Dubbi sul sesso per la generazione smartphone: ci vuole più educazione sessuale

Disinformazione e imbarazzo sul tema sessualità: la dottoressa Serena Neri e il dottor. Davide Bastoni chiariscono la necessità di un'educazione a riguardo

Avete presente la serie tv Sex Education? Ecco, qui la cinepresa si insinua nelle pieghe della vita degli adolescenti, ne porta alla luce gli episodi significativi e soprattutto tematizza a tutto tondo una questione fondamentale: il sesso e gli adolescenti. Questione spinosa e ancora troppo spesso concepita come un tabù, l’educazione sessuale nella serie è raccontata dal punto di vista del protagonista, ma l’osservatore attento coglie – dietro alle divertenti e imbarazzanti scene – il vero senso del messaggio: bisogna spiegare, chiarire, rassicurare.

Ecco. Perchè se è vero che giovani di oggi, ad esempio, riconoscono l’importanza dell’uso di anticoncezionali, allo stesso tempo non conoscono del tutto i rischi delle malattie trasmissibili col sesso. Per capirne di più abbiamo creato un sondaggio: 117 persone dai 18 anni in su hanno dovuto dimostrare le loro conoscenze sul sesso, sui metodi di informazione, sui sentimenti che suscita.

È emerso che nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni, c’è il preponderante desiderio di avere a disposizione degli incontri con un esperto del settore per avere chiarimenti, la maggior parte dei quali riguardo malattie veneree appunto. “L’insufficiente conoscenza di queste infezioni e di come prevenirle è tra i principali problemi”, dice Andrea Lenzi, professore di Endocrinologia dell’Università La Sapienza di Roma, in un’intervista di Wired. “Parlando di Papilloma virus, per esempio, spesso i ragazzi non sospettano minimamente di poter essere portatori di un’infezione che può anche causare un tumore”. Purtroppo non viene dato il giusto peso a questa realtà, né dai giovani, né dagli adulti che li educano.

Ancora troppi dubbi

I millennials sono cresciuti in un clima di ipersessualità che ha banalizzato il sesso e allo stesso tempo ha alimentato la paura di non essere capaci a gestire emozioni ed affetti. “Non è più il sesso che fa paura, quanto la relazione, l’intimità” dice Walter La Gatta, psicoterapeuta e sessuologo. La società e la famiglia spesso offrono solo informazioni di tipo anatomico sulla sessualità, perdendo così sempre più credibilità e autorevolezza. Questo perché se viene analizzato solo il contesto delle malattie, evitando di raccontare gli aspetti positivi della sessualità, viene lasciato in secondo piano l’aspetto dei sentimenti che scaturiscono dall’atto sessuale, dato che l’attrazione fra esseri umani è un “fatto naturale”, come ci ricorda il Dr. La Gatta.

La sessualità, però, resta un argomento incognita, di cui si sa ma non si dice, di cui nelle scuole si parla solo durante incontri dedicati e per cui non si è ancora pensato a un percorso univoco ed esteso. Questo è ciò che spiega Davide Bastoni, specialista in medicina d’urgenza e presidente di Arcigay Piacenza, associazione che, tra le sue iniziative, include quella di promuovere corretti stili di vita ed educazione sessuale. Il dott. Bastoni, che tiene incontri nelle scuole superiori, vede l’origine del problema nel fatto che queste non abbiano un vero e proprio curriculum dedicato alla sessualità e quindi spesso si trova di fronte a ragazzi che non hanno mezzi per analizzare il proprio corpo, la propria affettività e relazionarsi con gli altri.

Per garantire questi mezzi, però, non è sufficiente solo il lavoro della scuola. Fondamentale è anche il ruolo della famiglia e Davide Bastoni a tal proposito sostiene che: “Ogni famiglia ha il proprio background culturale. Tutto parte della scuola, perchè gli studenti di oggi sono i genitori di domani. L’orientamento sessuale non è una decisione che si prende arbitrariamente, è l’insieme delle emozioni e delle attrazioni affettive e fisiche che si hanno verso un’altra persona. Non esiste un momento preciso, l’adolescente deve essere accompagnato nel percorso dai genitori che devono rispettare i tempi dei propri figli.”

Ed essendo questo percorso molto personale e non sempre facile, emergono dubbi sui comportamenti che bisogna adottare, sulle tempistiche, sui modi. Infatti, durante i suoi approfondimenti sul tema dell’identità di genere, dell’orientamento sessuale e della lotta alla transfobia, il dott. Bastoni spesso riceve molte domande: quando capisco il mio orientamento sessuale? A che età? E’ sbagliato? E’ peccato? E’ una mia scelta o è qualcosa di innato? Devo dirlo ai miei genitori? Spesso ci sono problemi di comunicazione su questi temi tra genitori e figli poiché vengono ancora considerati temi tabù.

