Il futuro incerto del cinema: “Sarà sempre più difficile riportare le persone in sala”

Il 2020 porta l'85% in meno di incassi. Riflessioni, timori e speranze dei gestori delle sale d'essai cittadine

crisi cinema covid 19

“Sono sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto”: è stato deciso nel decreto firmato il 25 ottobre dal premier Giuseppe Conte che, di conseguenza, ha sancito la chiusura per la seconda volta di cinema e teatri fino a nuovo ordine. Ma questa volta i proprietari non intendono fermarsi, non solo perché convinti della loro efficace organizzazione in tempo di covid-19, ma anche perché questa volta si rischiano ancora più gravi problemi economici.

Proteste ed iniziative

Le proteste contro la chiusura dei cinema sono iniziate subito dopo la firma del nuovo DPCM sotto forma di lettere, petizioni e appelli rivolti al ministro della cultura Dario Franceschini. I proprietari dei cinema, infatti, durante la riapertura sono riusciti a contenere la diffusione del Covid-19 grazie a rigide prassi basate sul controllo della temperatura, uso della mascherina nelle sale, lavaggio delle mani, distanziamento dei posti e biglietteria elettronica per la prenotazione. Ma questo non è bastato.

Tra i primi a fare sentire la propria voce figura il presidente dell’AGIS (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) Carlo Fontana, che ha inviato una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e allo stesso Dario Franceschini, nella quale ha espresso tutta la sua contrarietà, soprattutto dopo che i cinema e i teatri si sono rivelati spazi dove il rischio di contagio è stato pressoché nullo. Espresso anche tutto il suo timore per queste imprese, che hanno speso grandi somme di denaro per elevare il livello di sicurezza per lavoratori e spettatori.

Per cercare di intrattenere il pubblico nonostante la momentanea chiusura, a Parma Andrea Gambetta, gestore del Cinema Edison, ha aderito al progetto ‘IORESTOINSALA’ che raggruppa un circuito di oltre 90 sale di cinema d’essai in Italia e che prevede la possibilità di visionare film e documentari d’autore, mantenendo così un contatto tra il pubblico e la propria sala cinematografica di riferimento.

L’impegno fra gli aderenti è quello di mantenere la capienza di spettatori della reale sala di cinema, per favorire così la relazione tra le diverse identità delle sale e la fidelizzazione con gli spettatori. Ecco quindi che si programmano le ‘proiezioni’ online di opere in prima visione, eventi ed incontri con registi e protagonisti del cinema d’essai. “Naturalmente il costo dello spettacolo sulla piattaforma per film di prima visione è di poco inferiore al biglietto di una serata al cinema, – spiega Gambetta – risentendo della competizione con il costo che un utente potrebbe pagare per un mese, ad esempio, di abbonamento Netflix o Amazon Prime. Rimane tuttavia la possibilità per le sale di offrire al proprio pubblico una continuità nella programmazione di film inediti e non diversamente disponibili, in questo periodo di chiusura”.

Un progetto simile è Miocinema, proposto da Lucky Red, Circuito Cinema e MYmovies: una piattaforma online dedicata ai film d’autore, a cui ha aderito anche il Cinema Astra di Parma. “Avevamo già attivato l’iniziativa verso la fine del lockdown precedente – racconta Ivan De Pietri, gestore del Cinema Astra – Dal 18 maggio scorso ci sono state circa 500 visioni di film in streaming in cui è stato indicato il Cinema Astra come sala di riferimento. Il film più visto è stato Les Misérables (Francia, 2019). Nel mese di luglio, con i cinema aperti, le visioni sono state, invece, circa 60”.

Nonostante i film in streaming non piacciano molto agli esercenti, De Pietri riconosce che Miocinema servae a far sì che “il pubblico dei clienti di ogni sala non si senta abbandonato completamente” e che “possa ricevere qualche proposta di film nuovi”. Inoltre, parlando di un suo utilizzo futuro, il gestore afferma che la piattaforma “potrà tornare utile per approfondire certi argomenti, per le interviste o per gli interventi dei registi”.

Un anno da dimenticare

Il 2020 non sarà certamente un anno memorabile per il cinema, come lo testimoniano i dati forniti dall’ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali), secondo i quali le sale hanno registrato 50 milioni di spettatori in meno e un calo di incassi dell’85% rispetto al 2019. Sicuramente la momentanea riapertura estiva non avrebbe potuto colmare le già pesanti perdite del primo lockdown (900.000 spettatori secondo il circuito The Space Cinema), al massimo avrebbe potuto limitare i danni, ma adesso la nuova chiusura rende la situazione ancora più delicata: “Abbiamo una convenzione con il Comune di Parma, – spiega Andrea Gambetta- che scade a dicembre 2020, e ci sarà un bando comunale per la gestione futura che ci hanno annunciato in preparazione. Ci auguriamo di proseguire l’attività per dare continuità al Cinema Edison e non interrompere quello che riteniamo un’importante proposta culturale per la città”.  Secondo Gambetta, inoltre, occorrerà un grande lavoro e  sforzo per prevedere un rilancio dell’attività e poter riportare gli spettatori a guardare sul grande schermo.

