Sesso, escort e Covid-19: come lavorano le sex workers durante una pandemia?

La testimonianza di Luana che ha visto crescere il numero di clienti e si è dotata di una macchina per la sanificazione e Karola che invece subisce il peso degli stereotipi e della paura

sex worker

 

Secondo i dati di EscortAdvisor a marzo 2021 c’è stato un aumento del +15% di escort attive e del +23% di ricerche online dei clienti.

Mettendo a confronto su Google Trends la ricerca della parola chiave ‘escort’ con ‘parrucchieri’ e ‘ristoranti’ – due servizi sempre ricercati perché al centro di restrizioni e riaperture – emerge che il termine più cercato dei tre, tra il 1° gennaio 2021 e il 31 marzo 2021, è stato proprio ‘escort’, con una frequenza costante.

Sorpresi da questi dati, abbiamo deciso di intervistare due sex workers che lavorano a Parma per sapere come si può svolgere il mestiere più antico del mondo con tutte queste restrizioni e regole per evitare il contagio da Covid-19. Gel, mascherine e… distanziamento?

La testimonianza di Luana

Luana fa questo mestiere da qualche anno e ci risponde senza imbarazzo: “Io sono l’unica a Parma che fa incontri in sicurezza! Ma non riesco a sensibilizzare le altre ragazze”.

“Io sono una escort atipica” commenta Luana. Questo infatti non è il suo primo lavoro ed inoltre ci tiene a specificare che “non mi comporto come una comune escort. Non ho un tariffario stabilito e scelgo io cosa fare, senza costringermi a fare cose che non voglio”.

Nel periodo delle restrizioni maggiori (marzo 2020) Luana ha continuato a fare incontri, ma solo durante la prima settimana perché poi ha deciso di lasciare Parma per raggiungere la sua famiglia fuori regione. Tornata a praticare con la riapertura del 4 maggio 2020, ha notato un aumento di clienti, forse perché “hanno avuto più accortezza nella scelta della persona con cui incontrarsi. Si sono fidati più di me perché sono un po’ diversa dalle altre. Forse ispiravo più fiducia. Ma ora che stiamo tornando piano piano alla normalità, noto un’inversione di marcia”.

Luana, però, ha sempre i suoi clienti ‘fedeli’. “All’inizio del lockdown incontravo solo loro, quelli che già conoscevo”. In seguito, ha investito 500 euro nell’acquisto di un generatore ad ozono, si è sentita più tranquilla e ne ha incontrati anche altri. “Si ha paura quando non si conosce bene il nemico. Io mi tutelo attivando la mia macchina ad ozono quando il cliente entra, anche se lo conosco. Ho un’igienizzante per le mani, ma comunque preferisco che utilizzino il bagno per lavarsi”.

Sentendosi tutelata, Luana ha consigliato l’acquisto alle sue colleghe, che però hanno dimostrato poco interesse. “Ovviamente non mi sono messa a chiamare una ad una le ragazze, molte non parlano nemmeno l’italiano. Però alle poche con cui sono in contatto ho consigliato di acquistare la macchina per la sanificazione, come ho fatto io. Ma un po’ per il costo (la più piccola si aggira sui 500 euro appunto) e un po’ per la mancanza di interesse, non hanno ascoltato il mio consiglio”.

Oltre all’aspetto sanitario, non di poco conto, si considerano anche le altre restrizioni. Il coprifuoco alle 22, per esempio, costringerebbe queste professioniste del sesso – oggi chiamate sex workers -, ma soprattutto i clienti, a cambiare le loro abitudini. Ma è davvero così?

“Il coprifuoco l’ho rispettato perché sono rimasta in casa a lavorare, ma se qualcuno voleva venire dopo le 22 a me andava bene lo stesso. Di solito cercavo di evitare, a meno che non siano membri delle forze dell’ordine o lavoratori notturni”. Tra i suoi clienti rientrano infatti tantissime categorie di lavoratori, dall’avvocato all’operaio.

I clienti hanno molta paura di contrarre il virus. Però c’è un grandissimo controsenso: “Alcuni vogliono tenere la mascherina, ma magari vogliono fare sesso non protetto. Quindi, a quanto pare, si può dire sono più impauriti dal Covid-19 che dalle malattie sessualmente trasmissibili. Un motivo può essere dato dal fatto che spesso hanno genitori anziani, infatti alcuni di loro non li ho visti per mesi”.

Luana crede che ci sia stata una gran confusione e disinformazione generale. “Siamo tutti molto stanchi. E la salute passa anche dalla testa. Stare in compagnia può diventare una necessità”, motivo per il quale, probabilmente, siamo arrivati ai dati riportati da EscortAdvisor.

sesso e covid-19

La testimonianza di Karola

Karola è un travestito italiano che lavora su Parma da più di vent’anni. “Già a 20 anni mi sono ritrovata nel circolo della prostituzione di Parma. Inizialmente lavoravo su strada. Poi ho trovato un altro lavoro e ho iniziato a fare incontri nel mio appartamento nel tempo libero.”

“Durante la quarantena per me c’è stato un grande calo di clienti. Praticamente sono quasi ferma dall’anno scorso, anche perché a marzo 2020 ho subito un’operazione a un occhio che non mi ha permesso di continuare per mesi. Durante quel periodo ho fatto 3 tamponi, tutti negativi”.

“Ho paura di contrarre il virus, infatti ora sto molto attenta e lavoro molto meno. Io mi tutelo: quando lavoro il cliente deve indossare sia mascherina che preservativo.” E qui si ritorna al controsenso menzionato anche prima, con la testimonianza di Luana: ultimamente si riscontra un maggior timore nel contrarre il Covid-19 piuttosto che malattie sessualmente trasmissibili. Secondo Karola “è sempre stato così e sta andando sempre peggio” e la colpa è della disinformazione generale e della mancanza di educazione sessuale, anche fra i più giovani.

In più, continuano a dilagare i pregiudizi: stranieri, travestiti e trans sono visti come untori. Ciò spiegherebbe il netto calo di clienti subito da Karola, rispetto all’aumento di Luana. “Per una donna è diverso. Nella testa delle persone è più pericoloso andare con trans e travestiti”.

Anche Karola crede che lo Stato dovrebbe in qualche modo tutelare la sua categoria lavorativa, che secondo lei sarebbe dovuta rientrare nelle categorie più a rischio e da vaccinare prima. “Io avrei fatto subito il vaccino”.

Per quanto riguarda i suoi clienti, sono sempre gli stessi, ma nell’ultimo anno sono aumentate le ‘richieste strane’. Per esempio, c’è chi pagherebbe di più per avere rapporti non protetti, ma non solo. “C’è stato un periodo in cui me ne arrivavano davvero tante. Ultimamente ci sono state telefonate che mi hanno fatto tornare ai tempi della strada”, probabilmente ciò è dovuto allo stress dell’ultimo anno. “La gente con questa pandemia è proprio impazzita.

Ricordando che fare la escort in Italia è un lavoro e no, non è illegale come molti ancora credono, resta invece irrisolto come lo Stato non abbia pensato a questa categoria lavorativa, già abbondata per molti altri aspetti. Nessuna norma da seguire e ognuno si è dovuto gestire da sé come poteva. Ma i clienti, invece, non hanno mai smesso di richiedere il ‘servizio’.

di Susanna Coppola 

 

2 Commenti su Sesso, escort e Covid-19: come lavorano le sex workers durante una pandemia?

  1. Voglio diventare escort,

  2. Cerco uomo maturo

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