L’invenzione occasionale: sfida e conquista di Elena Ferrante
Non si smette mai di imparare come dimostra la scrittrice: attraverso una rubrica settimanale proposta dal Guardian sfida se stessa e supera le sue radicate abitudini di scrittura
Cosa succede se ad una scrittrice autonoma nella ricerca di contenuti e indipendente nella distribuzione delle tempistiche viene chiesto di tenere il ritmo di pubblicazione di una volta a settimana? Il libro di Elena Ferrante, L’invenzione occasionale, è una risposta a questo tipo di esperimento. L’autrice è nota nel panorama nazionale per i suo romanzi, alcuni dei quali sono stati messi in scena realizzando film, come nel caso di Amore molesto di Mario Martone (1990), e I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza (2002).
Nel 2018 è andata in onda in Italia su TIMVISION e su Rai 1 e negli Stati Uniti su HBO la prima stagione tratta da L’amica geniale, diretto da Saverio Costanzo.
In questo caso però più che di esperimento è corretto parlare di sfida: nel 2017 l’autrice decide di accettare la proposta fatta dal Guardian di tenere una rubrica settimanale per un anno. Le condizioni del giornale erano una pubblicazione ogni sette giorni e spazi limitati; quelle della Ferrante domande guida a cui rispondere per strutturare il discorso.
Il risultato di questo lavoro è stato raccolto in questo libro, provvisto dei pensieri che per 51 settimane ha condiviso con i lettori del Guardian, e che nel 2019 ha deciso di riportare in una sorta di diario di viaggio.
Il libro, finito di stampare nell’agosto 2019 presso Arti grafiche La Moderna di Roma, ha preso forma grazie a due importanti contributi. Quello del progetto grafico di Emanuele Ragnisco, co-fondatore e direttore artistico della MekkanoGrafici Associati. E poi quello di Andrea Ucini, illustratore concettuale e pianista diplomato all’Accademia Musicale di Firenze, residente in Danimarca. Tra le sue collaborazioni per diverse testate, nel 2018 c’è stata quella con il Guardian per illustrare le rubrica di Elena Ferrante.
Nell’introduzione l’autrice stessa confida l’iniziale disagio verso questa nuova condizione di scrittura: abituata a lavorare in autonomia a 360°, ha dovuto rispettare delle regole che l’hanno spinta a ridurre drasticamente le sue tempistiche rituali. E ciò che ne è emerso ha sorpreso anche lei: non c’era spazio né tempo per revisioni ossessive e riscritture, ogni racconto ha preso vita dalla ricerca nei meandri della propria esperienza, per pescare un ricordo, un momento esemplificativo da condividere.
Elena Ferrante racconta temi che toccano il quotidiano passando per se stessa. Mette per iscritto le sue posizioni, le sue riflessioni partendo simbolicamente dal racconto di una prima volta. Si susseguono pagine dense di esperienze talmente quotidiane e comuni che per un momento potremmo pensare ci appartengano: tutti abbiamo delle paure, delle insicurezze, momenti preferiti, persone che non possiamo dimenticare. L’autrice condivide i propri, dando lo spunto per una riflessione che il lettore può proseguire nell’intimità dei propri pensieri.
Non solo: L’invenzione occasionale è lo sguardo sul mondo di una donna che riflettere sull’essere tale. Proprio per questo le pagine sulla tematica lavoro e famiglia si fanno particolarmente intense. Ferrante racconta del legame con la propria madre e di quello con figlie, su quello che ha imparato e spera di insegnare. Anche la sua attività da scrittrice dà vita ad alcuni capitoli non meno intimi, con vere riflessioni sul suo modus operandi, le cause e le conseguenze. Nella scrittura non c’è solo sfogo e affermazione: parte soprattutto dalla necessità di raccontarsi e cercare di di capirsi.
La natura di questa raccolta è ben riassunta dal titolo. Si tratta di invenzioni occasionali, stralci di vissuto trasportati dal vento della memoria ordinati e composti per rispondere alle domande della redazione. Questo assetto non è casuale: se si parla di vita, si deve parlare con il linguaggio della vita, irriflessivo ed emozionale, sostanzialmente vero.
di Camilla Ardissone
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