Quel mazzolin di Primule

L'ennesima trovata all'italiana: padiglioni d'avanguardia a forma di fiore nelle piazze italiane per le vaccinazioni di massa anti-Covid. Tutto necessario, sì?

Dal video Youtube di Invitalia

Partiamo da un presupposto: la primavera non piace a tutti. Se siete allergici – polline mon amour – la primavera è quel momento dell’anno che vi mette in difficoltà con naso che cola, occhi gonfi e gola che pizzica. Un continuo carnevale di fazzoletti e antistaminici, tra starnuti a raffica e lacrimoni. Non vi dico poi cos’è stato essere allergici nella primavera 2020. Ogni starnuto uno sguardo di terrore e odio da un prossimo mascherinato e in fila al supermercato: un po’ paranoico certo, ma giustamente preoccupato. Quest’esperienza, condivisa da tutti gli starnutitori seriali d’Italia, ha inevitabilmente portato i cari amici allergici a una semplice – per non dire lapalissiana – conclusione: primavera e Covid-19 non vanno d’accordo.

Ora, se volessimo a tutti i costi essere polemici, bisognerebbe gridare allo scandalo. Ma come, una minoranza (neanche tanto piccola) di popolazione italiana soffre di riniti allergiche e pollinosi e l’immagine scelta per la campagna di vaccinazione anti-Covid è un fiore?! No dico, un fiore e la primavera? C’è chi potrebbe offendersi. E protestare. Giusto perchè c’era bisogno di ulteriore scetticismo intorno a questo vaccino. Diamolo un motivo agli allergici per partire con dell’antipatia di fondo. Fortuna che queste sono solo baggianate, come direbbero i più fini.

Un po’ meno sciocco (o molto di più, dipende dai punti di vista) è il progetto che sta dietro a questa colossale quanto mai attesa – e criticata – campagna di vaccinazione. Era il 13 dicembre quando il Commissario per l’Emergenza Domenico Arcuri annunciava, insieme all’architetto Stefano Boeri, lo spot per la campagna vaccinale “L’Italia rinasce con un fiore”. E non un fiore qualunque, attenzione. La primula.

Per chi non lo sapesse, la primula è un fiorellino colorato e particolarmente impaziente che, infatti, sboccia in fretta e furia a primavera. Prima degli altri. Ora, nel caso in cui non abbiate presente che ‘faccia’ abbia una primula non preoccupatevi. Arcuri e Boeri si sono organizzati per farvela conoscere. Organizzati è un parolone, ma insomma ci stanno provando. Il Commissario ha infatti annunciato che da gennaio 2021 gli italiani potranno vaccinarsi all’interno di questi padiglioni dall’iper design ecosostenibile che verranno posteggiati nelle piazze di tutto il Paese. La primula, gigantesca, colorata e allegra, sarà su ognuno di essi.

Se l’idea geniale è di Arcuri con patrocinio del Governo, la sciccheria è tutta made in Boeri. Il padre del Bosco Verticale, infatti, ha progettato quelli che volgarmente potrebbero sembrare gazebo cilindrici, con pannelli autoportanti che permettono di riconfigurare gli spazi interni a piacimento, con pannelli solari per l’autosufficienza e struttura in legno. Pare addirittura che il rivestimento esterno sarà di un non meglio specificato “Materiale idrotessile ad assetto variabile”. Senz’altro una costosissima figata. Per dovere di cronaca va detto che il progetto è stato realizzato dallo studio di design e architettura di Boeri del tutto pro-bono. Qualcuno potrebbe forse pensare che i guadagni arriveranno lo stesso, non foss’altro che dall’immensa pubblicità che L’Italia rinasce con un fiore porterà all’architetto milanese. Ma questa è solo malizia.

