Anche lo stadio può essere simbolo di sostenibilità. E a Parma che ne sarà del Tardini?

La nuova proprietà del Parma Calcio 1913 vuole rinnovare lo stadio. Ma a quali esempi ci si può ispirare? Facciamo un breve viaggio in giro per il mondo per scoprire gli impianti sportivi più virtuosi

Se ne parla da mesi a Parma. Si attende con impazienza il progetto definitivo, ma la riqualificazione dello Stadio Tardini fa discutere, nel bene e nel male.

La nuova proprietà firmata Krause vuole investire nell’impianto. “Una squadra di calcio di livello mondiale ha bisogno di uno stadio di livello mondiale” ha commentato il presidente della squadra gialloblù a margine dell’incontro con il vicesindaco con delega allo Sport, Marco Bosi, dello scorso dicembre. Vista la situazione in cattive acque in campionato, la nuova proprietà rassicura che “il progetto andrà avanti indipendentemente da come finirà la stagione”.

Il vicesindaco Bosi ha dettato le linee guida per uno stadio il cui progetto preliminare dovrebbe essere depositato entro maggio, mentre il cantiere potrebbe partire nell’estate 2022. Sì agli spazi commerciali, ma nessun grande supermercato; l’idea è di dare spazio a negozi locali di vicinato. La volontà del Comune è di avere un impianto da far vivere più giorni l’anno. Un altro dei paletti posti dal vicesindaco è il no all’aumento della superficie complessiva urbanizzata.

E poi la questione posti a sedere: il numero di spettatori è previsto in riduzione rispetto alla quantità attuale di 28mila seggiolini. Si potrebbe arrivare a 24-25mila spettatori, non di più. L’ipotesi più concreta è quella di mantenere le due coperture attuali e coprire le due curve.

In città c’è molto fermento in attesa del progetto definitivo e degli inizi dei lavori. Sono molti gli stadi italiani che in questi anni stanno cercando di avere una nuova veste. A questo punto, una domanda è lecita: a quali modelli ispirarsi?

Costruire nuovi stadi o riqualificare quelli vecchi?

Quando gli stadi ‘invecchiano’, si è sempre davanti ad un bivio: nuovi impianti o riqualificazione di quelli esistenti? La prima delle due soluzioni è senza dubbio la più ambiziosa, ma anche la più difficile da applicare: dagli altissimi costi di realizzazione alle lunghe prassi burocratiche, passando per la mancanza di luoghi idonei alla costruzione. Non va dimenticato neanche il valore storico e affettivo che lega gli stadi ai club, ai tifosi e alla città. Ecco allora che si arriva alla riqualificazione degli stadi: una serie di lavori aventi lo scopo di ovviare alle criticità che presenta la struttura, a partire dalla sicurezza per finire sulla comodità, fondamentale per far sentire davvero “a casa” i tifosi.

Mentre in Germania e Inghilterra tutte le società che militano nelle prime due leghe professionistiche sono dotate di stadi di proprietà, la quasi totalità degli impianti italiani è di proprietà comunale o del Coni e non possono essere destinati ai privati poiché beni di pubblica utilità. Sono di proprietà dei club, invece, l’Allianz Stadium di Torino, la Dacia Arena di Udine, il Mapei Stadium di Reggio Emilia, il Benito Stirpe di Frosinone e l’Atleti Azzurri di Bergamo. Non è un caso che due di quest’ultimi, il Benito Stirpe e la Dacia Arena, siano considerati due gioielli italiani, esempi virtuosi di riqualificazioni. Lo stadio di Udine è stato anche ‘premiato’ con la disputa della prestigiosa finale dell’ultimo Europeo Under 21 in Italia e San Marino. Degni di nota anche i lavori effettuati al Gewiss Stadium di Bergamo, ancora non ultimati. Lo stadio Bentegodi di Verona ha puntato tutto sull’ecosostenibilità e si è dotato di una copertura che lo ha trasformato nel più grande tetto fotovoltaico su struttura sportiva d’Italia: oltre 13.000 pannelli solari fotovoltaici che elimineranno dall’atmosfera circa 550 tonnellate di CO2.

C’è poi anche l’obiettivo auspicabile di aumentare i ricavi per poter concorrere con i club a livello internazionale. A Milano e a Roma sono stati portati avanti diversi progetti, ma se a Milano lo stadio che dovrebbe essere casa sia del Milan che dell’Inter è ancora fermo nella burocrazia, nella capitale, il progetto dello stadio della AS Roma è fallito.

