Tutte le penne del Presidente: una curiosa tradizione USA

C'è chi è arrivato ad usare ben 75 penne diverse per firmare una legge. Ma perché? La consuetudine ha una storia lontana

Foto: LaPresse

Dopo una campagna elettorale che ci ha tenuti sul filo di lana e un post-elezioni ancora più elettrizzante, lo scorso 21 gennaio abbiamo assistito – finalmente – all’insediamento del neo eletto Presidente degli Stati Uniti d’America: Joe Biden. Al lavoro, neanche ventiquattr’ore dopo, l’ex vice di Obama ha subito rimesso mano su alcuni degli atti promulgati dalla vecchia presidenza, firmando un decreto dopo l’altro… con una penna – diversa – dopo l’altra.

No, non si tratta di disturbo ossessivo compulsivo e neanche di un gesto scaramantico, ma di una consuetudine, ormai datata, che caratterizza in maniera non convenzionale l’atto finale della legislazione negli Usa.

Tutte le penne del Presidente: una vecchia tradizione americana

Tra una firma e l’altra, nonostante l’emozione della prima allo studio Ovale, un dettaglio non è passato inosservato agli occhi dei più curiosi, ovvero la sfilza di penne distesa di fronte al Presidente degli Stati Uniti. Paura di terminare l’inchiostro? Timore di una stilo non funzionante? Niente di tutto ciò. Si tratta di una interessante – quanto stravagante – tradizione della politica americana.

In questo caso, le penne con cui sono state firmate le leggi, i decreti e anche gli atti del nuovo Presidente Biden hanno acquistato nell’immediato un valore simbolico eccezionale, cioè sono diventate degli oggetti storici che finiranno nei musei o nelle vetrine di qualche associazione culturale del Paese.

E questo succede ogni volta che viene firmata una legge? No. Ciò accade solamente per le leggi di interesse pubblico attuate nei momenti più cruciali della storia degli Stati Uniti, come un cambio al vertice o la promulgazione di una legge a lungo combattuta. Nel caso di Biden, quelle penne hanno significato l’esordio del Presidente come legislatore dello stato e l’inizio di una nuova storia di – almeno – quattro anni.

Questa non è la prima volta che accade: Biden non è di certo il primo Presidente a usufruire della vasta serie di penne offerte dalla Casa Bianca. I suoi predecessori sono stati, come lui, protagonisti di firme passate alla storia non solo per la propria importanza, ma anche per il numero di penne utilizzate, anche per la stessa firma!

Il precursore di questa consuetudine fu Franklin Delano Roosevelt – in attività dal 1933 al 1945 – che pensò di consegnare le penne utilizzate come souvenir commemorativi ai membri del Congresso o ad altri dignitari che presero parte alla legislazione.

Leggi storiche e dozzine di penne: i casi più eclatanti

Nel corso degli decenni, quando si è trattato di firmare una legge molto importante è stata usata spesso molto più di una penna: ognuna di esse, poi, per il proprio valore è stata regalata o donata a tutte quelle persone che hanno contribuito, aiutato o sono state fondamentali per il passaggio di quella determinata legislazione. Si tratta di attivisti, parlamentari, filantropi, uomini e donne di cultura che con il proprio lavoro hanno cambiato le sorti degli Stati Uniti.

Uno dei casi più famosi di sempre fu quello che vide protagonista il Presidente Lyndon Johnson, che firmò il Civil Rights Act con – dicono i testimoni – almeno 75 penne. La storica legge sui Diritti Civili del 1964, che mise fine alla segregazione razziale, fece da spartiacque non solo per la storia degli Stati Uniti ma anche per quella mondiale. Una delle tante penne utilizzate da Johnson fu inevitabilmente destinata all’uomo simbolo della lotta per i diritti degli afroamericani: Martin Luther King.

Anche il presidente Bill Clinton, con il Veto Act del 9 aprile 1996, fu protagonista di una firma a più riprese per la quale vennero usate quattro penne differenti. A riceverne l’onorificenza, in questo caso furono quattro ex Presidenti Usa: Gerald Ford, Jimmy Carter, Ronald Reagan e George HW Bush, che insieme a Clinton avevano lottato per la promulgazione del veto.

Non troppi anni fa, nel gennaio 2009, Barak Obama in occasione della firma della “Legge Lilly” sulla parità salariale tra uomini e donne, fece dono della sua penna alla donna simbolo che ha ispirato i lavori della legislazione: Lilly Ledbetter. L’impiegata, al fianco di Obama e del suo staff al momento della firma, è una donna che dopo anni di lavoro scoprì di essere stata sottopagata (per diverse migliaia di dollari) rispetto ai colleghi uomini che ricoprivano la sua stessa posizione. La legge, che mira a facilitare azioni legali da parte delle persone discriminate sul lavoro, aiutò la donna ad avere giustizia.

 

Sempre Obama, a marzo del 2010 firmò la riforma sanitaria passata alla storia col nome di Obamacare per la quale utilizzò oltre 20 penne (si racconta 22), tutte per comporre una sola firma. Possono sembrare molte, ma più sono le penne e più saranno gli omaggi per le persone che hanno reso possibile l’agognato risultato. Con un tempo di un minuto e trentacinque secondi di firma e con ventidue cambi di presa, cosa avrà ottenuto Barak Obama? Di certo, non un capolavoro della calligrafia.

La maggior parte dei presidenti moderni ha portato avanti questa particolare tradizione e non da meno sarà Joe Biden, che speriamo di vedere all’opera con sempre più penne per un mondo sempre più libero e giusto.

di Eleonora Ciaffoloni

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