Lena Yokoyama e il suo violino pieno di speranze hanno incantato anche Parma
Intervista alla violinista che ha aperto l'inaugurazione dell'anno accademico 2020-21 dell'Università di Parma
Chi è la violinista che ha incantato tutti durante l’inaugurazione dell’anno accademico 2020-21 dell’Università di Parma? Si chiama Lena Yokoyama ed aveva già fatto parlare di sè quando ad aprile 2020 aveva suonato per i medici, alle prese con la lotta contro il Covid-19, dal tetto dell’ospedale di Cremona. La sua musica ha risuonato poi su tutti i giornali nazionali e sui social da tutto il mondo.
A Parma invece Yokoyama ha aperto la cerimonia dell’Ateneo dello scorso primo di marzo suonando Gabriel’s Oboe di Ennio Morricone e Cappriccio n.24 di Niccolò Paganini. Dieci minuti davvero straordinari, che hanno emozionato i presenti, sia fisici che virtuali, battezzando questo nuovo anno accademico sotto il segno della speranza.
Chi è Lena Yokoyama?
Lena Yokoyama, ha 34 anni, ed è nata a Osaka, Giappone, da Kango Yokoyama e Reiko Shimizu, entrambi violinisti affermati. Da qui la passione per la musica: “In casa il violino era un oggetto di tutti i giorni – spiega Yokoyama – All’inizio era solo un gioco: ho una mia foto con in braccio il violino ad appena due anni! Poi attorno ai sette anni ho iniziato a studiare e la cosa si è fatta più seria. Solo qualche anno più tardi, però, ho deciso di seguire le orme di mia madre che si era trasferita a Roma per affinare le sue doti. Così mi sono iscritta al Conservatorio di Cremona dove ho ottenuto il diploma nel 2011. Questi anni mi hanno offerto la possibilità di frequentare l’Accademia di Alto Perfezionamento Walter Stauffer di Cremona, sotto la guida del maestro Salvatore Accardo. Da lì è seguita una serie di master, tra cui i due anni di musica da camera al Conservatorio Arrigo Boito con il Trio di Parma e Pierpaolo Maurizzi: un’esperienza bellissima, che ha segnato in modo indelebile la mia formazione”.
Nel 2012 ha infatti fondato, insieme al pianista Diego Maccagnola ed al violoncellista Alessandro Copia, il Trio Kanon, ensemble che dal 2012 al 2016 ha seguito i corsi di perfezionamento sotto la guida del Trio di Parma. Nel 2015 il Trio Kanon è stato premiato con il “Chamber Music Award”, sponsorizzato dall’istituto Haydn e dalla “University of Music and Performing Arts” di Vienna, come miglior gruppo di musica da camera presso la “Internationale Sommer Akademie Prag-Wien-Budapest” .
Ha suonato come solista e in diverse formazioni di musica da camera in numerose sale da concerto in Italia e all’estero come il Teatro Ponchielli e l‘Auditorium G. Arvedi per lo “Stradivari Festival 2013” (Cremona), Teatro Dante Alighieri (Ravenna), Teatro Romano (Aosta), Palazzo Chigi Saracini (Siena), Auditorium Gaber (Milano), Auditorium W. Walton (Ischia) e Circle Royal Gaulois (Bruxelles). Ha collaborato con Reiko Shimizu per molti concerti in Europa e Giappone. Nel marzo 2013 ha suonato al Metropolitan Pavilion di New York durante il New York Mondomusica Festival. Premiata in numerosi concorsi nazionali ed internazionali, Lena Yokoyama è indubbiamente una protagonista della scena musicale internazionale.
La perfetta integrazione di Lena in Italia non può poi che stupire favorevolmente. “Mi sono trovata subito benissimo-racconta – Basti pensare che, dopo i primi mesi in Italia, sono dovuta tornare in Giappone per sbrigare alcune faccende burocratiche per ultimare il trasferimento, visto e cose simili. Sono stati tre mesi davvero duri: non vedevo l’ora di tornare in Europa per iniziare questa nuova esperienza”. Amore a prima vista, verrebbe da dire, ma non privo di qualche, più che comprensibile, difficoltà: “I primi mesi ho avuto parecchi problemi con la lingua– prosegue – Mia madre parlava perfettamente l’italiano e così qualche parola l’ho imparata da lei. Quando, però, mi sono trasferita in Italia mi sono accorta della siderale distanza che c’è tra i due sistemi linguistici: ho dovuto lavorare duramente nelle prime settimane, ma, superato l’iniziale imbarazzo, tutto è filato liscio”.
Un settore in crisi
Come possiamo immaginare senza troppo fantasia, anche per il settore musicale il 2020 è stato un annus horribilis, tra chiusure, rinvii e protocolli che hanno spesso reso impossibile il lavoro di migliaia e migliaia di persone. “Una situazione davvero critica – racconta amareggiata Yokoyama – Andare avanti così è davvero difficile. Per quanto mi riguarda posso comunque dirmi fortunata: in queste settimane sono sempre rimasta in contatto con il Giappone e ho avuto modo, il gennaio scorso, di tornare per alcuni spettacoli. Lì, a differenza di quanto accade da noi, i teatri non sono mai stati chiusi e tutto prosegue, pur con le dovute cautele. Questo non significa che voglia polemizzare per le decisioni prese in queste settimane: in un contesto di emergenza, è chiaro che la prudenza abbia sempre la meglio. D’altra parte, però, non possiamo dimenticare che il nostro settore è di fatto inattivo da più di un anno ormai“.
