Joe Biden: sconfitte e successi del futuro POTUS

Chi è Joe Biden? Luci e ombre sui quarantenni di carriera politica del democratico che ha battuto Trump nella corsa alla Casa Bianca


Negli ultimi giorni si è parlato molto delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America. Delle elezioni anomale, tra le più divisive e partecipate della storia del paese. Ma alla fine è emerso comunque un vincitore: Joe Biden.

Chi è Joe Biden?

Joe Biden e Barack Obama

Dalla pagina Facebook di JoeBiden

Joseph Robinette Biden Junior – classe 1942, Scranton, Pennsylvania – meglio conosciuto come Joe Biden – è il nuovo presidente eletto degli Stati Uniti d’America, ma non solo: è anche il candidato più votato nella storia delle elezioni americane, con oltre 74 milioni di voti.

Non parliamo di certo dell’ultimo arrivato: il presidente eletto ha alle spalle una lunga e travagliata carriera politica. Molti lo conoscono per essere stato il vicepresidente di Barack Obama per entrambi i suoi mandati, ma è stato una figura importante della politica americana già da prima di allora.

A soli 29 anni fu eletto per la prima volta senatore del Partito Democratico in rappresentanza dello Stato del Delaware. Era il 1972, e all’epoca era uno dei senatori più giovani della storia americana. Mantenne la carica fino al 2009 – per sette mandati consecutivi – quando poi si dimise per assumere la posizione di vicepresidente.

La sua corsa alle presidenziali fu davvero travagliata: la prima candidatura risale al 1988, a soli 45 anni. Nonostante fosse uno dei favoriti, fu costretto a ritirarsi dopo essere stato accusato di esagerazioni nelle sue credenziali accademiche e di aver plagiato un discorso del segretario del partito laburista britannico Neil Kinnock.

Ci riprovò nel 2004, ma alla fine rinunciò, lasciando in seguito il posto a John Kerry. Nel 2008, invece, dopo essersi iscritto nell’elenco dei candidati democratici, decise di ritirarsi dopo lo scarso risultato ottenuto ai Caucus in Iowa. Ma nello stesso anno venne scelto da Barack Obama come suo vicepresidente e la coppia vinse le elezioni presidenziali.

Dopo l’esperienza alla Casa Bianca, Biden decise di rimettersi in gioco candidandosi alle elezioni presidenziali del 2020. Obiettivo? Rimediare ai danni della presidenza Trump e “Ripristinare l’anima dell’America”, come recita uno dei suoi più popolari slogan.

Nonostante l’età – Joe Biden ha 78 anni – questa è stata per lui la volta vincente e oggi è il 46° presidente degli Stati Uniti d’America.

Tante le tragedie che hanno segnato la sua vita

Se da un lato possiamo definire piena di vittorie e di successi la sua carriera politica, dall’altro lato, non possiamo dire lo stesso per quanto riguarda la sua vita privata.

Nel 1966 Biden sposò Neilla Hunter, da cui ebbe Joseph, Robert e Naomi. Tuttavia, nel 1972 la moglie e i tre figli restano coinvolti in un drammatico incidente stradale, nel quale Neilla Hunter e la figlia più piccola persero la vita.

Nel 2015, Biden dovette affrontare un altro enorme dramma: la morte del figlio Beau, stroncato a 46 anni da un tumore al cervello.

Oltre a ciò, Biden ha sempre dovuto combattere con la balbuzie, che è stata per lui motivo di imbarazzo in diverse occasioni: più volte Trump l’ha scimmiottato per questo. Ma anche grazie a questa sua disabilità, Biden ha imparato a mettersi alla prova, costringendosi fin da giovane a parlare in pubblico in ogni occasione possibile, per superare il problema.

Come sottolinea Francesco Costa, giornalista e vicedirettore de Il Post: “Il nuovo presidente ha vinto la battaglia della vita”, perché dopo oltre 40 anni in politica, nel 2016 dovette assistere alla vittoria di un candidato – Donald Trump – che minacciava di distruggere ciò che lui aveva contribuito a costruire negli otto anni precedenti. Con la sua vittoria Biden spera dunque di chiudere il capitolo ‘Trump’, puntando ad un ritorno della dottrina Obama, ma evitando gli errori del passato.

