Anziani e nuove tecnologie: come il covid-19 ha avvicinato i senior ai servizi digitali

Svelati i risultati della nuova ricerca dell'Università degli studi di Milano Bicocca sull'uso della tecnologia tra gli over 65. Ospite d'eccezione è stata nonna Licia, l'influncer più anziana d'Italia

Lo scorso anno ha rivoluzionato, per molti aspetti, la vita di tutti e diverso è stato l’impatto dell’isolamento sociale sulle varie fasce della popolazione; a maggior ragione considerando che alcune di queste hanno subito anche un secondo tipo di isolamento, quello tecnologico.

Da maggio 2020, il Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’economia (Di.SEA.DE) dell’Università degli studi di Milano Bicocca ha promosso una ricerca per tentare di dare una risposta a precise domande: quali sono le competenze degli over 65 rispetto all’uso delle nuove tecnologie? In riferimento a ciò, quali sono stati i cambiamenti legati al Covid-19? Sono variati i comportamenti dei senior nell’acquisto e fruizione di servizi digitali?

Un gruppo multidisciplinare di studenti e ricercatori ha portato a termine un’indagine quali-quantitativa, svolta tramite un questionario online, che ha coinvolto un particolare gruppo di over 65: 328 cittadini rappresentativi per genere e classe di età (divisi in 65-74 anni e over 75), in grado di utilizzare e ricevere email, che hanno trascorso i primi mesi della pandemia – marzo/maggio 2020 – nelle regioni più colpite (Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna). I risultati dello studio “Senior, nuove tecnologie, competenze finanziarie e COVID-19” sono stati presentati nel corso di una conferenza online, tenutasi il 7 maggio, alla quale hanno partecipato anche esperti e influencer.

Gli esiti della ricerca nel Nord Italia

La sociologa Emanuela Rinaldi (Responsabile Scientifico della ricerca) e la ricercatrice statistica Mariangela Zenga hanno presentato i risultati del lavoro svolto, partendo dalle sue novità, dal punto di vista metodologico. In primis, la particolarità del campione analizzato: un gruppo che rappresenta “l’avanguardia” della popolazione senior italiana nell’ambito delle competenze digitali. Inoltre, centrale è stato il focus sui cambiamenti legati al Covid-19 nell’uso delle nuove tecnologie e sui comportamenti di fruizione dei servizi online (come quelli della pubblica amministrazione) e su quelli finanziari (consumo e utilizzo di home-banking, carta di credito, percezione di cambiamenti nel proprio benessere finanziario).

Infine, il tema degli acquisti e delle truffe online subite ha ottenuto una particolare attenzione. Ad esempio, uno su cinque ha acquistato o attivato involontariamente servizi su siti internet o al telefono (oroscopo, suonerie, ecc.), mentre uno su tre, ha ricevuto mail che chiedevano di rivelare le proprie credenziali o password.

Vignetta di Gianni Chiostri

Tra i cambiamenti post-Covid più significativi, si rileva un notevole incremento nell’utilizzo di WhatsApp, di un cellulare con accesso a internet e del pc.

Per quanto riguarda i servizi online utilizzati durante il primo lockdown, il sondaggio ha mostrato che quelli di cui si è più frequentemente usufruito sono stati: la consultazione online del conto corrente bancario (37,8%), la possibilità di predisporre bonifici (28%) e il pagamento di multe, tasse e bolli (20,1%). Viceversa, molto ridotto è risultato l’utilizzo ludico di computer, cellulari o tablet per fruire prodotti culturali (es: il 41% dichiara di non aver mai o quasi mai visto dei film tramite le nuove tecnologie).

Alla domanda ‘Cosa le piacerebbe imparare?’, invece, il 21% ha risposto ‘imparare a usare app di foto’ (scaricarle, archiviarle, modificarle). Ciò, come precisato dalle ricercatrici, indica quanto prevalga un’attenzione all’utilizzo delle nuove tecnologie come strumento di socialità e condivisione di immagini, intese come ricordi, informazioni o documenti utili. Al secondo posto si trova ‘l’utilizzo dei servizi online come l’home-banking e la pubblica amministrazione” (19%) e al terzo ‘ascolto della musica online e fruizione di video online’ (11%). Onde evitare di dare per scontato che vi sia un’esigenza di apprendimento, è importante considerare che il 12% ha dichiarato di non aver necessità di imparare altro relativo all’uso delle nuove tecnologie. Molti si rivolgono a figli e nipoti per aiuto, pochi ai call center.

Sul fronte della situazione economica, per circa il 67% essa è rimasta invariata, mentre 1 su 4 ha dichiarato che è leggermente peggiorata. È significativo, invece, notare che il 20% dei senior intervistati è intervenuto per aiutare economicamente i figli.

Da RCS Salute

Per quanto concerne il grado di competenza digitale e di alfabetizzazione finanziaria (financial literacy), è emerso che i risultati migliori siano stati raggiunti soprattutto da uomini, tra i 65 e i 75 anni, che vivono con il coniuge o con i parenti, dotati di buona salute e di un alto livello di scolarità. Inoltre, i maschi sono risultati più digitalizzati soprattutto in Lombardia.

