C’è speranza per il voto ai fuorisede?

Alla Camera arriva un nuovo testo per l'approvazione di una legge che favorisca il voto fuorisede, eliminando dunque l'obbligo di spostamento verso la propria residenza

Nelle scorse settimane il Presidente della Commissione Affari Costituzionale, Giuseppe Brescia ha depositato una proposta di legge che prevede modifiche alle procedure di voto per le elezioni amministrative e regionali. La proposta chiede che, in occasione di queste votazioni, l’elettore attivo possa votare presso la città dove studia o lavora, senza essere costretto a far rientro nella propria residenza. Si tratta del cosiddetto voto ai fuorisede. 

Intanto, però, in una riunione informale del 25 maggio, tra i membri della Commissione e alcuni rappresentanti del ministero dell’interno, guidati dal sottosegretario Ivan Scalfarotto, sono già  emersi problemi tecnici nell’attuare la legge, nel caso in cui fosse approvata dal Parlamento. Il Viminale ha infatti ammesso profondi dubbi circa la fattibilità di movimentare le schede dalle città di domicilio, verso quelle  di residenza. Dubbi che sicuramente investono le prossime elezioni in autunno. Tuttavia, il sottosegretario Scalfarotto ha aperto uno spiraglio per le future elezioni politiche, europee e per i referendum. 

L’iter di approvazione del voto ai fuori sede: com’è iniziata la procedura

La proposta di legge sul diritto di voto ai fuori sede nasce dal basso: da “il Collettivo Peppe Valarioti”, un think tank giovanile apartitico che affronta tematiche socio-politico-economiche che interessano la regione Calabria. 

Attualmente, la legge sul diritto al voto in vigore afferma che si può votare solo presso la propria residenza, e prevede delle deleghe parziali: possono votare fuori dalla residenza solo determinate categorie, quali forze dell’ordine, militari e marinari. Anche chi vive all’estero può votare per corrispondenza. 

I fuorisede, che per motivi di studio, lavoro o salute si sono recati in un’altra città, non rientrano invece in queste categorie e per esercitare il proprio diritto di voto devono spostarsi presso la propria residenza. Questo comporta che, qualora fossero impossibilitati a muoversi – per motivi economici, lavorati o di altro tipo – non potrebbero esercitare il proprio diritto elettorale. 

A cause di queste problematiche, in vista delle elezioni regionali che si terranno a ottobre in Calabria e altri 1.300 comuni italiani, il Collettivo  Valarioti ha lanciato una petizione su Change.org e ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica:Estendere il suffragio ai tanti giovani lontani da questa terra significa fornire uno strumento capace non solo di rompere le dinamiche di soffocante condizionamento del voto, ma anche di imporre nel dibattito temi importanti di rinnovamento, cui la politica oggi troppo facilmente prescinde“, hanno sottolineato nel loro appello. 

Se la proposta diventasse legge, come funzionerebbe?

A quel punto, un testo di legge è stato redatto dai costituzionalisti Roberto Bin e Salvatore Curreri. Il test consta solo di due articoli e prevede che si possa esercitare il diritto di voto fuorisede nelle elezioni regionali e comunali. Per quanto riguarda le elezioni comunali, l’elettore deve recarsi presso l’Ufficio territoriale di Governo competente in cui è domiciliato. Mentre per le elezioni regionali, il fuori sede si deve recare presso la Prefettura del Comune di domicilio. Poi i risultati delle schede elettorali saranno poi trasmessi direttamente all’ufficio elettorato centrale di residenza dell’elettore.  

Ma prima di essere ammesso,  l’elettore deve certificare di essere effettivamente un fuorisede, presentando l’immatricolazione dell’Università, se si è studente, il contratto di lavoro se si è lavoratore, o un certificato medico in caso di malattia. Inoltre, l’elettore deve inoltrare una specifica comunicazione alla prefettura-ufficio territoriale entro i quattro mesi precedenti l’appuntamento elettorale. Un lasso di tempo che potrebbe essere ridotto a due mesi, come dichiarato dal deputato Brescia

Dunque, dalla proposta di legge resteranno al momento escluse le elezioni politiche.

Altre possibili proposte di legge per il voto ai fuori sede

A marzo 2019 il deputato Brescia aveva presentato un’interrogazione parlamentare, nella quale emergeva che dal 2004 al 2018 erano stati spesi quasi 60 milioni dallo Stato tra biglietti dei treni, aerei o altri mezzi di trasporto per consentire il ritorno a casa dei domiciliati.

Un primo tentativo di far passare la legge sul  voto ai fuori sede era già partito da Dalila Nesci, deputata del M5S, con le cosiddette “Elezioni Pulite”. Fra le altre cose, la proposta di legge introduceva la possibilità per i fuorisede di votare nel comune di domicilio, per i referendum abrogativi, costituzionali ed europei. La proposta era stata approvato dalla Camera, ma tutt’ora resta ferma in Senato. 

Successivamente, nel 2019 la deputata Pd Marianna Madia aveva presentato una proposta di legge simile, che prevedeva due meccanismi diversi. Il primo, in caso di referendum, presuppone il ricorso al voto via telematico tramite Spid. Il secondo, in caso di elezioni europee, nazionali o locali presuppone il voto per corrispondenza (usato già da chi vive all’estero). 

Tutte queste proposte sono state abbinate dal relatore Giuseppe Brescia, individuando i punti in comune ed eliminando qualsiasi elemento che possa impedire l’approvazione della legge.

Ecco come votano i fuorisede nei paesi europei

L’Italia è l’eccezione che fa la regola perché in altri paesi europei il voto ai fuori sede è permesso e non solo:

In Francia, si può delegare un qualsiasi cittadino a votare per il delegante. La delega è ammessa per motivi di lavoro, di salute o se si è in vacanza.
In Belgio, votare non è un diritto, ma un obbligo pena il reato chi non lo esercita. In caso di malattia, motivi di studio o di lavoro, o perché detenuti o per un soggiorno, è ammessa la delega.
In Spagna, possono votare per posta coloro i quali non possono recarsi al seggio o coloro che saranno assenti il giorno delle elezioni.
In Germania, è ammesso il voto sia per corrispondenza sia il voto in un altro seggio, se si hanno motivi importanti che impediscano l’essere presenti al seggio, per trasferimento o se non si è ancora registrati nel nuovo comune di residenza, se non si può raggiungere il seggio elettorale per motivi personali o professionali.
In Danimarca, ogni elettore che non può essere presente il giorno delle elezioni può votare in anticipo presso il proprio comune (fino a tre settimane prima)
Nei Paesi Bassi, è previsto il voto per delega e il voto in un seggio diverso da quello di appartenenza. La delega è prevista per chiunque lo desideri.

 

di Giulia Mastrocicco

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