“Obe”, ultimo album di Mace: l’urban che unisce il diverso
Un album creativo, che trasforma la diversità in forza grazie alla partecipazione di grandi rapper italiani simbolo delle varie generazioni
Mace è un disc jockey, beatmaker e produttore discografico italiano, così dice Wikipedia, ma noi senza voler dare etichette diciamo che c’è qualcosa che va oltre alle parole per definire un artista.
Il 4 febbraio è uscito il primo album solista di Mace, “Obe”, attraverso il quale entriamo in un mondo dalle mille sfaccettature e dai mille colori. Il produttore milanese ha messo al centro di questo progetto la sua forte impronta musicale come filo conduttore al quale si aggiunge una varietà di artisti dagli stili diversi, che hanno background differenti e che unendosi nel progetto portano a rendere i pezzi unici nel loro stile.
Siamo portati a lasciarci andare durante l’ascolto di questo progetto ambizioso, che ci porta a capire come, nel 2021, non si possa più parlare di generi musicali facendone una netta distinzione, ma si debba parlare solo e unicamente di musica. All’interno di questo museo di opere artistiche troviamo rapper di tutte le generazioni: veterani come Noyz Narcos, Gemitaiz, Salmo, Guè Pequeno, Jake La Furia, Jack The Smoker; altri già ben formati come Ernia, Ketama, Side Baby, Rkomi, Geolier, Izi, Madame, J Lord, gli FSK, Samuray Jay, gli Psicologi, Rosa Chemical, in collaborazione con artisti più elettronici, pop, indi, come Joan Thiele, Venerus, Colapesce, Blanco, Carl Brave, Franco 126 e Irama.
Un’unione di suoni, voci, generi, artisti che ci porta a parlare di qualcosa che va oltre il semplice tratto stilistico. Ci porta a vedere dei fili conduttori tra i vari modi di fare arte, di trasmettere emozioni, ci porta nel passato, nel presente e nel futuro.
La canzone di debutto dell’album è “La canzone nostra”, dove possiamo ammirare un ragazzo classe 2003 aka Blanco insieme ad un veterano come Salmo, uno degli artisti più influenti nella scena musicale italiana.
Per un ascolto senza pregiudizi e paletti
Tutto si può dire tranne che ci sia qualcosa di scontato. Un sound innovativo che ci porta in un universo parallelo all’interno del quale perdiamo la cognizione dello spazio-tempo e ci troviamo a fluttuare verso qualcosa che solo l’orecchio può portare l’anima a percepire.
Tassello dopo tassello, Mace ci dà le chiavi per entrare nel suo mondo. Un posto dove non si può ascoltare con pregiudizio e paletti, ma dove si deve arrivare incuriositi, come un bambino che si approccia per la prima volta ad una nuova esperienza. Un esplosione di emozioni, dove un po’ tutti gli amanti della musica sono accontentati.
Scelte creative, ma anche mirate, senza badare alla potenza mediatica degli ospiti, ma considerandoli uguali in quanto tutti unicamente Artisti. Si alternano canzoni spensierate, leggere, profonde, aggressive, tutte sempre sotto i significati che il regista di questo film vuole ottenere, come se egli fosse una sorta di ventriloquo che muove i fili dell’album per farci godere di questo spettacolo.
Da elogiare sono anche gli interpreti che hanno saputo immergersi in quello che il produttore chiedeva e hanno dimostrato il loro grande valore, non dando per scontato nulla, anzi, forse sentendosi anche messi alla prova e riuscendo ad essere spontanei.
Ammirevole la scelta di mettere sullo stesso beat Izi e due pilastri come Jack The Smoker e Jake, chicca per tutti gli amanti del rap. Gem con “Candyman” ci fa impazzire. Guè “non sbaglia una lirica dalla lira”. Joan Thiele e Venerus ci lasciano letteralmente “Senza Fiato”. Noyz non si discute, Side ci fa capire perchè la scena lo rispetta.
Mace con la sua musica ha unito, emozionato e trasformato la diversità in forza, costruendo un filo conduttore che ci fa sentire parte di qualcosa che, ripeto, non va etichettato ma ascoltato, con curiosità. Non è solo musica, ma qualcosa di più, ARTE.
di Gianmarco Borettini
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