Antonio Razzi, il Senatore dormiente

LA FIONDA

razzi-dorme3C’era una volta un Paese molto strano. Possedeva le meraviglie più invidiate del Regno, la cucina migliore, i pensatori più geniali. Su di esso, tuttavia, era calata una maledizione che aveva fatto regredire l’intelligenza dei suoi governanti allo stadio embrionale. Nessuno sapeva come spezzare l’incantesimo, così la gente del Paese Italia si era rassegnata a vedere le scene più sconcertanti. Da un capobastone, tutto vestito di verde, che ruttava e usava la bandiera come carta igienica, a un altro che organizzava allegri festini con ragazzine minorenni ,vestite da infermiere o da suore, oppure ancora un segretario di partito che posava nudo per un settimanale. Per non parlare del Capo del Governo, il più istituzionale di tutti, che andava in giro con il giubbotto di pelle fingendo di essere una stella del teatro dei burattini.E di altre storie così, di quel regno disgraziato, se ne potrebbero raccontare tante.

Per esempio, nello strano Paese si aggirava un omino con la barba e i capelli bianchi, che però non era Babbo Natale. Era uno dei Senatori. Metteva così tanto impegno nel suo lavoro che un giorno, durante la votazione per eleggere il Presidente della Repubblica, stanco e afflitto dall’enorme fatica, si appisolò su una poltrona. Ma, poiché nel disgraziato Paese vi era ancora qualcuno di quei malandrini che non pensano mai agli affaracci propri, ma sempre a quelli degli altri, il buon Senatore non poté nemmeno cominciare a sognare che subito un suo collega lo fotografò di nascosto, per prenderlo in giro. Pensate, miei cari piccoli lettori: il buon Senatore, che tanto si adoperava per il Paese, deriso davanti alla plebaglia perché si era addormentato! Ma fortuna volle che il buon uomo dalla barba bianca non fosse permaloso, e ignorando il popolo degli indignati (una marmaglia di cafoni che passa tutto il tempo a indignarsi dei vitalizi altrui, perché non se ne sa fare uno proprio) si giustificò dicendo che aveva solo chiuso gli occhi un attimo, e che in realtà stava pensando. Non aveva il coraggio di dire la verità, cioè che aveva lavorato tutto il giorno come un forsennato, agli affari istituzionali (la votazione di Miss Maiella, la formazione del Fantacalcio, e infine la difficile ricerca di un democristiano non condannato per mafia da mandare a occupare il Colle), e che si era affaticato troppo, come tutti i giorni che spendeva al servizio del suo Paese.

La vita in quel Paese è dura, come avranno capito i miei piccoli lettori. Specialmente per i volonterosi che lavorano, come il buon Senatore Razzi. Cosa ne possono capire quegli operai che stanno al nastro trasportatore otto ore al giorno? Loro non hanno sulle spalle il peso del Governo, non sono vessati dalle preoccupazioni che opprimono (e, verrebbe da dire, ottenebrano) il buon Razzi e i suoi colleghi. La formazione del Fantacalcio, ma anche le misure di Miss Maiella, sono una cosa seria.

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