Quando l’irresponsabilità è un pericolo per tutti

La fama è un grande potere: i personaggi pubblici possono esercitare, attraverso le loro parole e azioni, una influenza sulla popolazione. E questo può essere un pericolo.

Il 21 febbraio scorso, il noto comico e conduttore televisivo Andrea Pucci, grande tifoso interista, ha partecipato a Milano al derby Milan-Inter. E cosa c’è di male? Niente, se non fosse per la mancanza di rispetto da parte sua delle basilari norme anti-Covid, regalando baci e abbracci ai fan, incitando e guidando i cori con un megafono e girando tra i tifosi con la mascherina abbassata. Il comico non sembra essersi fatto problemi a farsi fotografare e filmare e a pubblicare le foto “incriminanti” sui suoi canali social (oltre che a ripostare quelle scattategli dai fan). E, di nuovo, non è ancora tutto qua: qualche mese fa Pucci stesso è stato proprio protagonista di un video di Mediaset di sensibilizzazione per invitare le persone a rispettare le norme per il contenimento della pandemia.

Ora, chi scrive questo articolo non ha intenzione di fare la morale a Pucci, perché ci hanno già pensato in tanti, ma questa è un’occasione per riflettere sul forte impatto che le azioni di un personaggio pubblico hanno sulla popolazione.

Ognuno, indipendentemente dalla propria visibilità sociale, dovrebbe assumersi la responsabilità delle proprie azioni e, se necessario, subirne le conseguenze. Quando poi la persona in questione è un personaggio pubblico, famoso a livello nazionale e con un discreto seguito, questo discorso si amplifica enormemente. Una persona ‘comune’ non ha una grande influenza, il suo atteggiamento non ha un gran potere di condizionare le masse, di promuovere certi comportamenti piuttosto che altri, ma un personaggio pubblico, invece, fa inevitabilmente parlare di sé: le sue azioni vengono riprese, amplificate, promosse o discusse, e possono facilmente esercitare una certa influenza; per questo motivo fa una grande differenza chi compie l’azione. La fama è un grande potere. Grande e, quindi, potenzialmente pericoloso.

Una persona (o meglio: personaggio) come Pucci, famoso, seguito e conosciuto, ‘ha un pubblico’: la sua carriera è basata sull’intrattenimento, sul rapporto con il pubblico stesso. E chi ha un lavoro del genere, nel mondo della televisione o di internet (in generale, nel mondo mediatico), ha per forza a che fare con questo pubblico, che non può ignorare: il comportamento di un personaggio famoso influenza inevitabilmente le percezioni e gli atteggiamenti di chi lo segue. Il personaggio non può fingere che questa folla di fan non esista. O meglio, non può fingere che non esista soltanto quando gli conviene. Molte persone sognano di essere delle celebrità, di essere famose, ma i propri comportamenti vanno ‘dosati’: certe azioni hanno necessariamente delle ripercussioni, delle conseguenze, con un rischio (un rischio sociale, che ricade sul pubblico) tanto più grande quanto più grande è la fama. Di questo è necessario rendersi conto.

Ogni azione ha un riflesso, un’eco, soprattutto se si tratta – ahimè – di un’azione negativa. Per questo motivo, chi è famoso e dotato di una certa visibilità dovrebbe prestare molta attenzione a ciò che dice e fa (idealmente, dovrebbe prestare attenzione anche al ‘non detto’, a ciò che non dice ma che lascia intendere), non può permettersi in certe situazioni di affrontare il potere derivato dalla sua fama in modo superficiale o ‘indifferente’, perché le sue azioni potrebbero, per la loro influenza sulla società, portare a conseguenze anche imprevedibili. Conseguenze che, tra le altre cose, potrebbero incidere, in misure altrettanto imprevedibili, anche sulla sua carriera, sulla sua immagine pubblica e sulla sua reputazione.

Tutto questo discorso vale ancora di più quando abbiamo a che fare, come nell’episodio di Pucci, con i social network: essi permettono una comunicazione immediata e potenzialmente larghissima, dando la possibilità di lanciare un messaggio a un pubblico molto ampio ed eterogeneo. Questo termine non è casuale: attraverso le nostre azioni e i nostri comportamenti (quindi non solo con ciò che diciamo, ma anche con ciò che facciamo) lanciamo un messaggio. Che tipo di messaggio avrà voluto dare alle sue migliaia di followers Pucci?

Perché, nonostante fosse (presumibilmente) consapevole delle eventuali conseguenze, il comico ha avuto un comportamento del genere al derby? Forse per far parlare un po’ di sé, mostrandosi trasgressivo nei confronti delle norme e non spaventato dalla pandemia, sottovalutandola; o forse, semplicemente per svagarsi e divertirsi passando una normale domenica allo stadio come se il Covid non esistesse. Ed è questo il problema: il Covid purtroppo c’è ancora, e in questo periodo ciò di cui non abbiamo bisogno è di promuovere comportamenti immaturi e irresponsabili, oltre che irrispettosi nei confronti di chi, da un anno a questa parte, ha sostanzialmente rinunciato alla vita sociale.

Lanciare un messaggio sbagliato in un periodo così critico come quello che stiamo vivendo oggi potrebbe inoltre avere rischiose conseguenze sulla popolazione, già in larga parte stremata, stanca dei vari lockdown e coprifuochi e desiderosa della libertà di un tempo: un atteggiamento come quello di Pucci allo stadio potrebbe legittimare comportamenti o sentimenti di anarchia e menefreghismo nei confronti delle norme anti-Covid, spesso già insufficientemente rispettate da una non ridottissima parte della popolazione.

Inoltre, come accennato in precedenza, tempo fa Pucci ha anche realizzato un breve video di sensibilizzazione nel quale, con toni seri e pacati, incoraggiava al rispetto di queste norme: attraverso questo video avrebbe dovuto assumersi quindi un ruolo educativo, che però ha ora distrutto con i suoi irresponsabili comportamenti ‘da stadio’. Oltre ad aver dato una dimostrazione di ipocrisia, si è anche giocato la sua credibilità morale.

Dunque, ricapitolando: ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, perché ogni cosa ha delle conseguenze, di portata anche imprevedibile. Quanto detto vale ovviamente per tutti, ma in particolare per chi, avendo una carriera nel mondo mediatico o dello spettacolo, ha una certa popolarità, una certa fama, e quindi un grande potere sociale – e quindi una certa necessità di essere responsabili. In una società civile, non si possono non tenere in considerazione le conseguenze che dalle proprie azioni (e parole) potranno scaturire. Possiamo constatare la delicatezza della questione soprattutto in questo periodo di pandemia: la responsabilità quindi è anche rispetto, ed essere irresponsabili può costare caro, a sé ma soprattutto agli altri.

 

di Alessandro Volpari

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