Cronistoria del surreale. Italia in crisi su tutti i fronti: economia, politica e vaccini

La Pfizer licenzia 60 operai. Aziende e piccoli commercianti piangono la crisi. Conte, dopo le dimissioni, si appella ai sentimenti dei suoi collaboratori. I vaccini non accelerano. E ora che si fa?

Dante Alighieri oggi scriverebbe:”Nel bel mezzo di una pandemia globale, il segretario di Italia Viva Matteo Renzi ha deciso di dare il colpo di grazia alla nazione”. Dopo qualche capriccio dovuto all’amministrazione di troppi pochi ministeri, si ritira dalla maggioranza ed entra in scontro col premier.

Il 26 gennaio 2021 quindi, l’Italia entra in “guerra”: è crisi su tutti i fronti. La crisi economica dilaga incessantemente e viene aumentata anche dalle aziende che preferiscono licenziare i dipendenti piuttosto che aiutare. Parliamo proprio della Pfizer, la stessa che sta mettendo a rischio l’andamento della somministrazione del vaccini in Italia, necessari per una vera ripresa.

Come se non bastasse, la crisi non si limita solo al popolo, apre le porte di Palazzo Chigi. L’ormai ex premier Giuseppe Conte ufficializza la crisi di governo con le sue dimissioni successive all’uscita di scena di Renzi. L’Italia è quindi in subbuglio, mancano lavoratori, vaccini e un Governo che possa darci delle linee guida. Nulla di strano, è dal 2008 che la nazione non naviga in acque tranquille.

La proposta di Conte del 22 gennaio, che possa far fronte all’infinita crisi economica, è il Recovery Plan, per un valore di 222 miliardi di euro. Denominato anche Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 21 gennaio 2021, sarà successivamente inviato ai due rami del Parlamento e poi sottoposto al vaglio dell’Europa per una valutazione sulle azioni intraprese per superare e affrontare le conseguenze economiche e sociali causate dal Covid-19.

Ma la domanda è: ce la faremo? Sarà mai portato a termine o sono ennesime promesse? Ma intanto dobbiamo aspettare, la poltrona del Presidente del Consiglio dei Ministri tanto desiderata, è ora vuota.

Infatti mentre il 28 maggio del 2018 Giuseppe Conte si dichiarava avvocato difensore del popolo italiano, appena iniziato il 2021 annuncia le sue dimissioni al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Carlo Calenda, leader del partito Azione dichiara: “L’Italia sta crollando sopraffatta da una crisi imparagonabile, tra Coronavirus ed economia. Conte non è adatto.” L’editorialista de “La Verità”, Daniele Capezzone, commenta: “La soluzione di Conte è di applicare il sistema proporzionale alle elezioni ma alle elezioni non ci vogliono mandare”. Insomma tra le opinioni della maggioranza e dell’opposizione, il 26 gennaio alle ore 12:30 circa, l’ex premier Giuseppe Conte lascia Palazzo Chigi in un’auto blu e ufficializza la crisi di Governo.

In Aula chi ha a cuore il Paese” è stata la battuta di arresto di Conte, “le mie dimissioni per un Governo di salvezza nazionale ed europeista”. Ma saranno sincere le parole del premier uscente? Come si suol dire: la speranza è l’ultima a morire. Al capo di Stato Sergio Mattarella è stata concessa una settimana per provvedere alla crisi di Governo e prendere una decisione per ridare una guida agli italiani.

Alcune accreditate soluzioni riguardano la riammissione dell’ex presidente nella formazione di un Conte ter, la maggioranza però tra Pd e M5s non è stata ancora raggiunta, sembra che serva proprio l’approvazione di Forza Italia, unica potenza del centrodestra europeista. Sarà il ritorno del Cavaliere? Se fosse così non ci stupiremmo certo più di questo circo.

Il segretario Zingaretti su Twitter ha scritto: “Con Conte per un nuovo Governo chiaramente europeista e sostenuto da una base parlamentare ampia, che garantisca credibilità e stabilità per affrontare le grandi sfide che l’Italia ha davanti”.

Il Movimento Cinque Stelle, definisce il passaggio a un Conte ter “inevitabile” e “l’unico sbocco di questa crisi scellerata”. “Un passaggio necessario – prosegue una nota dei capigruppo pentastellati – all’allargamento della maggioranza”. E poi: “Siamo noi a tracciare il sentiero. Dobbiamo volare alto e mettere da parte i personalismi, mettere da parte le nostre storie personali e tirare avanti. Dobbiamo concentrarci solo su quello che ci chiede il paese”.

Nel contempo, in Parlamento nasce il gruppo degli Europeisti nominato “Europeisti Maie Centro Democratico” formato da dieci senatori, tutti del gruppo misto, che provengono appunto dal Maie e dalla nuova componente Centro Democratico.

