GameStop: la bolla speculativa spiegata bene

Con l'aiuto del Professor Gino Gandolfi abbiamo cercato di dare una spiegazione al terremoto finanziario delle scorse settimane.

Nelle scorse settimane il mondo della finanza è stato scosso da quanto accaduto alle azioni di GameStop. Le sue quotazioni in borsa sono schizzate alle stelle e hanno raggiunto i 350 dollari ad azione al 27 gennaio, che confrontato con i 4 dollari dell’agosto scorso rappresenta un boom enorme. Ma cosa è successo nel dettaglio? Abbiamo provato, grazie all’aiuto del professor Gino Gandolfi, docente nel Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali, a spiegare le origini del terremoto finanziario.

La Borsa: le regole del ‘gioco’

Tutto inizia quando alcuni gruppi di grandi investitori, i cosiddetti Hedge Funds, decidono di fare short selling sulle azioni di Gamestop. Hedge fund, short selling, concetti da chiarire prima di avventurarsi nell’analisi della situazione: “Tra gli investitori professionali troviamo una particolare tipologia: gli Hedge Funds. Volendo semplificare, si tratta di fondi comuni d’investimento ‘particolari’ che gestiscono il denaro affidato loro dagli investitori con obiettivi e strategie d’investimento decisamente eterogenei. In particolare, tali operatori di mercato possono assumere anche posizioni cosiddette ‘long-short’; possono, cioè, assumere posizioni rialziste (long) acquistando titoli nei confronti dei quali nutrono aspettative positive e, contestualmente, possono assumere posizioni ribassiste (short) nei confronti di titoli per i quali nutrono aspettative negative. Ovviamente si tratta sempre di aspettative. Una strategia ‘long’ si rivelerà vincente se il titolo acquistato aumenterà di prezzo (vero il contrario) così come una strategia “short” (detta anche “vendita allo scoperto”) si rivelerà vincente se il titolo venduto perderà di valore (vero il contrario).”

Quindi, per semplificare, alcuni Hedge Funds hanno ‘scommesso’ contro il titolo GameStop ed ecco lo short-selling: un modo per guadagnare dal crollo delle quotazioni dell’azienda. Alcuni ricorderanno il film La grande scommessa (titolo originale appunto The Big Short) diretto Adam McKay, nel quale i protagonisti – in sintesi – facevano la stessa cosa, scommettendo contro il mercato immobiliare che causerà poi la Grande Crisi del 2008. Non volendo spoilerare nessun dettaglio del film, ci limitiamo a sottolineare l’analogia per dare un’idea di quanto accaduto.

 

Attenzione però, il termine ‘scommettere’ non indica che le operazioni siano fatte alla cieca, affidandosi al caso: “I mercati finanziari non devono essere confusi con un casinò dove, chi lo desidera, si reca per sfidare la sorte. In Borsa non ‘si gioca’, – ricorda il professore – contrariamente alla diffusa ed errata opinione pubblica al riguardo. I mercati finanziari assolvono ad un ruolo fondamentale che, in estrema sintesi, consiste nel consentire, da un lato, alle imprese di raccogliere capitali necessari per la loro crescita, dall’altro agli investitori (privati e istituzionali) di poter investire i propri risparmi con l’auspicio di ottenere un rendimento in linea con il rischio assunto”.

La vendita allo scoperto, vendere titoli che non si possiedono

Ora bisogna però chiarire come si faccia concretamente a guadagnare dal crollo di un titolo. Facile immaginare come, attraverso l’acquisizione di titoli azionari, si possa trarre profitto dall’impennata del valore delle quotazioni: si acquista un titolo a 1$, dopo qualche giorno per diversi motivi lo stesso titolo vale 5$, lo si rivende e la differenza tra prezzo di rivendita e prezzo di acquisto – in questo caso 4$ – sarà il profitto. Non è altrettanto intuitivo il processo inverso.

La vendita allo scoperto, questo il termine utilizzato per descrivere questo processo, è leggermente più complicato da comprendere. Chi la effettua infatti vende un titolo che non possiede, ma come? Semplicemente lo ‘prende in prestito’ da chi, invece, lo possiede. I titoli così momentaneamente ottenuti, in quanto prestito nel senso letterale del termine, andranno poi restituiti entro una scadenza prestabilita. Verrà quindi riconsegnato al proprietario originale, oltre ad una somma per il prestito stesso, lo stesso numero di azioni che si era momentaneamente elargito.

