Alluvione, la notte di paura a Colorno

LA CASSA SUL BAGANZA CI AVREBBE SALVATO? COSA E' MANCATO

 

Alluvione a Colorno, i sacchetti di sabbia per proteggere la ReggiaUn autotreno con ribaltabile in corsa contro il tempo per percorrere i 5 kilometri tra il deposito di sabbia e la piazza di Colorno. Due viaggi a pieno carico per portare il materiale che, messo nei sacchetti di juta e disposto davanti alle porte delle abitazioni e lungo le rive del torrente doveva impedire all’acqua della Parma di invadere l’abitato della bassa con la sua Reggia Ducale, i suoi storici caffè, i suoi negozi, le sue case. E in piazza, a Colorno, quella notte c’erano in tanti, anche chi abitava lontano dalla zona a rischio, ma era lì per dare una mano come poteva.
Testimoni parlano di circa 1000 persone, oltre agli uomini della Protezione Civile e di varie forze e associazioni. La frenesia era tanta: chi con i badili riempiva i sacchetti, chi li chiudeva, chi li accatastava sopra i pianali, chi li caricava sui camioncini e chi, infine, li portava dove c’era bisogno: dieci o forse più mezzi della Protezione Civile a fare la spola tra la piazza e i punti a maggior rischio di esondazione del territorio comunale. Tanta fatica, ma nessuno che si lamenti: 10/15 chili ogni sacchetto di sabbia moltiplicato per mille e mille: uno sforzo umano enorme, ma c’era in gioco la vita del paese.
Intanto una sorta di gru toglieva i rami e i tronchi che si accumulavano contro l’arcata del ponte e che impedivano il passaggio della corrente.
Quelli che, per un motivo o per l’altro, erano esclusi da questa catena di montaggio, tenevano d’occhio il livello dell’acqua che continuava a salire e le voci non erano confortanti: “Abbiamo raggiunto il livello del 2000 e continua ad aumentare”. Alle tre del mattino l’acqua era a filo del muro della Reggia, 7/8 cm sopra il livello della piena precedente: 9.14 m di altezza in corrispondenza dell’idrometro del ponte di piazza Garibaldi, secondo i dati Arpa.
Certo, i sacchi di sabbia avrebbero fatto da sponda, ma per quanto ancora? Poi, lentamente, il livello dell’acqua comincia a scendere e la tensione si allenta, qualche sorriso comincia a vedersi, strette di mano, abbracci. Il pericolo è passato. Qualcuno comincia ad avviarsi verso casa, molti rimangono; vogliono essere certi che la minaccia se ne vada assieme all’acqua melmosa del torrente. Alle prime luci dell’alba anche gli ultimi si convincono. Tra poco si ritroveranno nei bar e negozi della piazza a parlare, ancora una volta, dello scampato pericolo.

 

di Danio Rossi

Leggi anche: La cassa sul Baganza ci avrebbe salvati? Cosa è mancato

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*