Non è solo la chiusura dei teatri, però, a mettere in difficoltà i tanti professionisti del comparto musicale: se, infatti, la DAD, pur con tutti i limiti del caso, può essere una valida alternativa alla più tradizionale didattica in presenza, fare lezioni di violino via Zoom può risultare ben più complicato: “In questi mesi ci siamo arrangiati un po’ in tutti i modi – spiega la violinista – Andiamo avanti solo perché non possiamo fermarci, ma fare lezione tramite un pc è davvero complicato: i suoni arrivano in ritardo, non c’è contatto con l’allievo e spesso si fatica a farsi capire dall’altra parte dello schermo”.
La speranza nei giorni più bui
Mesi di difficoltà, certo, ma in cui Lena ha saputo, attraverso la musica, risollevare la sua città, Cremona, nei mesi più bui della prima ondata pandemica. La sua esibizione del 16 aprile 2020, dal tetto dell’ospedale Maggiore, ha commosso, e commuove ancora oggi.
“Un’esperienza unica – racconta – Venivo da quasi due mesi in cui non ero riuscita ad esibirmi. Per una persona abituata a uno/due concerti a settimana non è cosa da poco. Eppure vedere le facce di medici e infermieri sporgersi dalle finestre, sentire dall’alto gli applausi del pubblico (se così lo possiamo chiamare), tornare a condividere emozioni: tutto questo ha rappresentato per me un’esperienza unica“.
Un’idea, questa, che ha avuto uno straordinario successo e che ha garantito a Lena una certa visibilità anche nei giorni più bui, non solo a livello nazionale, ma anche e soprattutto fuori dai nostri confini. “Mi hanno scritto persone da tutto il mondo – ricorda Yokoyama- e anche molti connazionali del Giappone, per complimentarsi per ciò che stavamo facendo in Italia”.
Ancora oggi, del resto, la musica del violino di Lena ci aiuta ad intravedere una luce in fondo al tunnel di queste settimane di difficoltà. Basti richiamare la già menzionata inaugurazione dell’anno accademico dell’università di Parma. “Mi ha fatto molto piacere che qualcuno ancora si interessi di musica in queste occasioni pubbliche. Soprattutto in periodi in cui non è possibile fare i tradizionali concerti, anche queste forme di esibizione risultano molto utili, soprattutto per mantenere il contatto con il pubblico“.
Novità in vista
Nonostante le difficoltà, Lena Yokoyama non smette di guardare avanti: nei prossimi mesi usciranno due nuovi album, con brani registrati in queste settimane. Ma non solo: “In questo periodo un po’ di vuoto -spiega Yokoyama- credo sia importante per tutti guardare a forme di comunicazione alternative. Non credo che la presenza fisica a teatro possa essere sostituita da uno schermo. Tuttavia è innegabile che la rete e i nuovi mezzi di comunicazione permettano alla nostra musica di raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili, in cui però c’è estremo bisogno di arte: quanto sta accadendo in queste settimane credo ne offra una dimostrazione più che sufficiente”.
Violino: uno strumento difficile?
Tutti noi ci siamo imbattuti in stereotipi di questo tipo: se si cerca di uno strumento da poter strimpellare nelle serate estive davanti al falò, meglio girare ben alla larga dal violino. Non potevamo non approfittare dell’occasione per confrontarci con il parere di un’esperta. “Sono convinta- spiega Yokoyama- che, se approcciati con serietà, tutti gli strumenti possono risultare difficili: è solo una questione di abitudine e allenamento. In stereotipi di questo tipo c’è però anche una parte di verità: a differenza di altri strumenti, come ad esempio il pianoforte, che offrono una soddisfazione acustica immediata, per il violino serve molta pazienza. Lo ricordo sempre anche ai miei allievi: le prime settimane di lezione sono spesso una sofferenza. Occorre imparare la posizione, mano sinistra sul violino e destra sull’arco, spesso senza riuscire a produrre note e a volte neppure suoni”.
A fianco del monte
Certo, il violino, al pari di molti altri strumenti, richiede non solo impegno e dedizione, ma anche tanta pazienza. Una dote, questa, che pare scritta nel suo nome che spesso viene confuso con il più noto nome della città YokoHama. “Yokoyama- ci tiene a precisare – vuol dire letteralmente a fianco del monte. Yokohama, invece, vuol dire a fianco della costa“. Nelle sue parole si sente l’attaccamento, comune a tutti forse, verso le proprie radici, ma anche l’orgoglio per un nome che sembra svelarci la natura profonda della sua professione. Nomen omen, verrebbe da dire: come un alpinista che sale a passi lenti verso la vetta, senza arrendersi di fronte alle difficoltà del pendio, così il musicista impara l’arte, dalle prime note strimpellate un po’ a casaccio fino ad arrivare a Morricone, dalla scala di la maggiore a Paganini. E così, possiamo imparare una lezione. Pazienza e sopportazione devono animare anche tutti noi in questo periodo difficilie, senza perdere di vista la luce della speranza che musica e arte contribuiscono a mantenere in vita.
di Filippo Pelacci
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