Ma quella che prima era la maggioranza non è l’unica a tremare: anche il centrodestra ha opinioni contrastanti. La coalizione appare divisa tra chi, come Fdi e Lega, non vede alternativa al voto e chi, come Fi, non esclude un governo di unità nazionale. Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha riunito il Consiglio federale della Lega per discutere delle prossime mosse del centrodestra e su come si andrà al Quirinale.  La posizione di Fi diverge con quella della Lega e di Fdi che ormai puntano solo al voto, non prevedono né un Conte ter né alternative.

Intanto Sergio Mattarella ha preso la palla in mano. Uno si aspetterebbe che la misura sia ormai colma con la terza crisi in pochi anni. Presidente lo buchi quel pallone! Non si gioca più con i sentimenti del popolo.

Mentre al Colle si chiacchiera, sul suolo italiano emergono ulteriori problematiche. La Pfizer Inc, azienda farmaceutica statunitense che nel 2019 registrò un fatturato di 51 miliardi di dollari, neanche un mese fa licenzia 60 lavoratori nella filiale di Ascoli Piceno, nelle Marche. La multinazionale che stima già un fatturato di ulteriori 19 miliardi di dollari nel 2021 con la vendita dei vaccini, aumenta la crisi già galoppante in Italia.

In aggiunta, i vaccini vanno a rallentatore: in poco più di un mese, ossia dal 27 dicembre, si è vaccinato oggi con doppia dose solo lo 0,65% del popolo.  Se si continuasse con questa velocità, si raggiungerà l’immunità di gregge nel 2074. Di chi è la colpa? Della Pfizer Inc. che stabilisce la gestione dei vaccini in Europa o di Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19? La Pfizer non è l’unica casa farmaceutica accreditata, l’Europa ha firmato contratti, sebbene meno vincolanti rispetto a quelli con la Pfizer, anche con la Moderna Inc., statunitense, e la AstraZeneca, azienda biofarmaceutica britannica.

L’AstraZeneca ha un prodotto in fase di approvazione, e ha promesso 40 milioni di dosi all’Italia, con un ritardo però dalle 4 alle 8 settimane. Quest’azienda è stata la più accreditata secondo l’opinione di Arcuri.

Un altro problema sorto durante le indagini su tali aziende, sono i contratti. Gli unici contratti visibili al pubblico sono quelli emessi dalla casa farmaceutica tedesca CureVac. Questi contratti hanno comuni clausole discutibili, come la mancanza di una garanzia da parte delle aziende sull’efficacia dei vaccini.

Arcuri risponde così a questi contratti: “Pronta causa contro Pfizer“. Decisione forse prematura quella di denunciare una multinazionale prima della scadenza trimestrale concordata nel contratto multilaterale tra la Pfizer, l’Europa e i Paesi che ne fanno parte.

“Arcuri non sarebbe mai dovuto arrivare” risponde sulla questione Calenda alla domanda di Mario Giordano, giornalista e presentatore di Fuori dal Coro: “Arcuri dovrebbe andarsene?”. E l’opinione di Calenda viene sicuramente condivisa da qualcuo in più quando è apparsa la notizia dei 15.000 nuovi infermieri attivi promessi da Arcuri, dal 21 gennaio, che, dai fatti, è stata ritenuta poi falsa.

E oltre al danno pure la beffa, le siringhe: sembra siano acquistate da aziende non autorizzate e cinesi. Invitalia ha acquistato le siringhe a 1,7 milioni di euro dalla Red Lotus, azienda con sede ad Hong Kong. Il prezzo stabilito è stato valutato 3,5 volte maggiore da quello proposto dalla Dealfa s.r.l. con sede a Milano. Ma l’azienda scelta in via definitiva oltre alla Red Lotus, è la GDA s.r.l. con sede a Perugia, ma specializzata in strass, la quale acquista le siringhe in Cina per poterle fornire all’Invitalia.

Raccontare i fatti degli ultimi giorni sembra come scrivere un romanzo distopico horror: tra colossi farmaceutici impertinenti, una classe politica imbarazzante e una crisi in crescita esponenziale. Ma parlare di politica è sempre molto rischioso, in un’Italia che sembra sentirsi unita solo dal colore blu della nazionale.

Discutere di ciò che accade al Quirinale o a Palazzo Chigi è sempre coperto da un velo che Schopenhauer chiamerebbe “Il velo di Maya”. Un velo che gli Italiani potranno prima o poi togliere? Il popolo è in balia della crisi, del Coronavirus e della legislatura di un Governo ormai caduto, vogliamo credere che sia veramente per qualche cifra troppo bassa nel Recovery Plan?

E come dice Pier Luigi Bersani, è il “teatro dell’assurdo“. Ma come si ferma lo spettacolo? Il problema è che noi cittadini siamo bravi solo nel lamentarci tra le vie e le piazze di paese, ma non abbiamo il coraggio di unire le nostre voci e tentare il cambiamento.

Tra le tante crisi che abbiamo visto in Italia, questa forse è la più strana di sempre.

di Maddalena Temperini

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