Crescere sì, ma non da soli

Il nostro sondaggio ha poi evidenziato che il 70% dei giovani si informa su internet per eventuali dubbi su malattie veneree e/o problemi di natura sessuale. La Dott.ssa Serena Neri, esperta in Educazione Sessuale, Direttore delle Attività didattiche Professionalizzanti e docente del corso di Ostetricia dell’Università di Parma, ci chiarisce la differenza tra i termini ‘Informare’ ed ‘Educare’: mentre con il primo si intende diffondere un contenuto e renderlo noto ad altri, con il secondo termine si intende svolgere un’attività pedagogica che concorra alla formazione mentale e spirituale dei giovani individui. “La sessualità fa parte della nostra identità, ci spinge verso un’altra persona alla ricerca dell’amore, ci fa scoprire le meraviglie del piacere, ci trasforma da bambini in adulti e, al momento giusto, se lo desideriamo, da figli a genitori.”

Bisogna specificare che si tratta di una scoperta che non può avvenire al di fuori di un percorso guidato, pena il rischio di un’informazione sbagliata e superficiale data dalle nuove tecnologie immediate e poco esaustive, quindi pericolose. Sono l’istituzione familiare e quella scolastica che devono prendere in carico la formazione dei giovani anche sotto questo punto di vista, la scuola attraverso curricola specializzati e la famiglia attraverso la condivisione delle esperienze personali dei genitori.

Altro ‘problema’ da affrontare durante l’approfondimento educativo di questa tematica, è quello dell‘imbarazzo. “L’argomento affrontato in ambito istituzionale all’interno del gruppo classe può generare imbarazzo – dice la Dott.ssa Neri – ma i ragazzi sono interessati, lo sentono attuale nella loro vita e hanno, nonostante un’ostentata sicurezza, paure ed interrogativi”.

Tuttavia, un dato interessante emerge dall’influenza della pandemia. Il dott. Bastoni spiega che ha notato un incremento delle domande fatte dai ragazzi da quando gli incontri si tengono online, su piattaforme fornite dalle scuole che garantiscono l’anonimato: “Questo perchè si evita la vergogna dell’esposizione.” E ciò non può che evidenziare l’imbarazzo che aleggia ancora quando si parla di questi argomenti, l’indecisione sull’utilizzo di alcuni termini, come esprimere determinati concetti. A tal proposito il dott. Bastoni conclude: “C’è tanto da fare, gli interventi non sono abbastanza, sarebbe necessario un lavoro più organico e per tutti.”

Come possiamo vedere quindi, di fondamentale importanza non sono solo l’attenzione e la maturità che bisogna riporre nell’atto sessuale, ma anche l’aspetto psicologico che sta dietro a tutto questo. L’educazione sessuale dovrebbe trattare aspetti cognitivi, emotivi, sociali, relazionali e fisici della sfera sessuale, come spiega anche la Dott.ssa Neri: “Che cosa succede con lo sviluppo, quali cambiamenti fisici e mentali porterà, la correlazione tra eros e piacere, la responsabilità ed il rispetto quali requisiti imprescindibili in ogni relazione sessuale, sono temi che vanno approfonditi in tutte le sfaccettature con preadolescenti e adolescenti. Questo significa parlare di masturbazione e di contraccezione, ma anche di relazione ed emozione, di sintonia e di attesa, di diritti e di doveri, di intimità e di connessione emotiva. Presi singolarmente sono temi che dicono poco o nulla, ma nell’insieme aiutano a vedere il sesso come un ingrediente fondante e fondamentale dei propri progetti di vita.”

 

Inoltre, educazione sessuale significa anche fornire le informazioni e i valori positivi per comprendere e godere beneficamente della propria sessualità, comportandosi empaticamente e responsabilmente nei confronti degli altri, con la consapevolezza di vivere in un sistema che offre supporto ai cittadini anche da questo punto di vista. A tal proposito, la Dott.ssa Neri parla del servizio consultorio: “La Regione Emilia Romagna, già da parecchi anni, ha attivato un Servizio apposito all’interno dei Consultorio Famigliare, denominato Spazio Giovani, riservato a ragazzi (singoli, coppie o gruppi) tra i 14 e i 21 anni che hanno bisogno di un ambiente riservato in cui affrontare problemi legati alla sessualità, a gravidanze indesiderate, alla vita affettiva e relazionale, oltre a problemi ginecologici, di contraccezione e di prevenzione.”

Non sono necessarie impegnative del medico o appuntamenti: si tratta di un servizio ad accesso libero che permette di affidarsi a operatori (ginecologo, psicologo, ostetrica, assistente sociale, assistente sanitario) formati proprio per interagire e aiutare i giovani a 360 gradi, dalla visita ginecologia alla visita psicologica, dalla consulenza dell’ostetrica per gravidanza alla consulenza sulla corretta alimentazione. Inoltre, il servizio si presta anche a genitori, educatori, insegnanti.

L’educazione sessuale, quindi, è una partita ancora aperta da giocare con gli strumenti dell’informazione specializzata, della comunicazione e della condivisione, che necessita del gioco di squadra tra istituzione statale e familiare e rifugge la superficialità pericolosa del web. La scommessa è quella di aprire gli orizzonti di una società disinformata e impaurita verso una questione così attuale e naturale.

 

di Lorenzo Barizza e Camilla Ardissone 

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