Nella città lombarda, i progetti ancora in ballo sono due: il primo prende il nome de “gli anelli di Milano”, due anelli iconici, intrecciati e separati in perfetto equilibrio. Questo progetto prevede che Il nuovo stadio di Milano sia integrato in un masterplan che avrà lo scopo di rivitalizzare e trasformare l’area di San Siro in un distretto verde dedicato all’intrattenimento e attivo tutto l’anno. L’altro progetto è la Cattedrale di Populous: all’interno una galleria inondata dalla luce solare circonderà lo Stadio, il quale sarà avvolto da un elegante facciata in vetro. La galleria diverrà uno spazio dedicato a tutti i tifosi e agli abitanti di Milano, dove sarà offerta un’ampia gamma di punti ristoro, bar, lounges e ristoranti ispirati alle rinomate tradizioni enogastronomiche milanesi. Nel caso di Milano, lo stadio non sorgerà sulle ceneri dell’attuale San Siro, ma poco distante (come fece l’Arsenal con l’Highbury).

La Cattedrale di Populous (Milano)

Il modello inglese

Il modello che viene sempre preso in considerazione quando si parla di calcio è quello inglese. Si parla di stadi aperti 7 giorni su 7, di musei, ristoranti, hotel e tutte le attrazioni in grado di portare ricavi al club.

A Londra, lo stadio è vissuto perché è parte del quartiere: ogni quadrante della città ha la propria squadra di riferimento. La maggior parte degli stadi italiani, invece, anche quelli di nuova costruzione, si trova in una posizione periferica rispetto al centro della città. Il nuovo White Hart Lane situato nel quartiere di Tottenham, sorge sulle macerie del vecchio, mentre l’Arsenal ha abbattuto il vecchio Highbury costruendo l’Emirates Stadium.

La costruzione del nuovo stadio quando White Hart Lane di Londra sulle ceneri del vecchio impianto

La Premier League (campionato inglese), attraverso il programma educativo Premier League Primary Stars Programme, si occupa di far capire ai bambini le conseguenze del problema dell’inquinamento della plastica. Il Liverpool ha eliminato la plastica da qualunque confezione di cibo e bevande servite allo stadio, sostituendola con un materiale riciclabile. Il Chelsea opera il 100% di raccolta differenziata sia a Stamford Bridge che al proprio centro d’allenamento, a Cobham.

Il Southampton fu il primo club europeo a installare l’intero sistema di illuminazione LED nel suo stadio, il St. Mary’s, nel giugno 2014. Il West Ham usufruisce di servizi di smaltimento che gli permettono di riciclare tutti i rifiuti in alluminio, plastica, legno, cartone, vetro e carta. L’Arsenal, dal novembre 2018, ha installato degli accumulatori energetici all’interno dell’Emirates Stadium, che permettono allo stadio di operare per un’intera partita solo con energia autoprodotta.

Altro esempio inglese di ecosostenibilità, quella del Forest Green Rovers, club di quarta divisione inglese. La società si è sempre distinta per un particolare rispetto e attenzione alla natura, diventando nel 2016 la prima squadra di calcio 100% vegan della storia. Il progetto del nuovo stadio non poteva essere un’eccezione, ed ecco infatti che l’Eco Park Stadium che sorgerà a Gloucestershire sarà costruito interamente in legno!

Stadi ecosostenibili in giro per il mondo

Uscendo dai confini europei, lo stadio Arena Castelão di Fortaleza (Brasile) è il primo stadio al mondo a rifiuti zero, riciclando il 97% dei materiali per i lavori di ristrutturazione e grazie all’inserimento di un sistema di raccolta differenziata.

Lo Stadio “Kaohsiung World” chiamato anche Stadio “World Games” è lo spazio che ha ospitato nel 2009 i IX World Games, è situato nella città di Kaohsiung a Taiwan e una volta terminati i giochi è per lo più lo stadio delle partite della Nazionale di calcio di Taipei Cinese. La particolarità di questo stadio è che sia stato costruito con materiali riciclabili e che sia interamente alimentato da energia solare. La struttura riesce ad ospitare fino a cinquantacinque mila spettatori e conta quasi nove mila pannelli installati sulla copertura.

Il “Qatar Arena Showcase” di Doha, realizzato in vista dei mondiali del 2022, è stato definito lo “stadio più sostenibile al mondo”.  Ai lati dello stadio è stato installato un parco fotovoltaico per una superficie doppia rispetto a quella della struttura sportiva, che immette l’energia non utilizzata in rete. L’elettricità è anche prodotta attraverso la combustione di biocarburanti dal basso impatto ambientale.

Sono quindi tantissimi gli esempi positivi nel mondo che hanno dato il via a un nuovo modo di vedere le strutture degli stati e il loro ruolo nella società.

Tra la fine di marzo e aprile si attende la presentazione del progetto definitivo per la riqualificazione dello Stadio Tardini. E in attesa che la stampa riceva l’invito e se ne scopra di più, la speranza è quella che questo progetto possa essere per la città di Parma un’opportunità di svolta in materia di sostenibilità ambientale. Ce ne sarebbe bisogno.

 

di Daniele Gippetto e Daniele Leonardi

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