Trattando di alcune osservazioni conclusive, è emersa l’importanza di investire in programmi gratuiti di formazione mirati ai senior per migliorare le loro competenze digitali (ad esempio con il coinvolgimento di studenti universitari), focalizzandosi sui loro bisogni reali, oltre a un necessario potenziamento dei call center e una semplificazione dei siti della pubblica amministrazione.

Tra presente e futuro: il parere degli esperti

“Leggendo questi dati, ho provato un grandissimo piacere. La ricerca ha rigettato un luogo comune: quello che gli anziani siano soltanto passivi nei confronti della tecnologia. Qui si è dimostrato che possono essere fruitori attivi.” Queste le parole del geriatra Giuseppe Bellelli, il quale ha inoltre specificato che la sua chiave di lettura risente della propria esperienza personale: essendosi sempre occupato di anziani svantaggiati (sul piano economico, sociale e somatico), è proteso a vedere le aree di possibile miglioramento. D’altro canto, indica che oggi bisognerebbe rivalutare l’accezione di anziano, data la grande variabilità di età psicologica e biologica, a seconda delle condizioni economiche e fisiche. Data la sua esperienza personale, egli ha ricordato quanto la tecnologia sia stata di grandissimo aiuto alle persone malate di Covid, tuttavia l’utilizzo è stato prevalentemente per contattare i parenti e spesso gli intermediari sono stati fondamentali.

Trattandosi di un tema molto ampio, egli riconosce che non sa quanti senior realmente desiderino imparare a utilizzare la tecnologia e, soprattutto quanto questa sia user-friendly per gli anziani. Secondo Bellelli, dovrebbe essere anche la tecnologia ad andare incontro a loro, garantendo che essi possano avvicinarsi in totale sicurezza, facendone apprendere l’uso prima che le persone diventino anziane. Infine, il medico riconosce che ci troviamo in una società in cui l’ageismo è fortemente diffuso. Diventa, quindi, importante interrogarsi su come la tecnologia possa essere d’aiuto non solo mettendosi al servizio della salute dei cittadini, ma anche sconfiggendo atteggiamenti di discriminazione inerenti all’età.

Getty Images

A raccontare delle nuove frontiere del mondo della Age Tech – ossia della tecnologia digitale elaborata per rispondere ai desideri e alle esigenze dei senior, includendoli nel processo di progettazione – ci pensa la copywriter ed esperta di marketing Roberta Testa.

I dati parlano chiaro: solo in Europa, la tecnologia per gli anziani ha un valore di base stimato di 3.7 trilioni di euro (nel 2015) e si prevede che raggiungerà i 5.7 trilioni nel 2025, considerando che la domanda di prodotti tecnologici continua a crescere, così come il pubblico di destinazione. Tre sono i fattori fondamentali dell’impennata di questo mercato: l’aumento dell’età media; la digitalizzazione crescente degli Over 65 e la capacità di spesa maggiore rispetto alle fasce d’età successive. Ed ecco che cresce la cosiddetta economia d’argento, e con essa il bisogno di cure assistenziali e di prodotti e servizi che necessitano dell’innovazione tecnologica.

Come evidenziato da Roberta Testa – a riprova delle parole del dottor Bellelli – i prodotti per anziani sono vittime di una narrativa costruita intorno alla vecchiaia, come i telefoni cellulari enormi e apparecchi acustici che promettono di rimanere invisibili. Considerando che spesso questi non verrebbero comprati spontaneamente dai senior, soprattutto per motivi estetici, perché non eliminare il divario tra ciò che gli essi desiderano e l’utilità dei prodotti a loro dedicati?

Un esempio è dato dall’italiano Amyko, all’apparenza un semplice braccialetto, disponibile in differenti colori. In realtà è un accessorio a tecnologia passiva, che colleziona informazioni sulla salute del paziente e le rende disponibili al famigliare incaricato. Ciò avviene grazie all’archiviazione iniziale di tutte le informazioni utili sull’anziano. Dopo di che, basta avvicinare lo smartphone al braccialetto e tutte le informazioni saranno visualizzate per poter essere gestite. Grazie a ulteriori funzioni, vengono identificati eventuali incidenti domestici o malori oppure si ricorda l’appuntamento per una visita medica o di somministrare un farmaco a un determinato orario.

In conclusione, Roberta Testa ricorda che in futuro saremo tutti anziani digitalizzati, ma bisognerà stare attenti a non generalizzare, prendendo spunto anche da iniziative estere come Uniper, una piattaforma personalizzata che fornisce contenuti, attività e servizi di comunicazione agli anziani che vivono a casa e Travaxy, un sito web di prenotazione di viaggi per persone con particolari esigenze di accessibilità.

Storie di pantere grigie e di una nonna influencer

Dalla pagina Facebook

Un’altra grande problematica per i senior è la solitudine ed ecco che a perseguire l’obiettivo di aggregare – e al contempo di informare e diffondere cultura – ci pensa Grey Panthers, l’unica testata online per gli over 55. A raccontare l’esperienza di questo giornale, attivo dal 2008, è la sua editrice, nonché giornalista, Vitalba Paesano. Uno degli obiettivi principali, al di là dei contenuti e degli aggiornamenti quotidiani, è sempre stato favorire il superamento del digital divide: da una parte la riluttanza ad approcciarsi al mondo della Rete e dall’altra la diffidenza dovuta a un’esperienza che non è sempre user friendly e dunque negativa.

