Vela, Luna Rossa all’appuntamento con la storia: a caccia della America’s Cup
Il team italiano insegue il trofeo velistico più ambito dopo aver battuto i britannici del Team Ineos nella finale di Prada Cup; ad attenderli in Coppa America i neozelandesi campioni in carica.
Sono passati 21 anni dalla prima e unica partecipazione di Luna Rossa all’America’s Cup e questo è l’anno in cui il team italiano torna a giocarsi giocarsi il trofeo più ambito nel mondo della vela. La Coppa America, che quest’anno avrebbe dovuto prendere il via il 6 marzo 2021, è stata posticipata – causa coronavirus – al 10 marzo. Si sfideranno in una serie di regate il team neozelandese, soprannominati i Kiwi, e il vincitore della Prada Cup: Luna Rossa, che ha vinto la finale contro il Team Ineos Uk. La competizione si potrà seguire in diretta streaming su Sky (canale “Sky Sport America’s Cup”) con la telecronaca di un carichissimo Guido Meda, o gratuitamente sulla Rai.
È in quest’ultima competizione che gli italiani di Luna Rossa hanno fatto faville. Nelle acque di Auckland, Nuova Zelanda, dopo aver superato per 4-0 gli americani di American Magic, in finale hanno affrontato gli inglesi del team Ineos Uk e li hanno superati con il punteggio di 7-1. Causa covid-19, la finale era stata momentaneamente sospesa. Luna Rossa, che aveva tutto da perdere e nulla da guadagnare dalla pausa, è comunque riuscita a mantenere la finale su binari a sé favorevoli, senza mai permettere ai britannici di giocarsi realmente il titolo. Vedere le imbarcazioni ‘volare’ letteralmente sull’acqua è uno spettacolo. Luna Rossa ha raggiunto una velocità di punta di 46,72 nodi, che tradotto per i non addetti ai lavori equivale ad una velocità di circa 86 Km/h. Per chi non è pratico dello sport sorge spontaneo chiedersi come facciano le imbarcazioni a viaggiare senza praticamente toccare la superficie dell’acqua. Le barche in competizione presentano una tecnologia avanguardista, il foiling. Esso riguarda l’uso di ali – i foil – attaccate allo scafo di imbarcazioni, le quali permettono una maggiore portanza a velocità di planata, sufficiente a sollevare lo scafo completamente fuori dall’acqua.
I detentori del titolo, l’Emirates Team New Zealand, restano i grandi favoriti per il successo finale, in virtù di diversi fattori.
La barca neozelandese si comporta alla perfezione in condizioni di vento medio-forte, che è quello che ci si aspetta ad Auckland nel mese di marzo. Le innovazioni tecniche che i Kiwi hanno portato, inoltre, li collocano un gradino sopra chiunque: la prua è stata studiata appositamente per minimizzare l’effetto di resistenza creato da vento e velocità e lo stesso equipaggio è collocato sull’imbarcazione in maniera da minimizzare l’attrito dell’aria. Al di là delle innovazioni tecnologiche, sulle quali ci si potrebbe dilungare pressoché all’infinito, il team può contare su un equipaggio composto da grandi campioni come Peter Burling e Blair Tuke. Restano la squadra da battere, ma con una Luna Rossa così tutto è possibile.
Nessuna squadra italiana, nonostante la si insegua dal 1983, è mai riuscita a sollevare l’ambito trofeo. Il Progetto Luna Rossa, nato in tempi relativamente recenti, nel 1997 lanciò per la prima volta la sfida in America’s Cup e nel 1999, con la costruzione del primo scafo ITA 45, iniziò concretamente la scalata che la vede oggi plausibile candidata a miglior team velistico del mondo. Si dice che il nome venne ideato al termine di una cena sulle colline toscane da Patrizio Bertelli – amministratore delegato del gruppo Prada – che, guardando la luna piena, ne trasse ispirazione. Non è mai stato fatto mistero che l’obiettivo comune sia la Coppa America. L’equipaggio di questa edizione è guidato da Max Sirena, team director e skipper. Tutti i membri della squadra vogliono entrare nella storia e, per farlo, servirà la perfezione. Le condizioni meteo ideali consisterebbero in venti leggeri per il team azzurro. Dal punto di vista tecnico si è preferito abbandonare il multiscafo per tornare ad un solo scafo. Una delle armi principali in mano a Luna Rossa è il rapporto ottimale fra i due timonieri, Francesco Bruni e James Spithill (unico straniero fra i diciotto membri dell’equipaggio), una scelta che a detta dello stesso Bruni si è rivelata vincente. Il team è l’unico fra quelli in gara a schierare il doppio timoniere, con uno che guida sopravento e l’altro sottovento.
Nel 2000, unica partecipazione fino a questo momento, gli avversari erano stati sempre i neozelandesi; in quell’occasione il risultato finale, un 5-0 in favore dei Kiwi che non lasciò adito a repliche, aveva tradito le aspettative della vigilia. Che quest’anno sia quello buono per prendersi la rivincita e per la consacrazione?
di Gabriele Diodati
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