Perchè scrivere sotto falso nome? I 10 pseudonimi letterari più famosi

Le vere identità di dieci scrittori e scrittrici che hanno segnato la nostra cultura

La maggior parte dei lettori non dubita nemmeno per un secondo che il nome scritto sulla copertina del loro libro preferito sia il  vero nome di chi l’ha scritto – eppure, la storia dimostra che non è così scontato…

Ecco i 10 autori più noti che hanno nascosto le loro parole dietro un’altra identità!

1) J.K. Rowling

Quando l’ormai celebre autrice della saga di Harry Potter propose la sua creazione, era nota semplicemente come Joanne Rowling. Eppure, i romanzi che noi conosciamo riportano una dicitura ben diversa – J.K. Rowling. Questo perché nel 1997, anno della pubblicazione di Harry Potter e la Pietra Filosofale, la casa editrice non era sicura che il pubblico designato, ovvero ragazzini maschi, avrebbe letto di un mondo di maghi e streghe se questo fosse stato scritto da una donna. Invece di cambiare nome, Joanne Rowling optò semplicemente per la sua iniziale aggiunta a quella di sua nonna, Kathleen, per renderle omaggio.

Qualche anno dopo, nel 2013, viene annunciato l’arrivo del giallista esordiente Robert Galbraith, con il suo romanzo Il richiamo del cuculo. Apprezzato dalla critica, alcuni giornalisti e lettori erano rimasti così impressionati dalla qualità di questo debutto che si iniziò a pensare che, forse, non si trattava esattamente di uno scrittore al suo primo libro. La svolta si ebbe quando un tweet mise una pulce di nome Rowling nell’orecchio di India Knight, una giornalista di “The Sunday Times”, che fece partire subito un’indagine. Dopo diverse ricerche e analisi linguistiche, la casa editrice confermò che dietro lo pseudonimo di Robert Galbraith c’era proprio la celebre autrice – inutile a dirlo, in soli pochi giorni le vendite aumentarono del 4.000%.

2) Stan Lee

 

Il creatore dei supereroi che hanno popolato l’infanzia di generazioni e generazioni non è esattamente Stan Lee, ma Stanley Martin Lieber. Nato nel 1922, questo autore ha fatto la storia del fumetto, ma la sua enorme influenza non si è fermata là, creando dei veri e proprio brand, che hanno invaso l’industria cinematografica, quella dei giocattoli, dell’abbigliamento, e molte altre. 

É a lui che si deve l’universo Marvel con tutti i suoi eroi, dalle sue creazioni come Iron Man o Thor, a quelli che ha riportato in auge come Superman o Batman. Eppure, all’inizio della sua carriera, non volle associare il suo vero nome alle sue creazioni. Lee firmò il suo primo lavoro a soli diciannove anni, e in quel frangente decise di adottare uno pseudonimo in nome di un sogno più grande: scrivere il futuro grande romanzo americano. Infatti, a quell’epoca i fumetti erano costantemente sotto attacco politico e sociale, e continuarono ad esserlo per molti anni; Stanley Martin Lieber non voleva che il suo nome, quello che sarebbe poi comparso sulle copertine di un best-seller, venisse sporcato dalla cattiva reputazione del fumetto. Ad oggi, il mondo dei fumetti gode del rispetto e della considerazione che merita, e Stan Lee è stato così grato alla fortuna che gli ha portato questo pseudonimo da renderlo legalmente il suo vero nome.

Il suo impatto culturale è stato così forte che New York, Los Angeles e Boston hanno indetto un “Stan Lee Day”, e nel 2019, ad un anno dalla sua scomparsa, una strada di New York gli è stata intitolata a lui.

3) Elena Ferrante

L’amica geniale

Questo nome è forse uno dei più noti al mondo negli ultimi anni, grazie alla saga letteraria a cui è legato, L’amica geniale. Questi libri, pubblicati dall’editore “Edizioni e/o” dal 2006, hanno presto conquistato non solo il pubblico italiano, ma quello mondiale, tant’è che la serie televisiva tratta da questi romanzi ha visto tra i produttori un colosso internazionale come HBO. Ma chi si cela dunque dietro questa famosa autrice, che nel 2016 è stata inserita dal “Time” tra le cento personalità più influenti? Ad oggi, ancora non si sa. La ricerca dell’identità della Ferrante è diventata quasi ossessiva, e ha coinvolto non solo lettori curiosi, ma anche giornalisti ed importanti testate italiane, che sempre nel 2016 hanno addirittura condotto un’inchiesta sulla sua identità. Pubblicata da “Il Sole 24 Ore” in contemporanea con un quotidiano tedesco, una testata investigativa francese ed un sito americano, e firmata da Claudio Gatti, indicava la traduttrice Anita Raja come il vero nome dietro l’autrice best-selling, dopo averne analizzato il matrimonio, gli immobili e addirittura i compensi ricevuti dalla “Edizioni e/o”. Eppure, Elena Ferrante non ha mai voluto smentire o confermare queste voci invadenti, in quanto ritiene i suoi romanzi “un atto di superbia”, in quanto ha raccontato le storie di suoi conoscenti senza il loro permesso o il loro punto di vista. 