Il punto è un altro. Pare che l’obiettivo sia quello di partire con 300 sfavillanti container primaverili per arrivare poi a una copertura di 1.500 esemplari. Sempre sfavillanti e primaverili, per carità. Tutto bello, tutto colorato. Ci può stare. In un Paese in cui il 34% della popolazione, secondo SWG, è contraria al vaccino, ben vengano tutte le misure possibili e immaginabili che invoglino gli scettici – più comunemente detti teste di c*** – a ricorrere al vaccino. Poi si sa, gli italiani sono esteti: date loro bellezza e stile e vi cederanno il loro cuore. Quindi che c’è di meglio di una boerica Primula? Certo, vedere questo trionfo di tecnologia, avanguardia e splendore al centro di Piazza di Spagna, ad esempio, suonerebbe un po’ come ‘na cafonata. Ma sempre tecnologia, avanguardia e splendore sarebbero.

La domanda, però, è: quando costa l’avanguardia? No perchè tutti creativi e simpatici coi soldi degli altri. Secondo la Filiera degli Eventi Unita, molto. Sì, il nome è quello che è, ma la FeU si è espressa molto duramente contro il progetto di Arcuri/Boeri. In un’intervista rilasciata al Messaggero, il presidente Adriano Ceccotti ha espresso perplessità – diciamo così – per la costruzione di padiglioni ex novo quando intere aziende, anche addette a tensostrutture, possiedono già materiali e impianti pronti all’uso. Perchè non affittare padiglioni già esistenti? In fondo le installazioni sono temporanee. Poteva forse essere l’aiuto concreto alle imprese tanto invocato dalle forze politiche. Per non parlare dello spreco evitato: non c’è materiale più ecosostenibile di quello che non viene prodotto e utilizzato.

Invece no. Chi di Primula ferisce di Primula perisce. Peccato che secondo Yuri Bricherasio, consulente di FeU, ogni Primula potrebbe costare dai 70.000 ai 100.000 euro. Se così  fosse il costo complessivo del progetto ammonterebbe a circa 150.000.000. Vi è aumentata la sudorazione? Giusto così, sarebbero tutti soldi nostri. Attenzione però, Arcuri in conferenza stampa non si è sbilanciato su nessuna cifra – e giustamente, se il costo dovesse essere anche solo simile a questo. Ma il pronostico di FeU potrebbe essere troppo cattivo: non dimentichiamo che la Fondazione ha qualche sassolino nella scarpa da togliersi. Pare che qualche dissapore sia nato quando nessuna delle 75 imprese di tensostrutture appartenenti a FeU ha ricevuto la commissione per produrre questi benedetti padiglioni per i vaccini.

Come far fronte ai costi, dunque? Arcuri si è superato. Sta elaborando un budget, così ha detto. E poi si è lanciato nella botta di ottimismo più meschina del 2020: “Pensiamo che ci saranno molte persone e molte aziende che svolgeranno questa funzione pro bono come ha fatto l’architetto Boeri. Molti ci regaleranno il frutto del loro ingegno affinché gli italiani si possano vaccinare” così ha riportato l’AGI. Cioè un attimo: facciamo i conti senza l’oste? Si è messa in piedi una campagna pubblicitaria, con tanto di video promozionale e annuncio in conferenza stampa, per la produzione di gazebo che SI SPERA qualcuno regali allo Stato? Bastava dirlo subito che i soldi per ‘sta pecionata non c’erano. Anche perchè sembra che manchino già parecchi soldi in un sacco di altri posti. O no?

Mettiamo pure che qualche buon samaritano non ancora piallato dalla crisi economica (ce ne sono tanti, non se ne dubita) decida di regalare le Primule per il bene dei cittadini. Poi che ce ne facciamo finita la novità dei vaccini anti-Covid? Rivendiamo cilindri spaziali con fiori rosa sopra? Immaginatevi la proloco di Viterbo che allestisce la sagra della susianella dentro una Primula di Boeri. Folcloristico eh, però…

Arcu’, con queste premesse non siamo proprio partiti col botto. Dillo che hai scelto la primula sperando che porti fortuna. In fondo lei sboccia sempre per prima, mentre l’Italia, invece, zoppica sempre un po’.

 

di Bianca Trombelli

 

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