“L’obiettivo del ribassista consiste nel cercare di ottenere un profitto a seguito di un movimento ribassista. Se il titolo perde di valore, quando l’operatore dovrà restituire il titolo potrà farlo riacquistandolo sul mercato ad un prezzo inferiore al quale lo aveva precedentemente venduto, ottenendo così un profitto al netto del corrispettivo da riconoscere all’intermediario; se, invece, il titolo aumenta di valore la situazione diventa ‘spiacevole’ perché quando l’operatore dovrà restituire i titoli presi a prestito sarà costretto a comprarli sul mercato ad un prezzo superiore al quale li aveva precedentemente venduti, realizzando così una perdita.”

Cerchiamo di spiegarlo con un esempio comprensibile a chiunque: se una persona è convinta che il prezzo di un’azione operante nel settore automotive  sia destinato a crollare  nell’immediato futuro, magari a causa dell’uscita di un modello innovativo da parte di una società concorrente, potrebbe decidere di trarre beneficio dalla propria ipotesi. Nel concreto, potrebbe rivolgersi ad una banca al fine di ottenere alcuni titoli in prestito per poi venderli ad un certo prezzo – ipotizziamo 10 euro – e aspettare che nel periodo di tempo da lui ipotizzato il prezzo scenda.

Facciamo finta che in effetti venga ufficialmente annunciata l’uscita di un modello realmente innovativo da parte del competitor e che il prezzo dell’azione inizialmente venduta scenda a 8 euro: il nostro ‘trader’, a questo punto, potrebbe acquistare il titolo a 8 euro; così facendo, potrebbe restituire i titoli ricevuto in prestito trattenendosi un guadagno, al netto di commissioni e imposte, pari a 2 euro. Se invece il nostro ‘amico’ non fosse così fortunato e il prezzo del titolo raddoppiasse nel giro di una settimana, magari perché il modello del competitor si rivela un flop, egli si ritroverebbe a dover sborsare 20 euro per riacquistare i titoli presi in prestito, rimettendoci così 10 euro, a cui dovrebbe certamente aggiungere le commissioni e gli oneri finanziari per il prestito ricevuto. Nello specifico, gli Hedge Funds si sono ritrovati nella seconda situazione.

Gli Hedge Funds contro Reddit, la rivolta degli investitori privati

Gandolfi spiega: “Nei mesi scorsi si è consumato uno ‘scontro’ tra alcuni fondi Hedge, che pare abbiano assunto posizioni ribassiste nei confronti delle azioni GameStop e un numero rilevante di piccoli investitori, utenti del popoloso forum WallStreetBets su Reddit che, acquistando in massa il titolo ne hanno determinato un improvviso e rilevantissimo incremento. Il prezzo dell’azione è passato dai 4 dollari dell’agosto dello scorso anno ai 350 dollari del 27 gennaio scorso; ora, mentre parliamo (18 febbraio), il titolo quota circa 46$ a conferma di come la “bolla” si sia gonfiata rapidamente ma, altrettanto rapidamente, si stia sgonfiando”.

Tutto, infatti, nasce dagli utenti di Reddit che, per lanciare un messaggio e/o per trarre un profitto, hanno deciso di acquistare in massa il titolo. Alcuni investitori probabilmente lo hanno fatto con il solo scopo di lanciare un messaggio, ‘ricattare’, di fatto, gli Hedge Funds accusati di manovrare il mercato finanziario a proprio piacimento. Altri, invece, lo hanno fatto per avidità, nella speranza di ricercare un ‘facile’ guadagno. Una cosa è certa. Alcuni hanno guadagnato tanti soldi ed altri ne hanno persi altrettanti.”

 

“Abbiamo assistito ancora una volta alla nascita e all’esplosione di una ‘bolla speculativa’. Una bolla speculativa può essere definita come un fenomeno a causa del quale il prezzo di un bene si allontana in modo significativo dai fattori fondamentali che ne spiegano il valore intrinseco. Questa dinamica termina bruscamente in un cambiamento di regime che può essere un crollo o una correzione sostanziale.”

Abbiamo assistito, quindi, ad una democratizzazione dei mercati, in cui i piccoli investitori privati possono sedersi allo stesso tavolo dei colossi di Wall Street? Per alcuni sì, ma il Professor Gandolfi non è d’accordo: “Quando il ‘mercato’ sale non ‘si crea ricchezza’ così come non si ‘bruciano soldi’ quando il mercato scende ma, più semplicemente, la ricchezza si sposta da chi realizza una perdita a chi realizza un guadagno. Questa vicenda terminerà, quindi, come tante altre bolle speculative prima d’ora. Alcuni soggetti avranno guadagnato tanti soldi ed altri ne avranno persi altrettanti; ho la sensazione che tra i primi troveremo coloro che sono più preparati e più scaltri mentre tra i secondi gli ingenui e gli incompetenti”.

 

di Gabriele Diodati

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