Alice in Borderland: su Netflix la serie adattamento del manga

Giochi survival, imprevisti, suspance, strategie: ci sono tutte le carte per una storia non originale ma che conquista

 

alice in borderland

Alice in Borderland, un titolo accattivante per quella che é la serie televisiva prodotta da Netflix, diretta da Shinsuke Sato e rilasciata il 10 dicembre 2020.

Si tratta di un survival game, e si ispira al manga Imawa no Kuri no Arisu scritto da Haro Aso nel 2010, pubblicato dall’editore Shogakukan Inc. 

La serie tuttavia presenta delle differenze in merito alla trama rispetto al manga. La storia racconta da Netflix si basa su un ragazzo di nome Arisu, un gamer senza lavoro che ha lasciato l’università, disprezzato dal fratello maggiore e considerato un fallimento dal padre. Con lui si uniscono i suoi due amici Karube Chota, rispettivamente un barista, che vediamo perdere il lavoro all’inizio del primo episodio, e un impiegato d’ufficio alle prese con la madre, che continua a chiedergli soldi da poter dare alla setta di cui è discepola. Tre ragazzi allo sbando, senza una bussola che punta a nord, uniti nel loro disprezzo per la società e che la società ha per loro.

Mentre passano un pomeriggio a Shibuya, il “quartiere dei giovani” di Tokyo, i tre si mettono nei guai con la polizia. Scappando da essa, si ritrovano all’interno di un bagno della metropolitana, dove tutto d’un tratto salta la corrente elettrica. Quando i tre ragazzi escono dalla metropolitana, si riscopriranno in una Tokyo completamente deserta, senza elettricità, internet, senza traffico in strada, senza altri essere umani.

Dopo una breve ricognizione da parte dei tre amici, verso sera uno schermo si illumina, e una voce femminile inizia a parlare, dando il benvenuto ai nuovi giocatori: informandoli di seguire le indicazioni, che porteranno loro all’arena del gioco. Se vuoi sopravvivere devi giocare, e se giochi rischi comunque di perdere la vita nel caso in cui tu faccia una mossa sbagliata. Giochi di intelletto, fisici, emotivi e di resistenza, giochi a cui i nostri personaggi saranno costretti a partecipare se non vogliono morire.

alice in borderland

Una buona trama, anche se non troppo originale, degna di un buon cast di attori. Peccano un po’ – per i gusti occidentali almeno – i personaggi esagerati ed estremi, capaci di replicare movenze che siamo abituati a vedere nei manga e negli anime, con espressioni marcate ma comunque azzeccate. Ma il tutto è perfetto per chi è un amante del mondo giapponese.

Non  esageratamente stereotipati, alcuni dei personaggi si rifanno a persone di tutti i giorni, come il protagonista, giovane ma senza voglia di lavorare. Oppure la figura che può essere vista come una vittoria della comunità LGBTQ+ in campo asiatico, un personaggio transgender in conflitto con il padre per la sua decisione di essere se stesso.

Il cast della serie può sembrare, a chi non è un appassionato del mondo cinematografico asiatico, totalmente sconosciuto, ma per il Giappone alcuni di questi attori hanno già dato modo della loro bravura, recitando in importanti serie e film. Come l’attore protagonista, Kento Yamazaki.  Ha interpretato Elle, nella serie televisiva Death Note, e non solo, non è nuovo nel recitare per gli adattamenti da manga a serie tv, nel suo bagaglio è anche Kosei Arima, il protagonista di You Lie in April, presente sotto forma di anime già nella piattaforma di Netflix, oppure è il protagonista in La disastrosa vita di Saiki K. il film, altro adattamento di un manga, il cui anime anch’esso è presente su Netflix. Oltre all’attore protagonista, anche l’attrice protagonista Tao Tsuchiya, vanta alcune produzioni importanti, come Orange, un film per ragazzi basato su un manga, che ha incassato tre miliardi di yen in Giappone.

Insomma, Alice in Borderland è una serie ricca di colpi di scena, a tratti lenta e a tratti veloce, che riesce comunque a darti tutte le informazioni di cui hai bisogno, tenendoti incollato allo schermo, e che sicuramente, nel caso in cui verrà prodotta anche la seconda stagione, riuscirà ad dissipare i dubbi rimasti.

E’ un prodotto che comuque racconta una storia non originale, decine di manga, film o serie televisive sono stati realizzati e avevano come base lo stesso concetto di trama: Battle royale, Hunger games, Big match, Dangaronpa; dove i personaggi finiscono in un luogo a loro sconosciuto e sono costretti a lottare per sopravvivere. Ma la presenza di imprevisti, suspance, giochi di intelligenza, importanza degli affetti e tanto altro, è il mix che anche questa serie televisiva ha e che riesce comunque a far suscitare curiosità mentra la si guarda, non scadendo nel noioso o banale.

Una bella serie senza troppe pretese. Gli attori per la maggiore recitano bene, cercando quasi di raggiungere un livello di recitazione molto più in stile occidentale: forse proprio perché è un prodotto Netflix che ambisce a raggiungere spettatori di tutto il mondo. E sembrerebbe che questi spettatori alla fine li abbia raggiunti perchè per più di due settimane è rimasto nella classifica italiana dei film/serie tv più guardati. Per una persona (come me) abituata a guardare anime e leggere manga, questo adattamento è decisamente ben riuscito.

di Erika Doro

 

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