Fabrizio Paesano: un giovane Alfredo per La traviata degli specchi
"LA MOTIVAZIONE VIENE DA NOI STESSI": VITA DA GIOVANI ARTISTI AL FESTIVAL VERDI
Ragazzi e lirica non sono due mondi così distanti. Esistono anche appassionati giovani che fanno della loro passione un lavoro. Come Fabrizio Paesano, ventinovenne vincitore della 52esima edizione del Concorso internazionale voci verdiane Città di Busseto e Alfredo de La traviata del Festival Verdi 2014. Nato a Napoli, il giovane tenore ha calcato le scene del Teatro San Carlo più volte, dando avvio a quella che ha tutta l’aria di essere una promettente carriera.
Ma com’è nata la passione ?
“I miei genitori mi hanno trasmesso l’amore per l’opera ed ho iniziato a studiare canto 15 anni fa, ho fatto delle prime cosette e poi dei concorsi. Le prime volte a teatro sono andato con i miei zii e con i miei genitori, ma a 14 anni mi piaceva andare anche ai concerti con i miei coetanei! È successo che mi annoiassi a teatro, a quell’età non è facile seguire un’opera per intero, ma le emozioni che provo adesso facendo questo mestiere sono il motivo per cui sto dedicando tutta la vita a questa passione. Prima mi sono cimentato anche in attività totalmente diverse: ho fatto il ceramista, ad esempio, ed altri lavoretti perché con il canto non ci si può mantenere per i primi tempi, poi dopo sì.”
Nei teatri di Napoli cos’hai fatto?
“Ho debuttato già due volte, in due ruoli diversi al Teatro S. Carlo. Ho fatto Pagliacci e Don Checco, di Verdi ho fatto un Falstaff, ma è la prima volta come Alfredo.”
Come hai fatto ad arrivare fino al cuore dell’Emilia?
“Sono arrivato qua per il Concorso Voci Verdiane e come vincitore sono tenuto a partecipare alla produzione de La traviata, in programma al Teatro Verdi di Busseto dal 24 ottobre al 2 novembre.”
Cos’è una voce verdiana, quale particolarità deve avere che la distingue da tutte le altre?
“È un tipo di vocalità sicuramente più scuro. Le voci maschili si dividono in tenore, baritono e basso. Poi queste voci sono, a loro volta, suddivise in tenore lirico, tenore spinto e tenore lirico leggero e si differenziano per colore di voce, è da questo colore di voce che si differenzia la voce verdiana. Io ho una vocalità da tenore lirico che si avvicina al verdiano.”
Da quanto tempo state provando per questa produzione?
“Io sono arrivato da una decina di giorni ma loro stanno provando già da un mese e mezzo. Le prove sono iniziate prima a Bologna e poi sono venuti qui.”
Qual è la Traviata più bella mai rappresentata al mondo?
“Sicuramente questa al teatro Verdi! Scherzi a parte, non saprei, ognuna ha la sua particolarità. Certo questa è particolare per la bellezza della scenografia: gli specchi rendono l’ambiente magico.”
Hai un riferimento artistico a cui ispirarti?
“Non ce l’ho, ci sono più artisti che mi piacciono e cerco di fare una sintesi di tutti questi in base a quello che mi trasmettono, dall’emozione che provo quando li ascolto.”
Dopo questa Traviata quali sono i programmi?
“Quest’anno debutto in Scala con due produzioni: Elisir d’amore a novembre 2015 e a marzo la Carmen. Ho un calendario fitto, fortunatamente. Questa che andrà in scena a Busseto è La traviata degli specchi di Svoboda-Brockhaus, una scenografia spettacolare rappresentata in quasi tutti i teatri del mondo, da quello più piccolo a quello più grande.”
Che tipo di vita fa il cantante d’opera?
“È una vita normalissima, ma lo studio è obbligatorio: non bisogna allenare solo la voce ma anche la memoria. Si debutta in tanti ruoli diversi, magari in lingua straniera, quindi sei sempre là a cercare e ad imparare. Un po’ di sacrifici ci sono, si è sempre lontani, come nomadi, non si vive a casa anche se moglie e figli ci sono. Però non ci sono solo lati negativi, anzi, è un lavoro bellissimo che permette di girare il mondo, si vedono e si conoscono sempre nuove persone. Faccio ciò che mi piace, cosa difficile in un momento come questo.”
C’è un modo per avvicinare i ragazzi al teatro? Il Regio fa degli sconti per i ragazzi under 30: può essere una soluzione?
“Sì, perché il problema maggiore è il costo. Un solo teatro che abbassa i prezzi non basta, è un caso isolato. Non tutti si possono permettere di spendere determinate cifre e i giovani ancora meno. Poi non si dovrebbe fare solo lirica, bisognerebbe dare spazio anche ad altri tipi di spettacoli, per avvicinare un pubblico più vasto e vendere più abbonamenti. Anche il non appassionato, se ha pagato per l’intera stagione teatrale, va a vedere l’opera se è in programma. L’abbonamento solo per la lirica non se lo fa quasi nessuno, se non gli esperti. Prezzi più bassi e offerta varia, solo questo può avvicinare i giovani al teatro. Con i tempi che corrono sarei curioso di vedere chi spenderebbe 400 euro per un biglietto di un’opera lirica da andare a vedere “giusto per provare”. Ci devono essere dei sostenitori che credono in progetti di finanziamento per permettere dei prezzi più bassi e quindi una maggior affluenza. Il teatro è una cosa sempre in perdita, soprattutto in Italia, all’estero funziona in maniera diversa: ci sono le istituzioni private.”
di Alice Caro, Iosetta Santini, Michele Panariello, Silvia Palmieri
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