4) Pablo Neruda

Pablo Neruda è forse uno dei poeti moderni più conosciuti. I suoi passionali versi d’amore e di disperazione gli hanno fatto guadagnare un premio Nobel nel 1971, e l’ammirazione dei contemporanei e dei posteri. Ma il vero nome di quest’autore non è quello che tutti conoscono, bensì uno molto più lungo e complicato: Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto. La motivazione dietro la scelta di questo nom de plum è legata alla disapprovazione del padre per la sua carriera letteraria. Infatti, egli si è sempre opposto alla sua passione per l’arte letteraria, tanto che anche a soli sedici anni Ricardo pubblicava i propri componimenti sotto un altro nome, per timore che il padre li scoprisse e li disapprovasse. La scelta del ben più noto Pablo Neruda è però avvolta dal mistero: c’è chi la attribuisce al poeta ceco Jan Neruda, chi ad un violinista citato in un romanzo di Artur Conan Doyle. Quale dei due personaggi avesse più affascinato quel ragazzino cileno all’epoca non è attestato, ma, visto il suo amore per la poesia, l’opinione comune è che sia proprio un omaggio al poeta ceco. Ormai affezionato a questa sua nuova identità, nel 1946 abbandonò legalmente il nome di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, per diventare ufficialmente il Pablo Neruda che tutti conoscono. 

5) Louisa May Alcott

Questa scrittrice è una delle firme più note dell’Ottocento fino ad oggi. La sua saga letteraria Piccole Donne, che segue le vicende delle sorelle March, ha ispirato fin dalla sua pubblicazione decine di altri progetti letterari o audiovisivi: spin-off, film e serie tv. Eppure, nella sua carriera la Alcott è ricorsa a non uno, ma ben due pseudonimi! Il primo è Flora Fairfield, e risale proprio alle sue prime pubblicazioni. A soli diciannove anni, per sostentare la propria famiglia, pubblicò delle poesie in un giornale, sfruttando un nome fasullo. Sebbene non siano mai state trovate spiegazioni per questa scelta, si può supporre che sia stato per motivi economici – questa infatti è stata la ragione per la sua seconda firma, A.M. Bernard. Sotto questo nome sono stati pubblicati dei racconti e dei romanzi totalmente diversi da quelli che hanno reso famosa la Alcott, di genere thriller e con protagonisti che fanno uso esplicito di droghe, che hanno aiutato la scrittrice a guadagnarsi da vivere. Sebbene siano stati scritti a metà dell’Ottocento, sarà solo nel 1970 che la storica Leona Rostenberg scoprirà la vera identità dietro A.M. Bernard, e rivelerà al mondo un aspetto fino a quel momento sconosciuto di Louisa May Alcott.

6) Stephen King 

Come nel caso precedente, anche Stephen King si è nascosto per ben due volte dietro ad altre identità letterarie. La prima, quella di John Swithen, risale al 1972, ed è stata usata per pubblicare  The Fifth Quarter, un racconto breve comparso sulla rivista “Cavalier”, ma è stato poi subito accantonato. Una vita molto più lunga ce l’ha Richard Bachman, sotto il cui nome King ha pubblicato ben sette romanzi ed una raccolta di racconti, a partire dal 1977. Ci sono due motivi principali per cui King ha deciso di adottare uno pseudonimo: in primis, in quel momento gli editori si rifiutavano di pubblicare più di un libro per anno dello stesso scrittore, per non stufare i lettori, ma a quest’autore, noto anche per la sua prolifera penna, questo limite gli stava stretto. Col tempo e con la fama, ha deciso di servirsi ancora e ancora di questo nome non tanto per pubblicare di più, in quanto nessun editore glielo avrebbe negato, bensì per sfuggire proprio alla fama legata al suo nome e capire se i suoi libri avevano successo perchè suoi, o perchè erano effettivamente buoni. Trattandosi di Stephen King, nulla è stato lasciato al caso: Bachman aveva un volto, una moglie che compariva nelle dediche delle opere, un figlio morto tragicamente, e addirittura un cancro. La verità dietro questo nom de plume è stata dichiarata pubblicamente nel 1985, assieme alla sua morte. La causa? “Cancro dello pseudonimo: una rara forma di schizomania”.

7) Agatha Christie

La regina del giallo Agatha Christie, autrice di ben sessantasei romanzi polizieschi che hanno venduto più copie di qualsiasi altro libro, secondi solo alla Bibbia e ai romanzi di Shakespeare, ha nascosto per decenni un lato più sensibile, più romantico, e l’ha fatto dietro il nome di fantasia Mary Westmacott. Nel 1930, contemporaneamente alla creazione del personaggio di Miss Marple, la Christie, la Christie sentì l’esigenza di dedicarsi anche ad un altro campo della letteratura, uno che le permetteva di esprimere al meglio il suo interesse per la psicologia umana senza le costrizioni del genere che l’aveva resa celebre – il romanzo rosa. Per non inimicarsi la cerchia di lettori che si era creata decise di pubblicare sotto un altro nome, legato alla sua famiglia, i sei volumi raccontavano l’amore di giovani uomini, donne, famiglie… al contrario di quanto si possa pensare, però, non erano dei veri e propri romanzi rosa, dalla trama semplice e dal finale scontato, anzi. La stessa autrice si sente realizzata come scrittrice non grazie al suo Poiroit o la sua Miss Marple, bensì grazie ad un’opera della Westmascott, Il deserto del cuore: scritto in soli tre giorni, lo descrive come “l’unico libro che l’abbia soddisfatta completamente”. 

