Unipr On Air – Patrizio Bianchi: “L’educazione è fondamentale per lo sviluppo di un paese”

Nell'ottava puntata di Unipr On Air, il Ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi e il Rettore Andrei hanno discusso di educazione di qualità e duratura e di formazione.

Nell’ottava puntata di Unipr OnAir si affronta il goal 4 dell’Agenda 2030 dell’ONU e si sottolinea l’importanza di un’educazione equa e di qualità a tutti i livelli e in tutti i Paesi, compresa l’Italia.

Infatti la pandemia dovuta al COVID-19 ha messo a rischio la garanzia di un’istruzione di qualità per tutti i bambini e i ragazzi, annullando i progressi fatti in questo campo in precedenza. Infatti sebbene già da prima un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, con opportunità per tutti, accessibile e senza differenze di genere fosse un problema diffuso, ora la situazione si è aggravata ulteriormente, con un miliardo e mezzo di studenti nel mondo che sono stati vittime della chiusura delle scuole e più di cinque milioni e mezzo non hanno avuto i mezzi per la didattica distanza, aggravando ulteriormente una situazione già difficile.

Questo è un tema decisamente urgente, anche per l’Italia. Il nostro Paese infatti è già indietro rispetto alla media europea per la qualità e il livello di istruzione e non è quindi da considerarsi esente dalla crisi. Se non riusciamo a ridurre la dispersione scolastica, questo si rifletterà in problemi di altra natura, tra cui economica e politica.

Per l’importanza di questo tema, l’ONU ha deciso di inserire la garanzia di una educazione equa, di qualità e inclusiva, con opportunità di apprendimento per tutti, come quarto obiettivo della sua agenda 2030.

Il professore Patrizio Bianchi, ora Ministro dell’Istruzione, ha da sempre fatto di questi temi una priorità. Egli è stato rettore dell’Università di Ferrara dal 2004 al 2010, per poi diventare assessore della regione Emilia-Romagna occupandosi dell’istruzione, della formazione e della coesione sociale. Grazie alla sua esperienza, è stato coinvolto nelle recentissime politiche del Recovery Plan, guidando la task force commissionata dal precedente ministro, Lucia Azzolina. Il piano da lui presentato è stato poi raccolto e ampliato nella sua ultima pubblicazione, Nello specchio della scuola. Quale Sviluppo per l’Italia, edito nel 2020 da Il Mulino.

In questa puntata di Unipr OnAir, dunque, il professor Bianchi approfondisce i temi illustrati sia nel suo libro sia nel goal 4 dell’Agenda 2030 in una conversazione con il Rettore Paolo Andrei. 

Il legame tra scuola e democrazia

Nel suo libro, il ministro si sofferma sui temi della scuola, dello sviluppo e della solidarietà, e afferma come questi non siano temi secondari per il futuro del Paese, anzi: “educazione, crescita ed uguaglianza sono strettamente collegate dentro al concetto di sviluppo”. Infatti, per quest’idea è stato scelto anche per una cattedra UNESCO riguardante proprio questi concetti. Come fa presente, ci sono diverse scuole di pensiero che collegano all’educazione non il tema del lavoro, bensì i temi dello sviluppo, della democrazia e della crescita economica, come la scuola di Chicago e il modello di Harvard.

Nel primo caso, si pensa che per aumentare il tasso di crescita di un Paese ci si debba concentrare sull’aumento delle competenze, in quanto le competenze portano ad un aumento di produttività e quindi allo sviluppo. Questa tesi trova riscontro nella situazione italiana di ora, una situazione di stagnazione in cui la crescita è solo all’1% e non determina occupazione. Secondo l’altra scuola di pensiero, invece, lo sviluppo si ha con la partecipazione e l’educazione serve alle persone proprio per poter avere una partecipazione attiva alla vita collettiva.

In quest’ottica, quindi, lo sviluppo è strettamente connesso alla democrazia, e se non si permette le persone di sviluppare le capacità che permettono loro di partecipare allora non si ha lo sviluppo desiderato. 