Concorde Ivan De Pietri, che sostiene come sarà necessaria la messa in moto delle organizzazioni cinematografiche con la collaborazione delle istituzioni: dal Ministero ai Comuni. Egli aggiunge che, oltre alla decisione di chiudere nuovamente a ottobre, vi è stato un ulteriore problema: “Nell’ultimo weekend di apertura, gli incassi in Italia sono stati il 10% dell’equivalente weekend del 2019. In generale, è stato demonizzato il locale al chiuso. Mi dispiace molto che si sia creata un’immagine difficile da cancellare: ossia quella della sala come luogo pericoloso. Questo è ciò che più mi preoccupa”.

“Nel corso della stagione estiva, – continua De Pietri – il Cinema Astra ha potuto disporre della propria arena, che ha favorito una minore percezione di pericolo e molta più tranquillità. La gente stava iniziando a tornare al cinema. Ora, invece, ci vorrà ancora più tempo per tornare alla normalità“.

Una serata al cinema D’Azeglio con incontro del regista

Quale futuro per il cinema?

“Il futuro non é al momento ipotizzabile perché serve che si superi la pandemia e che la gente non abbia più dubbi o paure a tornare al cinema, insieme al ritorno della fornitura di film” commenta il gestore del Cinema D’Azeglio, Luigi Lagrasta.

Dati i costi elevati e l’incertezza di questi tempi, i cinema devono pensare a una soluzione: o realizzare meno Blockbuster e dare più spazio ai film di medio budget, come le commedie e i drammatici, oppure puntare ancora di più su film di sicuro incasso, si pensi alle produzioni della Marvel e al puntuale successo che portano nelle sale. Questo tuttavia non garantisce di recuperare le spese perse: “Le piattaforme, nel caso di quelle d’Essai, non credo che abbiano avuto molto successo con i palinsesti dei film limitati e con la mancanza dei titoli di richiamo, vista la carenza d’offerta. Mentre quelle di massimo impatto della major sicuramente sono molto seguite dai giovani per i serial, mentre per i film non credo molto – continua Lagrasta – I film che verranno proiettati dalle major saranno sempre quelli di massima garanzia economica, che siano film su supereroi o no”.

Secondo Andrea Gambetta questo è il dilemma di ogni produttore cinematografico, piccolo ed indipendente: “Non esistono regole certe per il successo e abbiamo visto grandi e costosi progetti cinematografici fallire negli ambiziosi obiettivi economici”. Per quanto riguarda il Cinema Edison, il gestore ha deciso di dedicarlo al cinema indipendente , alternativo e culturalmente stimolante: “Non sarà facile, ma credo esista uno spazio di programmazione che possa raccogliere il consenso di un pubblico attento a questa possibilità, per poter riflettere e alzare la testa dalla proposta massificata, ampliando la propria visione panoramica sul mondo, attraverso messaggi che arrivano da altre voci del cinema internazionale”.

Oggi è completamente cambiata la logica delle uscite dei film in sala e le date delle uscite hanno subito cambi e rettifiche continue, compresa la calendarizzazione del film d’autore e le opere indipendenti. In un periodo come questo, in cui le sale sono chiuse per il covid-19 e non si sa quando riapriranno, diventa difficile prevedere cosa succederà: se molti film usciranno prima sulle piattaforme e poi in sala oppure il contrario, come avveniva precedentemente.

“Questo dipenderà anche dalle tipologie dei titoli e dalla lunghezza del periodo di chiusura che dovranno subire i cinema. Sicuramente una parte del pubblico verrà perduto e, oltre ad un cambio generazionale che andava comunque affrontato, bisognerà studiare delle strategie per riportare le persone al cinema” continua Gambetta.

É quindi tutto il cinema italiano ad essere a rischio e in difficoltà. Come spiega Ivan De Pietri, questo comporta due esiti: “Se da un lato può favorire i film di autori non molto conosciuti e con idee valide, dall’altro i grandi progetti per ora saranno accantonati. I film previsti in uscita in questo periodo erano di Rai Cinema: anche in questo caso per il futuro sarà importante l’intervento dello Stato”.

Inoltre, allargando la riflessione a un confronto tra la ripresa delle sale e quella di altre attività culturali, il gestore del Cinema Astra ha il sentore che “il cinema farà più fatica. La voglia di vedere una rappresentazione dal vivo riporterà il pubblico a teatro e a i concerti, ma il dubbio è che ci sia una disaffezione per la sala cinematografica. Il cinema è un’abitudine: chi è appassionato non rinuncerà, ma temo che la chiusura possa mutare queste abitudini, vedendo i film a casa, in streaming o in televisione. Inciderà molto sul nostro settore”.

di Federica Mastromonaco e Mattia Celio

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*