Nel periodo del primo lockdown, a seguito della diffusione dell’hashtag #iorestoacasa, Grey Panthers ha risposto con quello #acasanoidiventiamodigitali: si può rimanere blindati tra le mura domestiche, ma mantenendo contatti e relazioni affettive, oltre a scoprire l’utilità del Web per spesa online, operazioni bancarie e rapporti con la pubblica amministrazione.

Oltre all’attività del quotidiano, nel corso del 2020 sono stati realizzati i Giovedì Skype: vere e proprie lezioni su temi digitali (dallo SPID al Fascicolo Sanitario digitale, dalle piattaforme per le videochiamate alla ricerca di siti per reperire informazioni sicure). Dall’11 marzo all’11 aprile 2020 (rispetto allo stesso periodo nel 2019) c’è stato un incremento di nuovi utenti pari all’81,96%. A oggi l’utenza continua a crescere (del 25%) e a seguire articoli, post social e la scuola digitale (ad accesso libero e gratuito): oltre 200 temi spiegati con testo o video per una formazione dei Senior “Do It Yourself.

Tra i vari corsi, l’ultimo è stato incentrato sull’home banking e la moneta digitale, grazie anche a insegnanti speciali: i ragazzi dell’Istituto Molinari di Milano che, prima hanno frequentato un corso al riguardo, e poi sono diventati tutor per i senior. Il risultato? Come sostenuto da Vittoria Paesano, l’adesione e il successo sono stati incredibili e al momento si sta svolgendo un corso di approfondimento di secondo livello.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Buongiorno Nonna Licia Fertz (@liciafertz)

Il momento della conferenza che più ha suscitato attenzione e stupore è stato il racconto della propria esperienza con i dispositivi intelligenti casalinghi da parte di un personaggio totalmente inaspettato e assolutamente straordinario: Licia Fertz, accompagnata dal nipote – il digital media specialist Emanuele Usai – ha parlato di quella che definisce la sua terza vita. Dopo la prima da figlia di esuli istriani e la seconda da madre, moglie e infermiera, oggi ne vive una da modella e influencer più anziana di Italia, con i suoi 91 anni e 117.000 followers. Nonna Licia ha intrattenuto il pubblico da casa con il suo resoconto su Ugol e Alexia (come lei chiama gli assistenti vocali Google Home e Alexa). Mentre la seconda è fonte di disapprovazione perché non comprende il dialetto, il primo capisce e le risponde sempre.

Specificando che non sta sponsorizzando in alcun modo il prodotto, dice che è come se fosse una persona di famiglia: “Gli chiedo di mettere la musica, di raccontare una barzelletta o anche le previsioni meteo e ‘Ugol’ mi consiglia, persino, di vestirmi più pesante se fa freddo. Ecco perché lo consiglio a tutti, soprattutto alle persone anziane”, ma è importante ricordare che “la solitudine è una brutta cosa, le tecnologie aiutano, ma è importante che ci sia una persona più giovane a contribuire e a proteggere dalle truffe”.

Il nipote conferma e aggiunge che l’assistente vocale le ha ridato una funzione sociale. “Chiamava la consuocera e le altre amiche per informarle del meteo. È importante che l’assistente vocale non sostituisca il contatto umano, ma che sia un ulteriore stimolo per incentivarlo. Secondo Emanuele Usai, uno dei maggiori punti critici è il fatto che oggi gli anziani non siano più i massimi detentori delle conoscenze nella società. Di conseguenza, hanno la sensazione di essere inetti e fuori posto e da qui scaturiscono antipatia, scetticismo e paura nei confronti della tecnologia. Come egli stesso ha verificato, durante un tentativo di divulgazione tecnologica agli anziani, le maggiori obiezioni sono: “Fa sempre quello che dice lui, non quello che voglio io” o “Quello mi leva la libertà” – l’utilizzo della tecnologia da parte dei caregiver (generalmente figli o nipoti) è una forma d’attenzione spesso interpretata come una di controllo. Infine, la principale è “Ti vogliono fregare!” e, a tal proposito, il nipote spiega: “Il problema delle truffe è il motivo principale per cui sul profilo social della nonna non si spinge altri anziani all’imitazione: è importante che ci sia sempre un’educazione civica digitale.”

Infine, per quanto riguarda i punti di incontro è importante che “gli anziani si sentano protetti, ma non controllati (si pensi al braccialetto sopracitato, n.d.r.) o, come nel caso di Google Home per nonna Licia, far capire che “il futuro che un tempo si poteva solo sognare, oggi è realtà e ci si può giocare: si parte con una sfida e progressivamente si insegnano nuove funzioni. E questo è attuabile perché, per non sentirsi abbandonati e soli, a volte i nonni hanno bisogno di nuovi giocattoli, più dei nipoti”.

di Federica Mastromonaco

 

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*