È importante sottolineare che queste due idee non sono l’una l’alternativa all’altra, ma si combinano: se non si ha crescita, infatti, non si hanno neanche i fondi da utilizzare per lo sviluppo. E’ proprio questo incrocio che il professor Bianchi individua come una priorità sia nel piano europeo, che nel piano italiano: “Il goal 4 è fondamentale per lo sviluppo, non è accessorio bensì uno dei suoi elementi fondanti”.

 

 

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Il Rettore Andrei porta poi all’attenzione un’altra importante questione: “Io credo ci sia anche il bisogno di rafforzare il sistema complessivo di formazione ed educazione, ” invitando a tenere conto degli elementi di differenziazione nei vari livelli e gradi di educazione, specialmente nei più avanzati. Se nei primi e negli ultimi gradi la situazione risulta essere abbastanza chiara, nella parte intermedia, quella professionalizzante, spesso c’è molta confusione, ed è quindi forte il bisogno di armonizzazione e specificazione ulteriore del ruolo di diversi segmenti della formazione.

Il ministro ricorda come questa confusione sussista già dalla riforma delle università di Berlinguer, che proponeva tre livelli universitari distinti: un livello triennale, uno magistrale ed un livello di dottorato. E’ stata la riforma di quel famoso 3+2, triennale più magistrale, che è stato letto però nel modo sbagliato. Infatti, ancora oggi in Italia questa formula prevede che non si raggiunga quel livello necessario di diffusione massima di cultura superiore che un Paese deve avere con una triennale, come all’estero, bensì solo dopo la magistrale.

Inoltre, sono state aggiunte al mondo universitario tutte quelle professionalizzazioni che prima non ne facevano parte, come le professioni sanitarie, portando ad un impoverimento delle università. Infatti, in questo modo c’è una molteplicità di obiettivi che è estremamente complessa da gestire, e che infatti in altri Paesi non è affidata interamente alle università. E’ rimasto comunque un buco in quelli che erano i diplomi universitari, ovvero su quel livello professionalizzante che viene in genere ignorato e che il ministro aveva gestito lavorando sulle magistrali e sui dottorati – di ricerca e applicati – insieme ad altre università della regione. Questa proposta, offrire dei punti di riferimento solidi per le lauree professionalizzanti, è una soluzione su cui l’Italia dovrebbe lavorare.

La formazione permanente come 

Il professore Patrizio Bianchi ha sempre puntato sul tema della dignità delle persone, sull’armonia nei diversi livelli educazione e in particolare anche sul tema della formazione permanente come stimolo per un Paese che vuole garantire lo sviluppo democratico. Secondo le parole del professore, è molto difficile accettare e far propria la formazione permanente in Italia, soprattutto perché vorrebbe dire cambiare il sistema delle cose come era una volta.

Infatti, fino al secolo scorso, il secolo delle grandi economie, in ogni ambito c’era una struttura e la si scalava, mentre oggi questo non c’è più: ci sono trasformazioni continue delle organizzazioni, nuove forme di tecnologia…  dato ciò, nelle parole del ministro Bianchi, “diventa oggi straordinariamente difficile per un sistema nel suo insieme, non per la singola persona, non concepire l’investimento in educazione permanente come un elemento fondante della trasformazione dei sistemi produttivi”.

E’ oggi estremamente difficile per un sistema non concepire la formazione permanente come elemento fondamentale per lo sviluppo dei suoi sistemi produttivi. Le organizzazioni oggi devono essere pensate come perpetuamente in torsione e, per far fronte a questo, il paese si deve dotare di strutture educative che una volta finita la fase iniziale ti permettono di adattare le tue conoscenze e trasformarle, da una modalità all’altra. È naturale infatti che col tempo cambi la strumentazione e il modo di concepire un problema o una professione, ed un Paese deve saper e poter fornire strumenti adatti per far fronte a questo cambiamento. La formazione permanente, ribadisce il ministro, non è dunque un problema a cui una singola persona può rispondere, ma di sistema, e per questo c’è bisogno di un cambiamento nei sistemi educativi.

 

di Teresa Tonini

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