Alcune ombre oscurano il passato da senatore

Joe Biden

Negli anni ’70, Biden si oppose al “desegregation busing”, pratica che cercava di favorire l’integrazione razziale attraverso l’accompagnamento di studenti appartenenti alle minoranze etniche in scuole di ‘bianchi’. Durante le primarie dems del 2020, questa sua posizione gli provocò anche un duro scontro con la candidata Kamala Harris – ora sua vice – che lo accusò di razzismo.

Inoltre, negli anni ‘80 si spese per far passare il Comprehensive Crime Control Act, una dura legge contro la criminalità che causò l’incarcerazione di migliaia di giovani, soprattutto afroamericani, anche per reati minori.

Nel 1994 votò una legge che tagliava i fondi federali alle scuole che promuovevano programmi che sensibilizzavano il tema dell’omosessualità e due anni dopo firmò il Defense of Marriage Act, che proibiva il riconoscimento federale per le coppie dello stesso sesso, ammettendo il matrimonio soltanto fra uomo e donna.

La posizione di Biden sulle unioni civili gay è rimasta sostanzialmente invariata fino al 2012, quando in un’intervista sulla NBC dichiarò di supportare i matrimoni omosessuali.

Negli anni ’90, fu favorevole all’intervento militare nella ex-Jugoslavia e votò nel 2001 per la guerra in Afghanistan; scelte che tuttavia vanno lette in relazione alla complessità della materia e considerando il delicato contesto storico-politico in cui sono state assunte.

Tanti anni in politica significano infatti prendere innumerevoli decisioni e votare su altrettante leggi; mettere la faccia su molte questioni, stringere accordi e scendere a compromessi. Nella sua lunga carriera Joe Biden ha sicuramente commesso degli scivoloni, assumendo posizioni che oggi potrebbero suscitare una certa disapprovazione e da cui lui stesso ha preso le distanze. Proprio per questo oggi Biden deve difendersi da chi lo critica per le scelte del suo passato. Scelte che tuttavia rappresentano 40 anni di carriera.

Il buon Biden – L’altro lato della medaglia

Joe Biden

Non dimentichiamoci che Joe Biden è stato artefice anche di meritevoli azioni politiche e sociali.

Innanzitutto, già dal 1972 venne eletto senatore proponendo un programma che promuoveva il ritiro dalla guerra del Vietnam; il completamento delle riforme sui diritti civili degli afroamericani; riforme a favore dell’ambiente; una tassazione progressiva; migliori servizi pubblici; riforme alla sanità. In più, si mostrò sempre vicino alla classe operaia.

Nel 2015, dopo la morte del figlio Beau, fondò la Biden Cancer Initiative, per sostenere la lotta al cancro, dopo aver già lanciato il programma di ricerca Cancer Moonshoot.

Durante suo il secondo mandato da vicepresidente, si spese contro la violenza di genere, contribuendo all’approvazione di una legge contro la violenza sulle donne che portò alla fondazione della Commissione per le donne alla Casa Bianca, co-presieduta dallo stesso Biden con la consigliera Valerie Jarrett.

Nel 2017, il presidente Obama gli assegnò ‘con distinzione’ la Medaglia presidenziale della libertà, la massima onorificenza del paese, definendo il vicepresidente come “un leone della storia americana e un esempio per le generazioni future”.

Negli ultimi quattro anni, Biden fu molto critico su certe scelte di Trump, in particolare sulla sua strumentalizzazione delle paure degli americani; sulla guerra commerciale con la Cina; sul ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria (che ha favorito l’aggressione dei turchi contro i curdi) e sull’uscita dall’Accordo di Parigi.

Chi sarà Joe Biden?

Dopo questo breve ritratto, forse Biden ne uscirà come un personaggio molto più complesso e ambiguo di quanto non si credesse.

Nel suo primo discorso da presidente eletto, il democratico ha promesso che sarà il “presidente di tutti”, il “presidente dell’inclusione”. Ma lo sarà davvero o soltanto di facciata? E soprattutto: rappresenta il candidato che tutti speravano o è piuttosto l’alternativa a Trump ‘meno peggio’?

