mattia Celio

 

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