 

8) George Orwell

george orwell

Eric Arthur Blair è una delle menti più importanti di questo e dello scorso secolo. I suoi contributi  vanno dalla lettura alla politica, grazie a saggi e romanzi che sono sempre più attuali ogni anno che passa. Se questo nome non dice nulla, è perché tali opere sono state pubblicate sotto lo pseudonimo di George Orwell. Proprio così, il nome dietro alcuni dei romanzi più letti e studiati non è esattamente quello che si crede che sia. Le motivazioni dietro questo gesto sono diverse a seconda di chi le riporta, ma sono legate all’infanzia difficile e al rapporto molto complicato che Blair aveva con se stesso e la propria famiglia. Infatti, Blair decise di utilizzare un altro nome per la sua prima pubblicazione sia perché temeva che il suo passato, tra cui figuravano momenti passati a vagabondare, potesse ricoprire di vergogna la sua famiglia, sia perché era sicuro che sarebbe stato un insuccesso, e avrebbe così ricoperto di vergogna se stesso. Pur dopo aver raggiunto la fama, Blair non cambiò mai legalmente il suo nome in Orwell, perché altrimenti avrebbe dovuto adottare un secondo pseudonimo per evitare il possibile insuccesso e la conseguente umiliazione. 

Una curiosità: anche se Eric Arthur Blair si portò il suo vero nome fin nella tomba, sua moglie ha invece adottato da subito il cognome Orwell. 

9) Isaac Asimov

Se nel Novecento Isaac Yudovich Osimov non era noto a molti, era perché lo conoscevano come Isaac Asimov, e se Isaac Asimov non era noto ai ragazzini dell’epoca, era perché lo conoscevano come Paul French. Infatti, non molti sanno che il celebre scrittore di fantascienza si è dedicato anche alla letteratura d’infanzia. Nel 1951, i suoi editori gli chiesero se fosse interessato a creare una serie di romanzi di fantascienza per ragazzi che potesse diventare un programma televisivo. Nonostante fosse molto interessato alla parte letteraria, quella audiovisiva non lo convinceva altrettanto, in quanto non voleva che il suo nome fosse associato allo scadente prodotto finale che ne sarebbe venuto fuori – ed ecco che nacque Paul French, e la serie di libri David Starr. Eppure, dopo qualche anno i progetti televisivi furono abbandonati, e, tolta questa fastidiosa variabile, Isaac Asimov non ebbe remore nell’aggiungere questi sei romanzi per ragazzi alla sua già lunga e celebre bibliografia. Anzi, questo nuovo pubblico gli piacque così tanto che firmò, questa volta col suo vero nome affiancato da quello della moglie, un’altra saga letteraria dedicata ai più giovani, composta da ben dieci romanzi.

10) J.T. Leroy

La vicenda di questo personaggio ha infiammato le pagine di gossip dei primi anni Duemila, anche se alle generazioni più giovani è quasi sconosciuta. Nel 1999, il romanzo Sarah attirò presto molta attenzione, per via della componente autobiografica: il narratore era proprio l’autore, prima noto come Terminator e poi come J.T. Leroy, un ragazzo transessuale malato di AIDS che aveva vissuto in un mondo pieno di droga, violenza e prostituzione. Venne invitato a scrivere articoli per importanti quotidiani come il “The New York Times”, racconti per celebri riviste di settore come quella di Francis Ford Coppola, recensioni e note per le biografie di musicisti come Marylin Manson o Courtney Love – insomma, era una vera e propria celebrità hollywoodiana. Amato e richiesto ovunque, nel 2000 inizia ad apparire in pubblico, nascondendosi quasi sempre dietro un paio di occhiali, e un suo romanzo diventa addirittura un film diretto da Asia Argento, Difettoso è il cuore sopra ogni cosa. Ma qualche anno dopo, i giornalisti iniziano a dubitare della veridicità della storia raccontata in questi anni da J.T., fino a quando nel 2005 un giornalista non rivela la vera identità dell’icona LGBTQ+: la scrittrice Laura Albert, che compariva come Speedie, la donna da cui J.T. viveva. Con Hollywood alle calcagna, la Albert dovette ammettere che si era inventata tutto, e che la persona che per sei anni aveva interpretato Leroy in pubblico altri non era che la sua cognata. In questo caso, più che di pseudonimo si parla di una truffa, che è costata alla scrittrice non solo l’ira dello star system che una volta le era amico, ma anche una causa per i diritti di un film.

di Teresa Tonini

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