Parma Film Festival: Lodo Guenzi racconta il suo esordio cinematografico

Già frontman della band 'Lo Stato Sociale', Guenzi sarà tra i protagonisti del film 'Est - Dittatura Last Minute'.

Il nome Lodo Guenzi suona familiare ai più: è il frontman de ‘Lo Stato Sociale‘.  Questo gruppo musicale negli ultimi anni ha conquistato vette sempre più alte del successo, tanto che è noto ormai a chiunque, proprio come il ritornello che lo ha portato a vincere il Festival di Sanremo nel 2018 : una vita in vacanza, una vecchia che balla…Eppure, Ludovico, in  arte “Lodo” Guenzi non è solo un cantante, ed è proprio per questa sua inedita esperienza da attore cinematografico che si è trovato ospite di Parma Film Festival 2020. Per la prima volta sul grande schermo, Guenzi è uno dei tre giovani protagonisti di ‘EST – Dittatura Last Minute, diretto dal giovane regista Antonio Pisu, che ha ottenuto ottimi consensi. Persino Oliver Stone, che ha assistito alla presentazione del film al Festival di Venezia, ne è rimasto entusiasta, definendolo “bello, semplice e affascinante”. 

Il debutto cinematografico con EST – Dittatura Last Minute

Il primo film di Lodo Guenzi è un road-movie tratto da una storia vera. Ambientato negli anni ottanta, tre ragazzi decidono di partire per una vacanza nell’Europa dell’Est. La loro vacanza prenderà una svolta inaspettata quando un uomo rumeno, in fuga dalla dittatura, chiederà loro di portare una valigia alla sua famiglia rimasta in Romania.

Tutti e tre gli attori sono, come Guenzi, al loro esordio cinematografico. Come egli stesso tiene a precisare, tuttavia, il mondo della recitazione non gli è affatto estraneo, anzi. Si è diplomato, infatti, all’Accademia Drammatica Nico Pepe e, come sottolinea lui: “Il mio mestiere da dodici anni è quello dell’attore di teatro, solo che nel frattempo ho avuto una band famosa”. L’essere un attore, ed in particolare un attore di teatro, non è un dettaglio trascurabile per il giovane frontman de ‘Lo Stato Sociale’. Anzi, sostiene scherzosamente che sia proprio per questo suo passato che è riuscito a raccontare e a convincere tutto il suo pubblico di saper cantare o suonare, quando in verità non si ritiene in grado di riuscire a fare nessuno dei due. O meglio, la prima volta che ha sentito di potersi considerare un musicista è stato “ben dopo il mio primo concerto in un palasport”. 

Il mestiere dell’attore, tra il teatro ed il cinema

Non sembra dunque difficile per Guenzi passare da una carriera all’altra ed affrontare tutte le novità che arrivano con il nuovo mestiere. Perché, come ricordato più volte nel corso dell’incontro, lavorare in teatro è totalmente diverso da lavorare per il cinema. Una prima differenza, spiega Guenzi, è che in teatro devi compiere le azioni sul momento. Sul set, invece, puoi prepararti. Ad esempio, se una scena richiede di piangere, l’attore ha tempo di prepararsi, di pensare ai ricordi più tristi che ha. Il problema, è che funziona giusto un paio di volte, poi risulta sempre più impegnativo. Ed ecco che Guenzi svela il primo segreto che ha imparato sul set: “per piangere a comando, basta tirarsi i peli del naso“. E questo metodo, assicura, funziona ogni volta.

Una seconda differenza riguarda i ruoli dell’attore e del regista: “Il cinema è il luogo del regista, la magia del cinema la fa lui. Il teatro è il luogo dell’attore”. Lodo Guenzi è pronto a sottolineare che la sua esperienza cinematografica non è comune. Infatti, ‘EST – Dittatura Last Minute‘ è un piccolo gioiello. Gli attori sono esordienti, la troupe non è numerosa come quella di un blockbuster, e tutto contribuisce a creare un’atmosfera singolare. Nonostante il freddo tagliente, la sveglia la mattina presto, Guenzi ricorda con affetto il tempo trascorso a girare, in cui si è sentito circondato non solo da colleghi del cinema, ma da veri e propri amici.

La prima impressione della Romania

Parte dell’atmosfera è dovuta anche ai luoghi dove il film è stato girato. Lì, a Bucarest, tutto sembra ancora appartenere agli anni ottanta. Guenzi racconta di tute acetate, persone dalle facce antiche ed episodi di grande povertà. Gli attori non si sono fermati alla capitale, ma si sono inoltrati fino ai paesini, dove, racconta: “Ci sono immagini che mi sono rimaste addosso”. Si tratta di luoghi dove persino i cani si rendono conto di quanto è difficile saziare la fame; si buttano coscientemente sotto alle macchine, racconta Guenzi, sicuri che solo così, per pietà, la gente si possa fermare e dare loro da mangiare. 

A sottolineare il confronto così stridente non è solo il passare degli anni, ma anche la scelta della colonna sonora. Infatti, il regista ha scelto come brani del film canzoni totalmente opposte: si va da ‘Felicitàdi Albano e Romina ai pezzi di Franco Battiato. La prima Lodo Guenzi la definisce come la classica “caramellona pubblicitaria, dal messaggio commerciale plastificato” che canta di un presente euforico, idilliaco. Le strofe di Felicità stridono con quelle di L’ombra della poesia, così come la disperazione di un paese sotto regime stride con l’Italia degli anni ottanta da cui provengono i tre protagonisti. 

Fotogramma dal film EST – Dittatura Last Minute, di Anonio Pisu (2020)

Parlare di cinema con Lodo Guenzi

E se Lodo Guenzi dovesse scrivere una canzone per questa esperienza? La chiamerebbe: “Non stiamo andando a figa”, da una futura celebre battuta del film. Parlare di cinema con Lodo Guenzi non è come parlare di cinema con chiunque. Non solo perché fa parte di uno dei gruppi musicali italiani più famosi, e nemmeno perché è un attore di teatro che non era mai stato parte di un set. 

Lui si definisce “molto ignorante” nel cinema, eppure cita come film preferito un titolo di nicchia come ‘Louise-Michel’, di Gustave de Kervern e Benoît Delépine. Non vuole chiamarsi attore bensì dilettante, e non vuole diventarlo o imparare il mestiere perché lui punta ad essere “il più grande dilettante della storia di questo paese”, e per farlo deve cambiare mestiere ogni quattro o cinque anni, proprio per assicurarsi di non averlo imparato. Non è un attore, eppure nel suo primo film ha pure una controfigura, “una versione di me senz’anima”, perché doveva tornare in Italia per uno spettacolo, più precisamente a Parma, al Teatro delle Briciole.

Parlare di cinema con Lodo Guenzi vuol dire farsi ammaliare dall’entusiasmo delle prime volte, dei misteri dei mondi che frequenta un attore raccontati con un misto di stupore e responsabilità, dovuta agli anni di esperienza. Vuol dire parlare di coraggio e di umiltà, ma soprattutto di curiosità. Perché, come racconta lui stesso: “Non c’è niente di più esaltante di fare qualcosa che non sai fare. Hai una freschezza nuova, data anche da una forma di disagio, di innocenza. Ecco, tra il disagio e l’innocenza c’è un po’ di magia”. 

di Teresa Tonini

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