Giornate Fai 2021, svelati gioielli nascosti: Villa Picedi, Palazzo dell’Agricoltore e Palazzo Tarasconi – FOTO

Dopo anni di abbandono i tre edifici aprono finalmente le porte ai parmigiani che riscoprono le bellezze nascoste della città

Le giornate Fai di primavera, il 15 e 16 maggio, a Parma hanno aperto le porte a luoghi a lungo nascosti. Gioielli storici che sono stati riscoperti dopo anni di abbandono.

In particolari tre luoghi hanno fatto presto il pieno di prenotazioni: palazzo Picedi, anche noto come palazzo del Vescovo, in via Montebello, agolo ponte Dattaro; palazzo Tarasconi in via Farini; palazzo dell’Agricoltore in piazzale Barezzi.

Villa Picedi

Villa Picedi sorge in un’area storicamente significativa, al capo orientale del ponte Dattaro sul torrente Parma, racchiusa da un muro di cinta in mattoni. Come riporta la delegazione Fai Parma, essa è documentata come uno dei pochi insediamenti nell’area a sud della Cittadella nella prima metà del Settecento.

Il complesso compare nell’attuale disposizione planimetrica in una mappa catastale risalente al 1809: esso è costituito da tre edifici e presenta un giardino verso est, una piccola area incolta verso ovest e un terreno adibito a pascolo verso sud. A questa data risulta di proprietà dei conti Picedi, antichi signori di Arcola e Sarzana: la famiglia vantava esponenti di primo piano nella vita militare e religiosa, da ricordare Papiro Picedi, eletto nel 1601 a vescovo di Borgo San Donnino e nel 1606 a vescovo di Parma.

Rispetto all’impianto planimetrico attestato la villa risulta ora ampliata con due corpi laterali collegati ai prospetti verso nord e verso sud, e affiancata da due edifici rustici. Gli ampi poderi circostanti un tempo appartenenti alla villa sono oggi quasi completamente edificati. Alla sommità di una delle due cancellate si conserva ancora il rosone centrale con le lettere C.G.P. a indicare il conte Giuseppe Picedi. Proprio l’ospitalità data da quest’ultimo, nella seconda metà dell’Ottocento, al vescovo di Parma Francesco Magani rimane nella denominazione di Villa del Vescovo, con la quale la proprietà è ancora oggi conosciuta.

Palazzo dell’Agricoltore

Palazzo dell’Agricoltore, sorge nei pressi del Teatro Regio, in piazzale Barezzi, ed è un esempio di architettura modernista innestato nel centro della città: fu originariamente costruito come sede del consorzio agricolo nel 1939.

Come spiega sempre Fai Parma, nel corso degli anni ha ospitato la Banca nazionale dell’Agricoltura, il Consorzio della Bonifica Parmense, associazioni di categoria e il Provveditorato agli studi.

L’edificio si sviluppa su sette livelli per una superficie lorda complessiva di circa novemila mq metri. La geometria del piano è abbastanza regolare, anche se non simmetrica, e ha un cortile interno su cui si affacciano alcuni balconi e ampie finestre. Le aperture si trovano sul lato nord su Piazzale Barezzi e sul lato sud su Piazza San Bartolomeo. Tra le sue caratteristiche uniche spiccano una splendida terrazza panoramica con vista sulla città, un soffitto in vetro a doppia altezza, tutti i piani sono ancora decorati con tessere di mosaico originali, le porte in legno sono fregiate con il design originale. Al piano seminterrato è presente un grande rifugio antiaereo della seconda guerra mondiale.

Nel 1860 all’interno dell’edificio fu inaugurata la prima sede della Cassa di Risparmio di Parma.

Grazie ad un impegnativo ed accurato progetto di restauro, il palazzo, salvato dal degrado, diventerà un hotel con una formula innovativa, rigenerativo, che vanterà, per primo in Italia, la certificazione B Corp, un importante riconoscimento riservato alle sole aziende che manifestano una particolare sensibilità sociale e ambientale unita alla trasparenza dei risultati rivolti verso gli stakeholder.

Sul tetto dell’edificio ci sono due ampie terrazze da cui si scorge un panorama molto suggestivo, da un lato si guarda verso la Chiesa della Steccata, con in sfondo il Duomo e pittoreschi tetti del centro cittadino; dall’altro lato lo scorcio arriva fino al quartiere Oltretorrente.

Palazzo Tarasconi

Palazzo Tarasconi è un edificio dalle forme rinascimentali, costruito verso la fine del XVI sec. per volere dei fratelli Scipione e Alessandro Tarasconi, su probabile progetto di Giovanni Francesco Testa, inglobando parte degli edifici trecenteschi preesistenti, dalla conformazione articolata.

In seguito alla morte dell’architetto, gli subentrò quasi sicuramente Giovanni Battista Magnani, che intervenne nell’importante ampliamento, successivo al 1604. Già intorno alla metà del XVII sec. intervenne un nuovo architetto, che realizzò la caratteristica scala elicoidale a chiocciola nell’angolo sud-ovest del cortile centrale. Nel 1857 l’ultimo conte Luigi Tarasconi, privo di discendenti diretti, nominò suo erede universale il marchese Luigi Lupo Meli Lupi di Soragna, che l’anno seguente aggiunse al proprio il cognome Tarasconi, unendo gli stemmi gentilizi delle due casate.

Nel 2014 il complesso è stato comprato dall’attuale proprietario, l’imprenditore Corrado Galloni,  che ha avviato un importante progetto di ristrutturazione.

Negli ultimi anni il Palazzo è stato oggetto di un importante, accurato e lungo intervento di restauro che ha messo in risalto varie tracce di affreschi cinque-seicenteschi e ha valorizzato le decorazioni a grottesche realizzate a tempera al piano terra sulla copertura a padiglione, risalenti all’inizio del XVII secolo; all’interno di cornici è rappresentata la storia di Giona. Al piano nobile si apre verso strada Farini un salone con soffitto ligneo a cassettoni tardocinquecentesco. I dipinti dei cassettoni furono probabilmente realizzati da Cesare Baglione, mentre i fregi furono presumibilmente completati in un secondo momento dai suoi aiuti, tra i quali Girolamo Curti detto “il Dentone”, Angelo Michele Colonna e Giovanni Maria Conti della Camera.

I restauratori hanno recentemente scoperto una nuova sala affrescata, probabilmente opera di Cesare Baglione nel tardo Conquecento.

Foto di Issraa Zorgui

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