Il vantaggio di essere più moderato del predecessore ha sicuramente giocato a suo favore, aiutandolo a guadagnarsi l’apprezzamento di tutti coloro che in questi ultimi quattro anni si sono stancati del populismo autoritario di Trump. In effetti Biden ha sempre preferito non mostrarsi aggressivo né eccentrico, ma piuttosto cauto, (Sleepy Joe lo chiamava appunto Trump) pur mantenendo sempre un atteggiamento propositivo e deciso.

Insomma: ha vinto Biden, o ha perso Trump suicidandosi politicamente ?

Una cosa possiamo affermarla con certezza: l’America in questo periodo è in preda ad un pesantissimo clima di tensione sociale, aggravato dall’emergenza sanitaria e dalle conseguenti ripercussioni sull’economia. È una nazione spaccata a metà, vittima di una fortissima polarizzazione a livello sociale e culturale, reduce da quattro anni di presidenza Trump. Ora più che mai ha bisogno di una figura salda, presente, che la sappia riunificare, che sappia curarla metaforicamente e letteralmente, vista la grave emergenza sanitaria che sta colpendo da mesi il paese.

Joe Biden

Dalla pagina Facebook di JoeBiden

La gestione del virus sarà proprio una delle priorità di Biden che più volte ha chiarito di voler puntare sul contenimento dell’epidemia, piuttosto che sull’attesa del vaccino, come ha fatto invece Trump.

Naturalmente, la ricerca di un vaccino resterà un punto fondamentale, ma nell’immediatezza il programma prevede test gratuiti per tutti, assunzione di personale sanitario, l’istituzione di nuovi centri per i test rapidi e il miglioramento dell’efficacia ed efficienza degli stessi test.

Per quanto riguarda la questione ambientale, Biden ha dichiarato di voler rientrare nell’Accordo di Parigi, ridurre le emissioni di gas serra fino al 45-50% entro il 2030, e proporre il raggiungimento di un’economia a emissioni zero entro il 2050.

In quanto all’economia e al lavoro, il nuovo presidente ha promesso non solo di dare un ruolo più rilevante ai sindacati e di sostenere le piccole imprese (particolarmente colpite dalla crisi epidemiologica) ma anche di dare un aiuto ai lavoratori con un aumento del salario minimo federale: si pensa infatti di passare dagli 11,50 dollari – attuali – ai 15 dollari l’ora. Altro punto importante della sua compagna è la questione del debito di studio: le famiglie americane, per pagare la formazione universitaria dei propri figli, spesso si indebitano per anni. Con un finanziamento prodotto dall’aumento delle tasse, Biden mira a contribuire alla formazione universitaria con un aiuto di 10 mila dollari a studente.

La politica estera è, sicuramente, l’ambito in cui il nuovo presidente dovrà lavorare molto di più. Egli si propone di rafforzare il multilateralismo, l’adesione alla Nato e i rapporti con i paesi europei, fortemente compromessi sotto la presidenza Trump. Inoltre, la nuova amministrazione cercherà di ripristinare l’accordo sul nucleare con l’Iran voluto da Barack Obama, che tutelerebbe l’arena internazionale dallo sviluppo di un arsenale nucleare iraniano.

Infine, Biden vorrebbe ridurre il numero di carcerazioni, che comporta un importante peso per l’economia – gli Stati Uniti sono il paese con la popolazione penitenziaria più alta al mondo – e vorrebbe abolire la pena di morte negli stati dove è ancora in vigore.

Mentre per quanto riguarda l’immigrazione, il nuovo presidente si impegnerà ad eliminare la pratica della separazione dei bambini dai genitori immigrati dal Messico e a ripristinare il DACA, il programma federale che permetteva ai “dreamer” (persone entrate come minori illegalmente nel paese) il diritto temporaneo di vivere, lavorare e studiare negli Stati Uniti.

In conclusione, quando parliamo di Joe Biden, parliamo di un politico che ha indubbiamente contribuito alla formazione della propria nazione; parliamo di un uomo che, nonostante tutto, non ha mai mollato la presa e che ha sempre mostrato impegno nel suo mestiere. Naturalmente, non sappiamo ancora che presidente sarà, ma come dice Biden stesso: “Diamoci un’altra possibilità”.

 

di Sara Diana e Alessandro Volpari

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